A San Michele di Ganzaria (Caltagirone), c’è un centro di accoglienza per migranti minorenni non accompagnati. In tutto sono 25. Ieri sera, intorno alle 17, a pochi passi dal centro, quattro ragazzi egiziani, due di 17 e due di 16, sono stati aggrediti e selvaggiamente picchiati. Si sono avvicinate due auto, da una delle due sono scese tre persone armate di mazze da baseball, spranghe e persino una pistola, che solo successivamente si è appreso fosse un giocattolo. È iniziato il pestaggio, i criminali si sono accaniti in particolar modo su uno dei ragazzi, lo hanno colpito ripetutamente alla testa con le mazze e con il calcio della pistola. Uno dei ragazzi aggrediti è riusciti con il telefonino a filmare gli aggressori. Si tratterebbe di 5 italiani del luogo. Tre di loro, Antonino Spitale di 18 anni, Giacomo Severo di 32 e Davide Severo di 23 anni, sono finiti in manette accusati di tentato omicidio in concorso, lesioni personali e porto illegale di armi improprie. Ancora latitanti gli occupanti dell’altra auro che fungevano da “palo”. Non si conoscono ancora i veri motivi dell’agguato, per ora non si esclude nessuna pista, compresa quella del razzismo. Quello che si sa è che i ragazzi avevano avuto già un diverbio con i cinque all’interno del mercato rionale, ancora non si sa bene il perché. Comunque sia, ci sarebbe l’aggravante per futili motivi. Il procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera ha dichiarato :” Non escludiamo che possa essersi trattato di un episodio di razzismo anche se ci crediamo poco. Sappiamo per certo che i tre egiziani si recavano sempre a San Cono un paesino di poche migliaia di anime. Cosa sia avvenuto con precisione non lo sappiamo, Siamo a conoscenza che i tre del luogo avevano litigato precedentemente, qualche giorno prima, con i tre immigrati, ma non conosciamo le ragioni. Andremo comunque sino in fondo per capire il movente che ha scatenato questa aggressione”. Intanto M.M il ragazzino egiziano che ha avuti la peggio, è stato operato per ridurre un ematoma alla testa ed è in prognosi riservata all’ospedale Garibaldi Nesima di Catania. Gli altri se la sono cavata con una degenza di cinque giorni.
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