L’intervento del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sui Cpr in Albania ha evidenziato come i Centri per migranti siano già pronti e utili alla velocizzazione delle procedure di riconoscimento di chi arriva in Italia. Aggiunge poi che “è miope essere contrari a questo progetto”, come se nulla potesse andare storto, come se l’Italia non sapesse già l’incubo di lager, di prigioni a cielo aperto, dove tutto può accadere pur rimanendo in silenzio. Piantedosi ha definito i Cpr una risorsa fondamentale per accelerare le procedure di riconoscimento della protezione internazionale e per garantire il rimpatrio di chi non ha diritto a restare.
La recente sentenza della Cassazione ha confermato la legittimità di questa iniziativa, rafforzando le basi per una possibile riattivazione del progetto già all’inizio del prossimo anno. “Questi centri, quando saranno pienamente operativi, potranno produrre effetti positivi a lungo termine, soprattutto per coloro che non hanno prospettive di integrazione,” ha affermato Piantedosi in un’intervista al Corriere della Sera.
Una visione europea: norme in evoluzione e cooperazione internazionale
Il progetto si inserisce in un contesto europeo in evoluzione. L’atteggiamento sicuro del Ministro Piantedosi sui Cpr in Albania è dettato anche dalle prospettive che il Governo ha dell’Europa, e in particolare delle nuove regole europee, che entreranno in vigore nel 2026. Si pensa infatti che queste siano in linea con l’idea di utilizzare strutture di trattenimento per gestire meglio i flussi migratori.
“Sono convinto che il nostro approccio possa anticipare una strategia comune europea,” ha dichiarato Piantedosi, ricordando l’importanza dell’accordo con l’Albania e di altre strutture in Italia, come quelle di Modica e Porto Empedocle. Anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha ribadito l’impegno dell’UE nel procedere rapidamente verso una nuova direttiva sui rimpatri e la revisione del concetto di “Paese sicuro”.
Costi sotto controllo e critiche respinte
Uno dei punti più dibattuti riguarda i costi dell’operazione. Lo stanziamento di 650 milioni di euro in cinque anni è stato definito dal ministro come una “previsione di legge” che rappresenta il massimo costo possibile, non necessariamente quello effettivo.
Non manca poi di fare polemica, riferendosi probabilmente alle opposizioni che si trovano alla sua sinistra nell’arco parlamentare. Piantedosi, difendendo la sostenibilità finanziaria del progetto, ha infatti aggiunto che “è singolare” quanto le critiche sull’uso dei soldi per i Cpr venga da tutti quei Partiti e ambienti che spesso hanno censurato la poca affidabilità e “inadeguatezza” degli stanziamenti monetari.
Il contesto politico e le prospettive per il 2025
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato un vertice a Palazzo Chigi per definire i prossimi passi del progetto. Alla riunione partecipano, oltre al ministro Piantedosi, esponenti di primo piano del governo come il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto. Uno dei temi centrali sarà il recente calo degli arrivi via mare, passati da 153.000 nel 2023 a 65.000 nel 2024, e le misure per rafforzare la collaborazione con Paesi terzi, come l’Albania, per la gestione dei flussi migratori.
Sentenze e politiche: il ruolo della giustizia
La sentenza della Cassazione del 19 dicembre ha ribadito il diritto del governo di stabilire una lista di Paesi sicuri e di definire regimi differenziati per le domande di asilo. Questo pronunciamento, interpretato dal centrodestra come un sostegno alla propria linea, apre la strada alla riattivazione dei centri in Albania. Tuttavia, permangono alcune incertezze legate alla giustizia europea: la Corte di Giustizia dell’UE si pronuncerà a marzo sui ricorsi relativi alle prime mancate convalide dei trattenimenti.
Piantedosi: “Un progetto che guarda al futuro”
L’intervista a Piantedosi sui Cpr in Albania si è conclusa con una decisiva e finale difesa del progetto per i migranti e con un’immancabile critica alle opposizioni definite “miopi” e “pregiudiziali”. La promessa è quella di abbassare i costi dei progetti per migranti, offrendo delle soluzioni che si possano dire “concrete e sostenibili”.
Infine, il Ministro ha inoltre escluso qualsiasi coinvolgimento nella candidatura alle regionali in Campania, confermando la sua concentrazione sull’attuale incarico.
Il progetto dei centri per migranti in Albania rappresenta un approccio innovativo e controverso alla gestione dei flussi migratori, con implicazioni politiche, economiche e sociali sia per l’Italia sia per l’Europa. Tra le sfide ancora da affrontare vi sono l’adattamento alle norme europee, la gestione dei costi e il superamento delle opposizioni interne. Il governo sembra determinato a portare avanti questa strategia, convinto che possa rappresentare un modello per il futuro, mentre c’è chi ancora si interroga dove siano finiti i concetti e le parole che riguardano i basici diritti umani.