La notizia arriva dalla University at Buffalo ed è di grande interesse visto quanto va di moda la popolare tecnica meditativa in questione: è stato pubblicato su Psychological Science (forthcoming) uno studio che sostiene che la mindfulness può rendere egoisti.
Non mi dilungo su cosa sia la mindfulness è già spiegato esaurientemente in un articolo pubblicato su queste pagine anni fa, basti dire che la parola vuol dire consapevolezza ed è quel tipo di meditazione che propone come cura allo stress e all’infelicità concentrarsi sul momento presente.
Quanto verificato dal team del professore associato Michael Poulin, primo autore della ricerca, è che la mindfulness in taluni individui in alcune circostanze può avere un effetto non positivo sulla socialità, in poche parole può rendere egoisti.
Lo studio però fornisce anche soluzioni per beneficiare di questa tecnica meditativa evitandone i rischi.
Innanzitutto chiariamo che vuol dire “certi individui e certe situazioni”, il rischio lo corrono persone predisposte psicologicamente, cioè quel tipo di persone che tendono a percepirsi come indipendenti dagli altri. Chi usa dire sempre io e raramente noi.
Certe situazioni perché in linea di massima la maggior parte delle persone non appartiene esclusivamente a uno dei due gruppi, cioè la persona media vive momenti e situazioni in cui si percepisce più interdipendente con gli altri ed altri in cui si percepisce come più indipendente.
Non vi sarà sfuggito che se esiste un vizio di fondo è aver portato nel contesto occidentale un tipo di meditazione nata in Oriente in ambito buddhista, è ben noto come culturalmente gli orientali siano molto più portati a pensare in termini di comunità che a percepirsi come individui isolati.
La ricerca svolta su 366 partecipanti ha mostrato come la mindfulness portasse le persone “sociali” ad esserlo ancora di più e messe davanti a un modo concreto per dimostrarlo (fare una donazione) la pratica meditativa li portasse ad essere più generosa, viceversa gli “indipendenti” a seguito della pratica diventavano ancora meno propensi ad aiutare, nel loro caso la mindfulness rende egoisti. Il punto non è smantellare la validità della tecnica meditativa, ma avvertire che non può essere intrapresa con un approccio “plug and play” per evitarne (in certi soggetti) il lato negativo andrebbe accompagnata da un set di istruzioni che porti a riflettere su come si sia parte di una comunità e al centro di una rete di relazioni.
Roberto Todini