Gli agenti patogeni mortali, come quelli responsabili dell’influenza aviaria, della peste e dell’Ebola, rappresentano una minaccia concreta per la salute pubblica e devono diventare una priorità nella ricerca scientifica. È quanto emerge da un recente rapporto dell’Agenzia per la Sicurezza Sanitaria del Regno Unito (UKHSA), che ha individuato 24 famiglie di virus e batteri che potrebbero rappresentare un rischio biologico per il Paese.
Il documento mette in luce l’assenza di vaccini, test diagnostici e trattamenti efficaci per molte di queste malattie, oltre ai cambiamenti che il riscaldamento globale potrebbe causare nella loro diffusione. La dott.ssa Isabel Oliver, responsabile scientifica dell’UKHSA, ha sottolineato come un’epidemia di grandi dimensioni in altre parti del mondo potrebbe avere ripercussioni globali, non solo sanitarie, ma anche economiche e sociali.
La minaccia degli agenti patogeni mortali
L’elenco stilato dall’UKHSA comprende virus appartenenti a famiglie pericolose, come i Filoviridae, responsabili delle febbri emorragiche da Marburg ed Ebola, e i Flaviviridae, che includono il virus dengue e Zika, entrambi trasmessi dalle zanzare. Tra i batteri segnalati vi sono invece quelli della famiglia Yersinia pestis, responsabili della peste, e il Bacillus anthracis, che provoca l’antrace.
Anche patogeni più noti, come i Coronaviridae, tra cui il virus responsabile del Covid-19, e gli Orthomyxoviridae, legati all’influenza aviaria, sono stati inseriti nell’elenco. L’attenzione si concentra non solo sulla loro capacità di scatenare pandemie, ma anche sulle lacune scientifiche attuali: molte di queste malattie non dispongono di strumenti diagnostici rapidi, cure efficaci o vaccini adeguati.
Un rischio aggravato dai cambiamenti climatici
Uno degli aspetti più critici riguarda il ruolo del clima nella diffusione delle malattie infettive. Il riscaldamento globale sta modificando la distribuzione geografica di insetti vettori, come zanzare e zecche, aumentando il rischio di infezioni in aree dove prima non erano presenti. Questo fenomeno potrebbe portare alla comparsa di malattie finora sconosciute, complicando ulteriormente la risposta sanitaria.
L’UKHSA ha evidenziato che la crescente resistenza agli antibiotici rappresenta un ulteriore problema. Alcuni batteri stanno sviluppando una capacità sempre maggiore di resistere ai farmaci attualmente disponibili, rendendo le infezioni più difficili da trattare e aumentando il rischio di epidemie fuori controllo.
Un investimento nella prevenzione
Il rapporto dell’UKHSA non si limita a segnalare i patogeni più pericolosi, ma punta anche a orientare la ricerca scientifica. L’obiettivo è garantire che le risorse vengano impiegate in modo strategico, concentrandosi sulle minacce più urgenti e sulle aree in cui esistono ancora lacune nella conoscenza.
Alcune delle malattie menzionate nel documento, come il norovirus (appartenente alla famiglia Caliciviridae), causano già un elevato numero di casi ogni anno, ma non dispongono di trattamenti specifici o vaccini efficaci. Rafforzare la ricerca su questi agenti patogeni potrebbe ridurre il peso che queste malattie hanno sulla popolazione e sul sistema sanitario.
Una lezione dalla pandemia di Covid-19
Un aspetto centrale del rapporto riguarda l’importanza di una preparazione più ampia nei confronti delle minacce sanitarie. Prima del 2020, molte delle strategie di prevenzione erano focalizzate esclusivamente sull’eventualità di una pandemia influenzale. Questo approccio ha ritardato la risposta al Covid-19, che appartiene a una famiglia virale diversa.
Per evitare che un errore simile si ripeta, l’UKHSA raccomanda di considerare un’ampia gamma di minacce, compresa la possibilità di un nuovo virus simile al morbillo. Secondo il professor Mark Woolhouse, epidemiologo dell’Università di Edimburgo, un virus di questo tipo potrebbe essere ancora più difficile da contenere rispetto al Covid-19. A causa del suo elevato indice di contagiosità, nemmeno le misure più restrittive sarebbero sufficienti per fermarne la diffusione.
La lezione più importante che emerge dal rapporto è che il mondo non può permettersi di concentrarsi su una sola minaccia alla volta. Gli esperti sottolineano la necessità di mantenere una visione globale, investendo nella ricerca su più fronti contemporaneamente.
L’identificazione delle 24 famiglie di patogeni più pericolosi rappresenta un passo avanti nella preparazione contro future emergenze sanitarie. Se il Covid-19 ha insegnato qualcosa, è che una risposta tempestiva e basata sulla scienza può fare la differenza tra un’epidemia contenuta e una catastrofe globale.
Con il costante mutare delle condizioni ambientali e l’emergere di nuove resistenze ai farmaci, il rischio che nuovi agenti patogeni mortali si diffondano è più concreto che mai. Per questo, la comunità scientifica e i governi devono collaborare affinché la ricerca e l’innovazione possano prevenire la prossima grande crisi sanitaria, piuttosto che limitarsi a reagire quando ormai è troppo tardi.
Elena Caccioppoli