Un’icona dell’arte italiana della seconda metà del ‘900 e un baluardo di quella sperimentazione stilistica, volta alla destrutturazione della regola: in altre parole Mimmo Rotella.
Forse non tutti conoscono bene il linguaggio e la produzione di questo grande artista calabrese, ma negli anni il senso di quel concetto di arte, come veicolo per una nuova forma di rivoluzione dell’immaginario, è riuscito a varcare i confini più elitari e classisti, per arrivare a noi, ancora fresco di quel vento rivoluzionario, che negli anni ’60 globalizzò (semanticamente) l’emisfero occidentale.
Proprio in quest’anno, nel quale il maestro avrebbe computo 100 anni, il suo linguaggio sembra più attuale che mai.
Il Decòllage è la tecnica con la quale Mimmo Rotella, dai vicoli di Catanzaro (sua città natale) arrivò a imporsi nel mondo, come uno degli sperimentatori dell’arte del 900. Un procedimento opposto al tradizionale collage, con il quale il maestro riuscì a operare un’azione sistematica di decostruzione dell’oggetto quotidiano. L’idea non era necessariamente quella di elevare l’oggetto a opera d’arte, ma di dargli un nuovo potere comunicativo.
Si intuisce, nel percorso di Rotella, una concezione post-dadaista e una certa consonanza con la Pop-Art e il mondo di Andy Warhol, e questo rivela come un qualsiasi oggetto possa diventare arte e, al tempo stesso, un modello comunicativo.
Sono i manifesti pubblicitari, il materiale preferito da Rotella: oggetti-feticcio sui quale viene operata un’azione continua, ripetitiva e lacerante di distruzione e ricomposizione.
Da questa destrutturazione nasce un nuovo oggetto: un’opera d’arte che non vuole essere ammirata, ma vuole lanciare un messaggio nuovo, che veicola un riflessione nuova sulla società dei consumi e, su come la stessa possa operare una rivoluzione dei ruoli tra significante e significato.
Pubblicità, slogan, sacchi di tela; tutto diventa oggetto per nuove avventure: quelle che portarono il genio di Mimmo Rotella a esportare il decòllage a Parigi, New York, Roma e Milano, per poi tornare nella sua terra natia, dove dal 2005, la casa natale è diventata “Casa della Memoria”. Qui è possibile ammirare alcune delle sue opere, un percorso fotografico e una biblioteca tematica sulla sua vita.
Un legame indissolubile che non si è mai rescisso, tant’è che da ottobre a gennaio una mostra tematica vuole festeggiare e ricordare il primo centenario della nascita di un grande maestro e innovatore del millennio trascorso.
Fausto Bisantis