E’ terminato l’esilio di Mimmo Lucano. Su richiesta dei suoi legali, il tribunale ha revocato l’ordinanza del Riesame che dal 16 ottobre dello scorso anno consentiva all’ex sindaco di Riace di poter sostare in tutta Italia, tranne che a casa sua.
Il Tribunale di Locri aveva disposto il divieto di dimora a Riace nell’ambito dell’inchiesta Xenia sui presuinti illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti. Il divieto di dimora era stato disposto come misura alternativa agli arresti domiciliari cui Lucano era sottoposto dallo mese di ottobre dello scorso anno. L’11 giugno scorso, davanti al Tribunale di Locri, è cominciato il processo in cui Mimmo Lucano è imputato, insieme ad altre 26 persone, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed abuso d’ufficio.
Dalle prime parole di Mimmo Lucano emerge una commozione comprensibile. “Ancora mi devono materialmente notificare il provvedimento e fin quando non lo vedo, non ci credo” dice. Un pizzico di scaramanzia che non guasta mai, dopo le tante iniziative a suo favore e le tante delusioni.
Mimmo Lucano ha trascorso gli ultimi mesi di esilio a Caulonia, cittadina a pochi chilometri da Riace. Ed è da qui che attenderà il passaggio tecnico che rende esecutiva la decisione del tribunale, la procedura di notifica. Ma il pensiero ha già preso il via, direzione Riace. “Non so cosa farò per prima cosa, probabilmente andrò da mio padre. Voglio rivedere Riace, voglio rivedere casa mia”.
Far riabbracciare Mimmo Lucano col padre è stato un obiettivo del comitato “11 giugno” che, lanciando una petizione, ha raccolto più di 90mila firme. Con quell’appello, si chiedeva un “gesto umanitario” del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per permetterlo di far ritorno a casa. Fortunatamente il padre di Lucano è stato dimesso pochi giorni fa dall’Ospedale di Catanzaro, dove era stato ricoverato dopo un peggioramento delle sue condizioni.
Ancora una volta sei riuscito a regalarci una lezione di umanità.