Frances Arnold, biochimica americana, è la prima donna che conquista il nobel per la tecnologia
Queste notizie ancora ci stupiscono perché siamo nel 2016, nel mondo delle pari opportunità, ma ai fatti, non è proprio così. È per questo che il nobel per il Millenium Technology Prize di quest’anno fa scalpore non solo per l’innovazione geniale, ma anche per chi lo ha vinto: una donna.
Frances Arnold, classe ’56, biochimica e bioingegnere statunitense del Califormia Institute of Technology (Caltech), è la vincitrice per Millennium Technology Prize 2016, ed è colei che:
«gioca a dadi con l’evoluzione, riproducendone i processi casuali per mutare il Dna e generare proteine sempre nuove, non esistenti in natura, che possono tornare utili nello sviluppo di farmaci, così come nella produzione di biocarburanti e nella chimica verde.»
(www.ansa.it)
Dall’inizio della sua carriera ha svolto un ruolo pionieristico in settori che avevano una presenza prettamente maschile. È stata, ad esempio, la prima donna a diventare membro di tutte e tre le accademie scientifiche statunitensi.
Ed ora è la prima donna che ha vinto questo nobel, con la sua tecnica dell’evoluzione diretta, ovvero una riproduzione dell’evoluzione naturale che è finalizzata alla creazione di nuove proteine di migliore qualità.
«Il metodo di France Arnold […] induce mutazioni casuali nel Dna proprio come accade in natura. I geni così modificati producono proteine con proprietà nuove: i ricercatori possono quindi selezionare quelle utili e ripetere il processo fino al raggiungimento del livello di prestazione richiesto dal settore di applicazione.»
(www.ansa.it)
Il premio in questione consiste nel riconoscimento da un milione di euro, assegnato ogni due anni dall’ente indipendente finlandese Tecnology Academy Finland (Taf), che premia le innovazioni tecnologiche che si sono distinte tra tutte come rivoluzionarie e utili al miglioramento della vita dell’individuo.
Tra i vincitori ricordiamo: Tim Berners-Lee, il padre del World Wide Web, poi Shji Nakumura l’inventore dei Led blu e Shinya Yamanaka, il pioniere delle cellule staminali.
Vediamo ora nel dettaglio l’innovazione sviluppata dalla donna che ha sbaragliato la concorrenza maschile.
Vengono riprodotti in laboratorio i processi casuali dell’evoluzione per mutare il DNA, generando proteine sempre nuove, non esistenti in natura, utili nello sviluppo di farmaci.
Questa tecnologia è già stata applicata nei settori della chimica verde e nelle energie rinnovabili.
La Arnold spiega che:
«Tutto ciò che di più bello, complesso e funzionale esiste sul nostro pianeta, è frutto dell’evoluzione e ora anche noi possiamo servirci dell’evoluzione per creare cose che nessun uomo sarebbe in grado di progettare. L’evoluzione è il metodo tecnico progettuale più efficace del mondo, e noi dovremmo servircene per individuare soluzioni biologiche ai problemi esistenti.»
(www.ilmessagero.it)
Le proteine modificate permettono di sostituire i processi produttivi costosi, questo è uno degli aspetti fondamentali della scoperta della Arnold che già nel 2012 era stata nominata da Barack Obama come una tra gli scienziati e gli innovatori più importanti degli Stati Uniti.
Inoltre, aspetto di fondamentale importanza, grazie all’evoluzione diretta si possono introdurre delle soluzioni di sviluppo sostenibile e tecnologie pulite in settori industriali che non saranno così più costretti a utilizzare materie prime non rinnovabili.
Frances Arnold vincendo questo premio, vince inoltre l’ingresso delle donne in questa lista di vincitori che contava nomi di soli uomini.
La speranza che la Arnold ripone in questo premio è anche che:
«un giorno le donne più giovani riescano a immaginarsi nella mia stessa posizione. Spero che l’assegnazione di questo premio sia un forte segnale del fatto che le donne possono farcela, possono ottenere ottimi risultati, offrire il proprio contributo al mondo e ricevere un riconoscimento per il proprio lavoro.»
(www.economyup)
Queste sono le innovazioni tecnologiche che amo, è il caso il cui la scienza e la tecnologia vengono applicate per attenuare l’impatto negativo dell’uomo sull’ambiente, sul nostro ambiente.
Vanessa Romani