Miliziani CODECO. In Congo, il gruppo armato sceglie di parlare con gli ex signori della guerra.
E’ l’alba del 19 settembre e a Wadda nella provincia dell’Ituri, nord’est del Congo, i miliziani CODECO (“Coalition des Démocrates Congolais“) attendono con impazienza l’arrivo della delegazione del Presidente della Repubblica Democratica del Congo. Il corpo inviato dal presidente Felix Tshisekedi è composto da decine di ex signori della guerra. Floribert Ndjabu, ex ribelle e ora a capo della delegazione, è venuto a negoziare la smobilitazione dei miliziani CODECO. Al suo fianco c’è Germain Katanga condannato per crimini di guerra dalla Corte penale internazionale. I due delegati, macchiati loro stessi di crimini in quelle terre, spingono per una tregua tra il corpo militare CODECO e le truppe della RD Congo.
Il colloquio degli ex signori della guerra con i miliziani CODECO
Un pugno di ragazzi armati di fucili e coltelli sta di guardia di fronte alla delegazione del Presidente. Un miliziano ,al centro del gruppo, indossa un’uniforme militare e ascolta faccia a faccia le parole dell’ex signore della guerra Ndjabu. Il suo obbiettivo è quello di collaborare con il corpo della CODECO e inserirli nel programma di sicurezza del presidente Tshishekedi.
I miliziani della Coalition des Démocrates Congolais, CODECO
La regione dell’Ituri, all’alba delle prime organizzazioni militari, è stato il teatro degli scontri tra varie etnie. Ma a pagare il prezzo di questi massacri spesso sono donne e uomini innocenti. I miliziani CODECO, fanno parte di una setta militare fondata nel 1978 per difendere i diritti dei Lendu. La maggior parte degli scontri spesso coinvolgono altri gruppi etnici come gli Hema e gli Hendu composti prevalentemente da agricoltori e commercianti. Solo nel giugno scorso , nel villaggio di Moussa, più di 20 persone tra cui donne e bambini sono rimaste coinvolte negli scontri delle forze armate.
Il giorno successivo
Il giorno dopo, il 20 settembre, il dibattito si accende. Il nuovo leader CODECO Ngadjole Ngabu, afferma che le proteste contro il presidente Tshishekedi non cesseranno fin quando non sarà concessa la piena autonomia ai vari gruppi armati. Il timore è che i numeri delle vittime saranno destinati a salire tra guerre, devastazioni ed epidemie.
Solo dal 1999 al 2003, resoconti dettagliati hanno stimato circa 6 milioni di vittime e migliaia di sfollati. L’attivista congolese, John Mpaliza che da anni in Italia lotta per dar voce alle violenze subite dal suo popolo, chiede all’Europa l’istituzione di un tribunale speciale per i crimini di guerra. Al tramonto, dal villaggio Musumbuko il convoglio della delegazione del Presidente è costretto a partire, in lontananza si sentono degli spari. E’ l’ennesimo segnale che il futuro non cambierà in questa terra macchiata dal sangue.
Valerio Caccavale