A 36 anni lascia uno dei campioni più amati del calcio recente. Il principe Milito è stato uno dei principali artefici della perfetta stagione 2009-2010 dell’Inter, quella del triplete.
Agli addii di bomber come Luca Toni (vedi: Luca Toni, il numero uno dei bomber) e Totò Di Natale (vedi: Antonio Di Natale, il feeling con il gol è un talento) si aggiunge quello di uno dei più importanti e vincenti attaccanti della storia recente dell’Inter: Diego Milito.
La carriera del principe non è fatta di grandi record o successi particolari, ma ruota tutta attorno alla straordinaria stagione 2009-2010, quella dello storico triplete della squadra guidata da José Mourinho. In un solo anno Milito ha conquistato quello che la maggior parte dei giocatori non riesce ad ottenere in tutto l’arco della propria carriera: vincere una Coppa Italia, uno scudetto e una Champions Leauge, tutto da protagonista assoluto.
Diego Milito è stato in grado di lasciare un segno in tutte le squadre in cui ha giocato. Non solo i tifosi dell’Inter, ma anche quelli del Genoa, del Real Saragozza e, soprattutto, del Racing Avellaneda ricordano e salutano questo campione con grande affetto. Nonostante sia stato quasi sempre lontano dal calcio che conta, il principe è stato un giocatore straordinario, capace di adattarsi a qualsiasi stile di gioco e risultando una continua spina nel fianco per le difese avversarie.
Tecnicamente molto abile, forte di testa e con entrambi i piedi, Milito è riuscito a superare per ben 5 volte in carriera quota 20 gol in campionato.
Ha fatto una sola breve capatina nel calcio che conta, ma memorabile. 30 gol in una stagione possono sembrare cosa comune, soprattutto quando si guarda ai fuoriclasse del campionato spagnolo (Messi, Ronaldo, Suarez), ma mai i gol di un singolo attaccante sono stati così decisivi come in quella stagione 2009-2010.
Milito segnò il gol decisivo nella finale di Coppa Italia contro la Roma, segnò il gol scudetto a Siena e, soprattutto, segnò la doppietta che stese in finale il Bayern Monaco, consegnando all’Inter una storica Champions League.
Diego può sembrare un giocatore senza particolari ambizioni: si è sempre accontentato di società piccole e campionati minori (metà della sua carriera è passata tra la Primera Division argentina e la Serie B italiana), ma ha deciso di fare il grande passo nel momento più adatto. È stato l’attaccante giusto nel momento giusto, vincendo tutto ciò che poteva vincere e venendo immancabilmente riconosciuto come uno dei migliori centravanti di quegli anni.
Dopo quella magica stagione in nerazzurro seguirono gli infortuni. Diego Milito fece solo un’ultima grande stagione (24 gol in campionato) per poi accontentarsi ancora una volta delle briciole. Il ritorno in Argentina, solo 17 gol in 3 stagioni e, per finire, una partita d’addio davanti a migliaia di tifosi esultanti. Finisce così la carriera del principe Milito.
Ma, seppure lontano dalle coste italiane, oltreoceano, nella sua Argentina, l’addio di Diego Milito scuote milioni di tifosi anche qui da noi. Tifosi interisti, genoani o semplici amanti del bel calcio che salutano uno dei campioni che più di tutti li ha saputi emozionare.