Il 21 agosto 2024 tutti i dirigenti scolastici del Piemonte hanno ricevuto una circolare inviata dal Comando Militare dell’Esercito Piemonte in cui l’esercito annuncia che organizza per gli studenti degli istituti scolastici di primo e secondo grado del Piemonte, conferenze di Orientamento e di Informazione e visite scolastiche presso i reparti della Forza Armata.
Alcuni docenti dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole hanno scritto una lettera.
La lettera è a disposizione dei docenti che possono condividerla e metterla a verbale nei Collegi Docenti.
Secondo i docenti dell’Osservatorio le pratiche e i linguaggi militari non sono compatibili con le finalità pedagogiche delle scuole.
L’educazione alla pace è una finalità pedagogica della scuola.
Nella lettera i docenti scrivono
La scuola è per natura luogo di incontro e dialogo fra culture, nonché di promozione del pluralismo delle idee, della conoscenza e dello sviluppo del pensiero critico, necessari per la formazione di cittadini e cittadine consapevoli, luogo da cui allontanare ogni deriva nazionalista con i modelli di forza e di violenza e l’irrazionale paura di un “nemico” interno ed esterno ai confini nazionali che ne sono il necessario corredo.
I rapporti sempre più stretti tra forze dell’ordine e scuole
L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole è nato nel 2023 dal desiderio di rispondere alle esigenze di molti studenti, sconvolti e preoccupati dal conflitto tra Russia e Ucraina.
Da parecchi anni l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole raccoglie denunce, che spesso rimangono anonime. Sono le proteste di professori e genitori costernati perché i loro figli, a partire dalle elementari, vengono mandati a visitare comandi militari o sedi Nato come quella di Ghedi a Brescia.
Le iniziative delle forze dell’ordine che li mettono in contatto con gli studenti sono sempre più numerose e avvallate dai dirigenti scolastici.
Come l’invito in Toscana per celebrare la pubblicazione del calendario dell’esercito, la polizia che va nelle scuole a parlare di cyberbullismo, violenza sulle donne e così via.
Negli istituti di secondo grado l’orientamento alla carriera militare è ormai una prassi.
C’è la volontà di arruolare: non è una teoria cospirazionista di docenti pacifisti, ma una decisione messa nero su bianco dal Ministro della difesa.
Il Ministro Crosetto, appena insediato, ha creato il Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa: grandi finanziamenti e intellettuali rinomati per divulgare una cultura secondo cui sviluppo militare e sviluppo economico vanno di pari passo.
Questo è il motivo per cui il Governo procede verso una rapida e progressiva militarizzazione delle scuole e della cultura. L’economia di guerra è in fortissima espansione, ma serve sempre il beneplacito dell’opinione pubblica. Tanto vale convincerci fin da bambini.
Cultura nazionalista ed export di armi
Anche i principi guida del Ministero dell’istruzione stanno cambiando.
Nelle nuove linee guida per l’educazione civica non viene mai nominata la pace, mentre si parla del
Nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria.
Si celebrano valori come l’obbedienza anziché lo sviluppo del pensiero critico.
Gli intrecci tra cultura bellicista e scuole si rintraccia anche nelle proteste dei giovani universitari che, a seguito dell’esasperarsi del genocidio a Gaza, hanno chiesto a 13 rettori di università italiane di dimettersi dal comitato tecnico scientifico della fondazione Med-Or, fondazione creata da Leonardo Spa, la maggiore esportatrice d’armi italiana. Grazie alle proteste il rettore di Bari e della Federico II di Napoli si sono dimessi da Med-or. Grazie alle proteste degli studenti è diventato celebre ed è stato boicottato un bando del ministero dell’università per finanziare ricerche congiunte tra Italia e Israele in settori a potenziale uso militare.
Negli ultimi dieci anni le aziende italiane hanno venduto armamenti ad Israele per 120 milioni di euro.
Anche il nuovo Ministro Alessandro Giuli ha lavorato per Med-or, come analista e consulente. Le sue dichiarazioni precedenti alla nomina, come il suo libro Gramsci è vivo, si soffermano sul desiderio e la speranza di creare una nuova cultura di destra. A quale scopo? Per dare voce a quali diritti, quali sogni? Perché la cultura unisce, non divide.
Nella lettera scritta dai docenti dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole si legge
La scuola è per natura luogo di incontro e dialogo fra culture, nonché di promozione del pluralismo delle idee, della conoscenza e dello sviluppo del pensiero critico, necessari per la formazione di cittadini e cittadine consapevoli, luogo da cui allontanare ogni deriva nazionalista con i modelli di forza e di violenza e l’irrazionale paura di un “nemico” interno ed esterno ai confini nazionali che ne sono il necessario corredo.
“Smilitarizzare” la scuola vuol dire farne il luogo ideale per la costruzione di una società di pace e di diritti per tutte/i.
La militarizzazione delle scuole è un processo in atto, in espansione e contrario ai valori espressi nella nostra Costituzione. Eppure può essere un’occasione per occuparci della scuola.
Per creare un dialogo sul valore dell’educazione e sulla necessità che tutti siano parte attiva di un processo di cambiamento per una scuola del XXI secolo. Una scuola che faccia tesoro e metta in pratica gli sviluppi della pedagogia, delle neuroscienze, dei sociologi e psicologi. Che metta il benessere dell’individuo, la relazione, la reciprocità, l’educazione alla pace e il pensiero critico al centro.
Una scuola nuova, diversa, come prima non c’era.