È a seguito di una circolare del Prefetto che il Comune di Milano ha dichiarato lo stop alle registrazioni dei figli di coppie omosessuali nati all’estero.
Il Prefetto, dopo aver interpellato il Ministero dell’Interno, ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, che norma la procreazione assistita e vieta la maternità surrogata.
Nel 2022, nel giorno del Pride, il sindaco di Milano, Beppe Sala, annunciò che il Comune aveva riattivato il riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali nati in un paese estero.
Qualche anno fa, Milano, insieme ad altri comuni, aveva smesso di riconoscere i figli dei genitori omosessuali. questo perché la Corte di Cassazione aveva ritenuto che non fosse possibile la trascrizione sul certificato di nascita italiano dello status genitoriale ad uno dei due papà di un bambino nato all’estero. La Corte stessa aveva poi dato indicazione ai Prefetti di non accettare questo tipo di trascrizioni.
Per qualche mese, dunque, tutto a posto. Ma ora, il sindaco ha dovuto recepire la circolare, applicarla e sospendere le trascrizioni. Nonostante ciò, si è dimostrato in netto disaccordo con la decisione imposta.
Ha dichiarato di essere pronto a farne una propria battaglia davanti al governo. Come prima cosa ha incontrato le cosiddette famiglie arcobaleno. E ha anche dimostrato loro l’interesse di continuare a lottare per i loro diritti.
La presidente di “Famiglie arcobaleno”, Alessia Crocini, ha dichiarato che «il sindaco di Milano ha dovuto cedere al pressing del governo Meloni e alla fine la decisione è arrivata dolorosa e ingiusta. Il sindaco Sala ci ha comunicato che bloccherà le trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei bambini con due papà e la formazione di atti di nascita italiani con due mamme. Siamo consapevoli di quanto questo governo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali in Italia. Ma i bambini e le bambine con due mamme e due papà esistono già in Italia, i ministri Piantedosi e la premier Meloni se ne facciano una ragione».
A favore di Sala si è pronunciato anche il deputato dem Alessandro Zan. La circolare del Viminale non farebbe altro che seguire il sentiero tracciato dal governo Meloni. Lo stop alla registrazione di figli di coppie omosessuali confermerebbe l’ostilità del governo verso i diritti della comunità Lgbtqia+. Tutto ciò, nonostante le richieste provenienti anche dall’Europa.
Il sindaco stesso ha affermato che «serve una legge come avviene in altri Paesi. Dovrebbe essere il legislatore a consentire con legge come avviene in altri Paesi anche europei. Ad esempio in Spagna e Danimarca, la registrazione del figlio di coppia dello stesso sesso a prescindere dal più oneroso procedimento dell’adozione in casi particolari».
Il governo Meloni, però, ha mantenuto la linea dura. Inizialmente, con una circolare del 19 gennaio 2023, in cui comunicava ai Prefetti di assicurare l’osservanza uniforme degli indirizzi espressi dalla Corte di Cassazione, anche da parte dei sindaci, in relazione allo stop alla registrazione di figli di coppie omosessuali.
Il 10 marzo, il Prefetto Renato Saccone ha emanato una circolare con cui precisava che non è consentita la registrazione nell’atto di nascita dei bambini e delle bambine nati da coppie omogenitoriali. Inoltre, la circolare sollecita ad interrompere la registrazione dei bambini e delle bambine nate da due madri in Italia. Anche se, in precedenza, la Corte di Cassazione aveva dato disposizioni differenti su questo tema.
Non tutti i suoi consiglieri sono stati d’accordo con le parole del sindaco, in particolare Matteo Forte, di Fratelli d’Italia. All’indomani dello scorso Pride, infatti, aveva esposto la questione al Prefetto, che aveva informato il Viminale a sua volta. Infine, ha commentato «Sala ha piegato il diritto alle sue battaglie ideologiche».
Le battaglie ideologiche però non possono rimanere astratte. Non si può considerare un diritto come una questione di ideologie. Con questa dichiarazione, Forte ammette di considerare i diritti civili come accessori. Limitare i diritti della comunità Lgbtqia+ ad una questione ideologica fa sì che qualsiasi ulteriore rivendicazione venga percepita come superflua. Ma di strada ce n’è ancora parecchia da fare per raggiungere una parità di diritti.
Ed è anche in relazione alle parole dell’allora candidata Giorgia Meloni in campagna elettorale che questa situazione pesa ancora di più. Disse «non toccheremo le unioni civili». Per ora non sono state le unioni civili, ma i diritti civili sono stati comunque messi sotto attacco. Sotto attacco da un governo che non riesce a concepire che i diritti civili prescindono dalle ideologie e che la strada è stata spianata e continuerà ad essere battuta.