Milano offre un’oasi per i migranti di tutta l’Africa o una semplice area verde un po’ atipica e sempreverde?
Quando delle semplici palme si trasformano in un invito all’invasione migratoria e all’africanizzazione dell’Italia, significa che la forza delle idee e delle convinzioni è tale da essere fuorviante.
L’idea del colosso americano Starbucks di creare una piccola oasi in Piazza Duomo si è ritrovata davanti un muro di proteste e critiche.
Dopo aver vinto il bando di sponsorizzazione, Starbucks ha voluto dare un tocco diverso all’area verde della piazza milanese. Palme, arbusti, graminacee, begonie e piante sempreverdi doneranno sfumature esotiche e coloreranno la piazza di varie tonalità di rosa (a seconda della fioritura).
Un paesaggio certamente insolito nel bel mezzo della Pianura Padana e può piacere o meno. Ma oltre al valore estetico, qualcuno ha intravisto in queste palme un vero e proprio invito alla migrazione “incontrollata”. Le proteste non si sono fatte attendere: alcuni esponenti di Lega Nord, Forza Italia e CasaPound hanno manifestato davanti al Duomo. Mentre qualcuno sorregge uno striscione che dice “No all’africanizzazione della piazza Duomo”, altri sfoggiano banane gonfiabili; qualcuno addirittura si è improvvisato fruttivendolo decidendo di vendere le banane a turisti e passanti.
Matteo Salvini, in un post su Facebook, sottolinea come questa “follia” abbia l’effetto di far sentire a casa loro i clandestini; altri lo hanno semplicemente definito uno “scempio” o un “atto di violenza“.
Quello che voleva essere un’area verde un po’ diversa, ispirata ad una Milano ottocentesca, si è trasformata in un richiamo ai migranti di tutta l’Africa. Peccato che quelle palme non abbiano mai messo radice su terre africane, ma che provengano dalla tanto amata Padania di Salvini. Infatti, le piante incriminate, sembrano provenire dal Lago di Como, luogo in cui le palme fanno parte del paesaggio da svariati anni ormai.
Visto che le proteste non hanno sortito l’effetto sperato, qualcuno si è dato alla piromania e le palme hanno preso fuoco.
Radavoiu Stefania Ema