Crollo del Muro di Berlino, fine della guerra fredda, disarmo nucleare, glasnost e perestrojka. Mikhail Gorbaciov si spegne a 91 anni a seguito di una lunga malattia. Il suo nome, acceso, rimane perfettamente incastrato tra le sillabe che raccontano i cruciali avvenimenti di fine 900
Di quei cambiamenti epocali Mikhail Gorbaciov fu riconosciuto come promotore. Motore di una innovazione che lo ha reso il primo credibile interlocutore per l’occidente.
È stato l’uomo che vedeva e credeva convintamente nel possibile passo dell’Unione Sovietica verso un modello nuovo. Una sfida che rendesse il paese una potenza al pari delle democrazie.
Dal 1985 al 1991 come ultimo segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica organizzò un piano di riforme centrato su due parole chiave: Glasnost e Perestrojka.
Trasparenza e ristrutturazione, accendere la luce per attuare delle correzioni.
Con l’obiettivo colossale e forse a tratti utopico di correggere un intero sistema, riuscì perlomeno a convincere l’opinione pubblica globale di una effettiva destrutturazione in corso. La sua volontà di smantellare i meccanismi del passato era chiara e in parte si concretizzò con i vertici per il disarmo dell’86 e dell’87, all’interno di una crisi che piegava il mondo e che avrebbe potuto eternamente spezzarlo. Riuscì a porre fine alla persecuzione e all’arresto dei dissidenti e lo stesso processo di innovazione concedette il diritto di espressione ai movimenti politici alternativi al partito unico.
Tutto nel quadro della sua repulsione esplicita per il totalitarismo staliniano:
“Il mio punto di vista è che in Unione Sovietica abbia trionfato un regime rigido, crudele, totalitario. Naturalmente ebbe un’evoluzione e dopo la morte di Stalin la sua crudeltà si attenuò leggermente, si affievolì. Ma la sostanza resta la stessa. Il totalitarismo dell’Unione Sovietica non può essere un modello per nessuno. Questo è fuori discussione. Ma – spiega nel libro ‘Riflessioni sulla rivoluzione d’Ottobre’– il trionfo di questo regime nell’Unione Sovietica degli anni Trenta non può in nessun modo essere un argomento contro l’idea stessa di socialismo”
Dissolvere antichi meccanismi senza predisporre un solido sistema alternativo, per quanto nobile fosse la causa della democratizzazione, portò però al pratico fallimento di un processo sin troppo ambizioso quanto lento e prudente. Il 1991 fu l’anno della fine dell’URSS e anche, poco dopo, delle sue dimissioni.
Se oltre i confini dell’Unione sovietica è prevalso il rispetto e l’amore, all’interno la stessa considerazione di Gorbaciov perde in positività. Il crollo dell’Urss non gli fu mai perdonato dai russi
Il suo impegno resta comunque storicamente premiato, fu infatti insignito della Medaglia Otto Hahn per la Pace nel 1989 e, nel 1990, del Nobel per la pace.
Nelle sue contraddizioni Mikhail Gorbaciov è un modello di politica. Per chi ancora ad oggi intende questa come l’ambizione a muovere, spostare, sradicare gli ordini, non a viverci comodamente dentro.
Per tutti coloro che associano la politica al cambiamento, oggi è lutto.
Giorgia Zazzeroni