Migrazioni centroamericane: dal bilancio 2021 alle labbra cucite in segno di protesta

migrazioni centroamericane

Il problema delle migrazioni centroamericane è una questione della nostra contemporaneità che a volte sparisce dall’attenzione mediatica. Nel confine tra Messico e Stati Uniti, però, ogni giorno continuano ad accadere eventi drammatici ed è importante continuare a parlarne per evitare che le violazioni dei diritti umani proseguano.

Non solo arresti, ma anche sfratti, sparizioni, addirittura stragi. La situazione delle migrazioni centroamericane risulta spesso essere tesa e purtroppo con l’amministrazione Biden le carte in tavola non sono particolarmente migliorate. Il malcontento dei migranti è ben evidente e settimana scorsa c’è stata l’ultima azione di protesta in cui uomini e donne si sono letteralmente cuciti le labbra per mostrare il loro malessere e la loro umanità.

Il bilancio delle migrazioni centroamericane nel 2021

A inizio dicembre dello scorso anno è stato ripristinato il cosiddetto “Remain in Mexico” sotto il governo di Biden. Il programma di gestione delle migrazioni centroamericane era partito già nel 2019 con Trump e sin da subito era stato oggetto di contestazioni da diverse ONG, che lo avevano ritenuto lesivo dei diritti umani. I Migrant Protection Protocols prevedono infatti che i migranti provenienti da Centro e Sud America siano trattenuti in Messico mentre la loro richiesta d’asilo viene valutata dalle corti statunitensi.

Biden: davvero una svolta?

La situazione dall’amministrazione Trump, quindi, non è cambiata. Anzi, il governo statunitense è ancora in grado di appellarsi al “Titolo 42”. Già largamente utilizzato dal precedente presidente durante la pandemia da Covid-19, è stata il grimaldello per espellere migranti dal suolo nordamericano.
Facendo ripartire il programma Remain in Mexico, le migrazioni centroamericane a fine 2021 hanno visto un totale di quasi due milioni di arresti di migranti, il numero più alto finora. A questo proposito, i repubblicani statunitensi non hanno risparmiato Biden e la vicepresidente Harris, accusandoli di aver causato una “crisi umanitaria storica”.
Questo è stato possibile anche grazie agli interventi militari messicani voluti dal presidente Andrés Manuel López Obrador, che oltre agli arresti hanno portato avanti azioni violente per disperdere per esempio le carovane degli stessi migranti.

Le richieste di asilo

Il 2021 si è chiuso con oltre 130mila richieste di asilo provenienti dal Messico, un numero record che supera di circa il doppio quelle del 2019, prima della pandemia. È ben evidente, quindi, quanto il flusso delle migrazioni centroamericane sia stato influenzato non solo dalla necessità di miglioramento delle proprie condizioni, la fuga dalle instabilità politiche e la criminalità, ma anche dall’avvento delle problematiche dovute al virus.

La migrazione come terreno per gli abusi

Il mancato cambiamento nella gestione delle migrazioni centroamericane ha fatto sì che anche gli abusi nei confronti dei migranti tanto denunciati in precedenza non siano affatto risolti. A questo si uniscono le condizioni disumane in cui i migranti spesso viaggiano e i rischi legati alla criminalità organizzata. Giusto a gennaio del 2021 sono stati trovati i corpi di 19 persone, massacrati dalla polizia di Tamaulipas; o ancora, a settembre, c’è stata la scomparsa di un gruppo di migranti nel deserto di Chihuahua, probabilmente ad opera dei cartelli locali. E poi il drammatico epilogo per 54 persone, che a dicembre hanno perso la vita in un incidente dovuto alle pessime condizioni del camion diretto al confine su cui stavano viaggiando.

Il nuovo anno

Il 2022 non si è aperto con grandi spiragli di miglioramento. A inizio febbraio le autorità messicane hanno sgomberato e distrutto il campo intorno al valico di El Chaparral a Tijuana, lasciando senza “casa” – o meglio, tenda – le 381 persone che da un anno vivevano lì. Pochi giorni fa, invece, in una sola giornata la polizia ha fermato oltre mille migranti irregolari in transito in Messico.

I robot della polizia

Un’altra iniziativa discutibile in queste vicende di migrazioni centroamericane è stata la proposta di utilizzo di cani-robot come “rinforzo meccanico” per la polizia messicana di frontiera. Il clima e il terreno accidentato tipici della zona settentrionale del Messico ha reso duro il lavoro per le unità cinofile. All’inizio dell’anno si è dunque ipotizzato l’utilizzo di questi cani robotici, chiamati Ghost Vision e costruiti dalla Ghost Robotics, come sentinelle.
Politici e organizzazioni umanitarie hanno accolto la notizia con un certo disappunto. Lasciare il compito di sorvegliare e stanare migranti clandestini a delle macchine potrebbe peggiorare una situazione già di per sé delicata e con le libertà civili sempre in bilico. La nota positiva è che questi cani non prevedono una dotazione di armi, almeno per ora.

L’ultimo atto di protesta: migranti con la bocca cucita

Settimana scorsa le vicende delle migrazioni centroamericane sono state riportate all’attenzione internazionale con l’ennesima azione di protesta. È successo a Tapachula, città messicana al confine col Guatemala, luogo di passaggio obbligatorio per i migranti: una dozzina di persone si è cucita le labbra con aghi e fili improvvisati. Le motivazioni di un gesto così estremo? La richiesta alle autorità di poter proseguire, ma ancor prima di riconoscerli come esseri umani, perché anche loro, come tutti, sanguinano.

Un atto simbolico che ha visto diversi precedenti a livello mondiale, ma anche sul suolo nostrano, come quello dei migranti a Lampedusa nel 2018. Uno sciopero della fame con un lato ancora più drammatico, fatto da persone che non si sentono tali, ma piuttosto private dei loro diritti primari.
Le immagini ci arrivano dal reportage di Reuters e lasciano attoniti. Le dichiarazioni dei migranti parlano di condizioni da prigionieri, bambini che non vedono cibo per ore, famiglie bloccate per mesi in quei posti di confine. La soluzione dunque sembra essere solo una dimostrazione di forte impatto, per cercare di scuotere animi e istituzioni.

Giulia Girardello

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