In Guatemala sono migliaia i migranti bloccati dalla polizia
Quando hanno cominciato la loro marcia verso gli Stati Uniti erano poco più di tremila. In due giorni, i migranti honduregni hanno percorso duecentocinquanta chilometri. Il governo del paese ha mobilitato un cordone di protezione per scortarli sino al confine con il Guatemala. Durante il cammino, alla carovana si sono aggiunte altre migliaia di persone fino a raggiungere quota novemila.
Le guardie di frontiera hanno provato a contenere la carovana nei pressi di El Florido, a duecento chilometri dalla capitale gualtamalteca, senza riuscirci. La marea umana ha continuato il suo viaggio per raggiungere il Messico.
Ma, al chilometro 177 – Dipartimento di Chiquimula nel paese di Vado Hondo, i circa novemila migranti sono stati sorpresi dall’assalto degli agenti di polizia e dei soldati in assetto di guerra. Questa volta, gli agenti hanno cominciato ad assalire le file più esposte facendo uso di bastoni e manganelli per poi passare ai gas lacrimogeni e alle granate. Un’azione che secondo Giullermo Diaz, direttore generale dell’Immigrazione guatemalteca, voleva essere contenitiva. Eppure, a giudicare dalle immagini, sembra assumere un ben altro significato.
La marcia e la repressione dei migranti honduregni
Le cause che hanno portato migliaia di persone, tra cui moltissime donne e bambini, a formare la più ampia carovana honduregna dal 2018 sono molteplici. Povertà e disoccupazione, oltre che violenza e corruzione. Ma anche i disastri provocati da due uragani Eta e Iota, che hanno colpito il paese a fine 2020, stremando il suo territorio e la sua economia. E, non per ultima, l’epidemia Covid-19 che ha compromesso una situazione già fragile.
Alimentati dall’apertura verso il tema da parte del neo-presidente americano Joe Biden, hanno così decido di dare vita alla prima marcia migratoria verso gli Stati Uniti da inizio anno.
A circa 56 km dagli attraversamenti di confine in Honduras ed El Salvador, nei pressi del villaggio Vado Hondo, la loro corsa alla libertà ha visto una brusca interruzione. Il blocco violento da parte degli agenti di polizia gualtamaltechi ha causato disordini e reazioni inevitabili. Una situazione che si è protratta per giorni interi, con la maggior parte dei migranti sulla statale verso il confine con il Messico. Successivamente altri piccoli gruppi hanno provato a diramarsi per tentare di superare la frontiera in altre vie.
E la reazione di Obrador, presidente del Messico non si è fatta attendere. Tremila soldati della Guardia Nazionale inviati a presidiare la frontiera sud. Il Presidente messicano ha ordinato di fatto la militarizzazione dell’intero stato meridionale dello Chiapas.
L’intento dei governi di Guatemala e Messico è quello di scoraggiare il proseguimento irregolare del flusso migratorio. Michael Kozak, sottosegretario di Stato ad interim per gli Affari dell’Emisfero occidentale, ha mostrato il suo appoggio via Twitter agli “sforzi legali di Guatemala e Messico per garantire frontiere sicure”.
Mentre alcune centinaia di persone hanno deciso di tornare volontariamente in patria. Altre non si sono fermate davanti alla repressione violenta.
L’obiettivo? Il confine tra Messico e Stati Uniti
E’ inevitabile che le parole di apertura di Biden abbiano alimentato le speranze in precedenza distrutte dalle politiche anti-migratorie di Trump. Tuttavia, anche fonti vicine all’amministrazione Biden invitano alla cautela. Cambiare le leggi in materia richiede tempo e, a causa della pandemia, mettersi in viaggio non è una buona idea.
La contrapposizione tra il desiderio disperato dei migranti honduregni di raggiungere la meta e la ferocia poliziesca giustificata a nome della sicurezza è il ritratto dilagante della gestione delle migrazioni. Mai attuale come oggi, l’impreparazione dei governi alla cura di politiche migratorie è un problema che riguarda tutti. La mancanza di disposizioni che siano al tempo stesso ricettive nei confronti di coloro che chiedono protezione ed efficaci per la sicurezza dello stato, porta ad una sola soluzione: la violenza oltraggiosa. E di questa, ormai nessuno si stupisce più.
Carola Varano