Sempre più italiani si spostano dalle città verso le aree più interne del territorio italiano

Un'analisi del fenomeno

Migranti climatici interni in Italia

Nel linguaggio comune, l’espressione “migranti climatici” evoca l’immagine di ingenti flussi di individui in fuga da un continente all’altro. Tuttavia, ci sono sempre più migranti climatici interni in Italia.

Il progetto Miclimi

Il fenomeno dei migranti climatici interni in Italia, che si spostano dalle città italiane alle zone interne a causa delle mutevoli condizioni climatiche, è sempre più in crescita. Questi movimenti sono guidati dalla ricerca di un ambiente più sostenibile e adattabile ai cambiamenti climatici

Il progetto Miclimi, finanziato dalla Fondazione Cariplo e condotto da ricercatori delle Università di Milano e Torino, si dedica all’analisi del fenomeno dei migranti climatici interni in Italia, con particolare attenzione alle aree al di fuori delle grandi città. Questa iniziativa mira a comprendere i motivi dietro i movimenti della popolazione italiana dai centri urbani verso le regioni interne, focalizzandosi sulle dinamiche climatiche in gioco. L’obiettivo principale è sviluppare strategie e soluzioni per affrontare le sfide connesse a questo fenomeno, promuovendo una gestione sostenibile del territorio e facilitando l’adattamento delle comunità ai cambiamenti climatici.

Che cosa ha trovato il progetto Miclimi in merito al fenomeno dei migranti climatici interni in Italia?

L’analisi dei movimenti demografici nelle città di Milano e Torino rivela un fenomeno emergente: il crescente numero di migranti climatici interni in Italia. Secondo uno studio condotto nell’ambito del progetto Miclimi, tra il 2% e il 3% dei residenti di queste due città decide di intraprendere un viaggio verso le aree interne e montane del Paese.

La ricerca pone in luce il fatto che il 73% di coloro che abbandonano Milano opta per stabilirsi nelle zone di pianura, mentre il 20% si sposta in collina. Per quanto riguarda Torino, le percentuali sono del 57% e del 33% rispettivamente. Pur apparendo come spostamenti apparentemente modesti, essi stanno contribuendo in modo significativo al progressivo spopolamento delle città lombarde e piemontesi, mentre le aree montane diventano rifugio per coloro che cercano di adattarsi ai cambiamenti climatici.

Il concetto di “metromontagna padana” è emerso come un elemento chiave in questo contesto, indicando il territorio interconnesso ai poli urbani di Milano e Torino tra Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna. Questo spazio, oggetto di attenzione del progetto Miclimi, diventa il palcoscenico principale delle dinamiche migratorie interne. La Fondazione Cariplo ha sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare nell’analizzare gli effetti del clima, insieme a fattori culturali, sociali ed economici, evidenziando le vulnerabilità specifiche di luoghi e persone.

Le divergenze nelle scelte di residenza tra i migranti climatici interni in Italia sottolineano ulteriormente la complessità del fenomeno. Mentre la maggioranza dei milanesi si dirige verso la pianura e la collina, i torinesi mostrano una preferenza per la pianura e la montagna. Queste differenze possono essere interpretate alla luce di fattori geografici, culturali e di integrazione infrastrutturale con le zone montane circostanti.

Il progetto Miclimi ha posto l’attenzione su come il clima agisca come una concausa fondamentale in questi spostamenti, influenzando le scelte di residenza insieme a motivazioni culturali e socioeconomiche. La ricerca indica che, mentre alcune persone cercano rifugio nelle aree interne per sfuggire ai cambiamenti climatici, altre sono attratte dalle opportunità che queste regioni offrono in termini di stile di vita e sostenibilità.

Cosa ha spinto i migranti climatici interni in Italia a spostarsi nelle montagne?

Il progetto Miclimi, oltre a raccogliere dati sulle persone migrate, ha approfondito le motivazioni che hanno spinto all’insediamento in montagna, raccogliendo le opinioni dirette dagli stessi migranti

il fenomeno dei migranti climatici interni in Italia sta emergendo in contesti montani, dove individui adulti, definiti “nuovi montanari”, hanno scelto di stabilirsi in comuni montani dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e del Piemonte modificando radicalmente il loro stile di vita. Questi individui, distribuiti tra i 30 e i 54 anni, sono principalmente laureati e occupati, spesso svolgendo professioni legate alla natura e al coinvolgimento nella gestione del territorio.

Il cambiamento climatico, nonostante non sia stato un motivo principale per trasferirsi in montagna, ha comunque influito sulla vita quotidiana di questi nuovi montanari. Alcuni sottolineano l’importanza di una vita più tranquilla e sana, lontano dalla frenesia delle città. La percezione del clima, con inverni meno rigidi del previsto e estati gradevoli, rappresenta un elemento positivo.



Inoltre, la vita in montagna sembra aver sensibilizzato questi individui ai problemi ambientali, promuovendo pratiche sostenibili come il risparmio di plastica e l’adozione di abitudini più eco-friendly. La gestione sostenibile del territorio montano è evidente anche nel lavoro di alcuni, come nel caso di chi si occupa del recupero di castagneti plurisecolari.

Tuttavia, le interviste rivelano che il cambiamento climatico presenta sfide significative per la vita quotidiana in montagna. Problemi come la mancanza d’acqua, l’aumento delle temperature e fenomeni meteorologici estremi diventano sempre più evidenti. Gli intervistati evidenziano la necessità di interventi per contrastare tali problemi, ma incontrano ostacoli burocratici e amministrativi che complicano la realizzazione di tali interventi.

Nel contesto della possibile migrazione climatica interna, gli intervistati esprimono opinioni divergenti riguardo al potenziale arrivo di nuovi abitanti nelle zone montane. Se da un lato si riconoscono i benefici economici e culturali che i nuovi arrivati potrebbero portare, dall’altro si sottolinea la carenza di infrastrutture e servizi nelle aree montane, rendendo difficile soddisfare le esigenze di una popolazione in aumento.

Conclusioni

Il fenomeno dei migranti climatici interni in Italia, evidenziato dal progetto Miclimi, offre uno sguardo approfondito sulla complessità e le sfide di fronte a un cambiamento climatico sempre più evidente. L’analisi dei movimenti demografici nelle città di Milano e Torino svela un crescente numero di residenti che cercano rifugio nelle regioni interne, alimentando il concetto di “metromontagna padana”. Questo spostamento, seppur apparentemente modesto, sta contribuendo in modo significativo allo spopolamento delle città lombarde e piemontesi.

Il progetto non solo fornisce un quadro delle dinamiche migratorie, ma si spinge oltre, esaminando le motivazioni dei migranti climatici interni in Italia. Emergono “nuovi montanari”, individui adulti che scelgono di stabilirsi nelle zone montane dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e del Piemonte. Questi “nuovi montanari” sono motivati da una ricerca di stile di vita sostenibile, tranquilla e in sintonia con la natura, spinti anche dalla consapevolezza ambientale.

Tuttavia, il progetto rileva sfide significative legate al cambiamento climatico, come la scarsità d’acqua e l’aumento delle temperature, mettendo in luce la necessità di interventi. Le opinioni divergenti sugli arrivi futuri nelle aree montane sottolineano le tensioni tra benefici culturali ed economici e le limitate infrastrutture. Il progetto Miclimi non solo illustra un fenomeno emergente, ma si pone come catalizzatore per strategie mirate e soluzioni sostenibili, dimostrando l’urgenza di affrontare il fenomeno dei migranti climatici interni in Italia con un approccio multidisciplinare e integrato.

Nicola Scaramuzzi

Exit mobile version