Migranti: Perché “preferiscono” i barconi ad un comodo viaggio aereo

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Donne e bambini nel campo di Daadab - Kenya

Migranti questi viaggiatori avventurosi

L’ignoranza a volte è come un Blob. Una massa informe, un alieno fluido mortale che fagocita tutto ciò che incontra sulla propria strada. Un virus subdolo, aeriforme e capillare. Basta lasciare aperto uno spiraglio di presunzione ed ecco che si insinua.

Puoi ritenerti informato quanto vuoi, pronto a sostenere le tue idee ma a volte basta una semplice, spiazzante domanda per mettere in luce i propri limiti.

A quel punto hai due risposte. Ti salvi, ammettendo l’ignoranza e cercando più informazioni da analizzare criticamente. Oppure soccombi presumendo di sapere e arrampicandoti sugli specchi.

Nel primo caso parlano cervello e ragione, nel secondo parti meno nobili.

“Costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere.”

Socrate

Qualche giorno fa, discutendo in maniera accesa ma democratica sul fenomeno immigrazione mi sono scoperto ignorante di fronte alla domande:

Tu come avresti risposto?

Io sapevo di non sapere. Per cui inizialmente ho tentato di arrampicarmi su luoghi comuni vari. Quando mi sono reso conto che stavo sconfinando in un’interpretazione stile John Belushi vs Carrie Fischer in The Blues Brothers, ho deciso di stare zitto e cercare informazioni.

Quindi perché milioni di esseri umani optano per un mare di sabbia prima e per il Mediterraneo poi invece di fare un volo verso Roma, Berlino etc.?

In questo articolo mi soffermerò solo sui tecnicismi ostativi che impediscono di fatto, di raggiungere l’Europa in condizioni di sicurezza.

D’altronde a chi importa delle speranze e dei sogni dei morti in mare? Sono solo invasori, tutti criminali, assassini, terroristi e stupratori. Altro che UMANI nella speranza di una vita che sia qualcosa in più di una precaria esistenza biologica.

Ai fini del nostro ragionamento è necessaria una distinzione tra migranti, rifugiati, profughi, e richiedenti asilo.



Chi sono i migranti?

I migranti (termine di uso comune quanto improprio. Ti rimando a Umberto Eco.) sono coloro che decidono di spostarsi dal luogo originario alla ricerca di condizioni migliori di qualsiasi tipo. Sono un “migrante” io, calabrese in Lombardia. Siamo migranti noi italiani in Germania o in Inghilterra. Sono migranti anche i ricchi imprenditori che si trasferiscono all’estero per motivi fiscali o personali. Il migrante irregolare è colui che non ha le carte “in regola” per rimanere nel paese ospitante.

Il rifugiato, secondo la Convenzione di Ginevra, è l’essere umano che:

“Nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato.”

Il richiedente asilo è l’essere umano che chiede di ottenere lo status di rifugiato.

Il profugo è l’essere umano che per guerra, povertà, fame, ecc. Lascia il proprio Paese, pur non avendo ottenuto ancora il diritto di chiedere la protezione internazionale.

Non proprio. Lo status può essere richiesto soltanto e fisicamente nel paese di destinazione.

Non è possibile. O meglio lo è ma questo comporterebbe aver dichiarato il falso nella prima domanda – data la mancata volontà di rientrare nel proprio paese – quindi la bocciatura della seconda.



CHI STABILISCE CHI PUO’ ARRIVARE?

“Per lottare efficacemente contro l’immigrazione clandestina è fondamentale che tutti gli Stati membri adottino un dispositivo che fissi gli obblighi per i vettori che trasportano cittadini stranieri nel territorio degli Stati membri. Ai fini di una maggiore efficacia di tale obiettivo, occorrerebbe altresì armonizzare, per quanto possibile, le sanzioni pecuniarie attualmente previste dagli Stati membri in caso di violazione degli obblighi di controllo cui sono soggetti i vettori, tenendo conto delle differenze esistenti tra gli ordinamenti giuridici e le prassi degli Stati membri.”

Direttiva 2001/51/CE

In sostanza l’Unione Europea come Ponzio Pilato, se ne lava le mani. Affidando alle compagnie aeree il compito di verificare il diritto degli esseri umani che pro-fuggono (cercano scampo). Inoltre, qualora i vettori sbagliassero in questa verifica, devono pagare il rimpatrio e una multa tra 3000 e 5000 € a persona.

A fronte di stime che parlano di circa 50 mila esseri umani morti in mare dal 2000, sarebbe forse il caso di rivedere la direttiva 2001/51/CE?

Magari europarlamentari come Salvini, invece di lucrare sul tema, potrebbero proporre modi diversi e più sicuri per tutti, nel regolamentare il fenomeno? Magari “sporcandosi le mani” sul territorio, dando documenti e identità a chi ha diritto di partire?

Daniele Fiorenza

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