Tunisia, Marocco e Mauritania, ogni anno, scaricano nel deserto migliaia di migranti clandestini per impedirne l’ingresso in Europa. Sostenuti dal denaro e dal silenzio dell’Unione Europea
Migranti abbandonati nel deserto, o in zone remote e abbandonate, in modo che non possano fare ritorno verso l’Europa. Il tutto, tramite finanziamenti e altre forme di sostegno dell’Unione Europea.
Quella stessa Unione Europea che afferma di monitorare i fondi elargiti ai Paesi nordafricani per gestire le migrazioni, e assicura che questi non contribuiscono alle violazioni dei diritti umani.
Questo è il quanto risulta da un’inchiesta pubblicata da Lighthouse Reports, Washington Post, Enass, Der Spiegel, El Pais, IrpiMedia, ARD, Inkyfada e Le Monde. I quali denunciano un sistema razzista di operazioni anti-migranti, che vede come vittime soprattutto i neri, gestito con denaro, veicoli, attrezzature, intelligence e forze di sicurezza fornite dall’UE.
Operazione anti-migranti: gli accordi tra UE e Nord Africa
Già nell’estate 2023, il caso della trentenne ivoriana Fati Dosso e sua figlia Marie, sei anni – ritrovate morte, ancora abbracciate, insieme ad altre 27 persone tra le dune sabbiose di Ras Jedir, in Tunisia– aveva scosso l’opinione pubblica riguardo il tema delle espulsioni di massa dei migranti.
Solo poche settimane prima, il 16 luglio 2023, la Commissione UE aveva firmato un Memorandum d’Intesa con la Tunisia, con l’obiettivo di fermare i flussi di migranti in partenza dal Paese nordafricano. Accordo che prevede, tra le altre cose, l’elargizione di ben 105 milioni di euro per la sola protezione delle frontiere.
Già il mese successivo, tuttavia, l’accordo era stato messo sotto accusa dall’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, perché tale accordo avrebbe potuto “dare luogo a eventuali violazioni del principio di non respingimento (imposto dalla Convenzione di Ginevra, nda) e dei diritti umani dei migranti, compresi i bambini“.
L’esternalizzazione delle frontiere e dei controlli migratori è diventata un elemento centrale della risposta dell’Ue alla gestione della migrazione. Eppure, nel partenariato con la Tunisia, non esistono linee guida chiare per garantire che il sostegno finanziario o materiale fornito dall’Ue al governo tunisino non contribuisca – direttamente o indirettamente – alle violazioni dei diritti umani e non raggiunga le entità responsabili di tali violazioni
A queste accuse, il servizio diplomatico UE aveva risposto che il problema non sussisteva, in quanto “la protezione e il rispetto dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati” sarebbe stato un elemento cruciale della strategia del partenariato.
Come dimostra, ad esempio, il governo tedesco, in stretta collaborazione con le autorità di sicurezza tunisine. Dal 2015, gli agenti della polizia federale tedesca addestrano i membri tunisini della polizia di frontiera e della Guardia nazionale, e forniscono anche attrezzature e camioncini. Il tutto, per una somma di circa 31 milioni di euro.
Abbiamo criticato aspramente e pubblicamente il trasferimento di rifugiati e migranti nella zona di confine libico-tunisina e algerino-tunisina nell’estate del 2023.
I diritti umani dei rifugiati e dei migranti devono essere rispettati, e questo è anche regolarmente oggetto dei nostri colloqui con la parte tunisina
Allo stesso modo, l’Austria, la Danimarca e i Paesi Bassi hanno finanziato un centro di formazione per gli agenti di frontiera tunisini.
La stessa Unione Europea ha recentemente fornito alla polizia marittima tunisina attrezzature come sistemi radar mobili e telecamere termiche per aiutarli a rilevare le imbarcazioni dirette nel continente.
L’Italia, invece, è l’unico Paese coinvolto nell’inchiesta ad aver declinato il confronto con i giornalisti con un “no comment“.
Migranti abbandonati nel deserto: i ruoli di Tunisia, Marocco e Mauritania
In Tunisia – così come in Marocco e Mauritania – i migranti vengono intercettati in mare o alle frontiere e arrestati. In seguito, vengono caricati su autobus e condotti in mezzo ad aride aree desertiche, senza alcuna assistenza, acqua o cibo. A rischio di rapimento, estorsione, tortura, violenza sessuale e morte.
Altri, vengono portati nelle zone di confine dove vengono venduti ai trafficanti di esseri umani e alle bande, che li torturano per ottenere un riscatto.
In alcuni casi, precisamente al confine tra Libia e Tunisia, diversi migranti sono stati “consegnati” a milizie libiche non identificate.
In altri casi, perlopiù in Marocco, le Forze Ausiliarie di sicurezza dello Stato si appostano in borghese a bordo di furgoni bianchi, lungo le strade delle città, pattugliando alla ricerca di uomini perlopiù subsahariani, con la pelle più scura. Altre volte, vanno di porta in porta rapendo le donne e i loro bambini.
Oppure, intercettano coloro che cercano di fuggire attraversando le recinzioni di Ceuta e Melilla.
Dopo di che, li caricano sui furgoni per abbandonarli a migliaia di chilometri da casa.
Secondo il governo marocchino, in realtà, tutto ciò avviene nel rispetto dei diritti umani.
La legislazione nazionale prevede il trasferimento dei migranti in altre città perché li sottrae alle reti di trafficanti e alle aree pericolose come foreste e deserti. Gli esili sono un modo per dare ai migranti maggiore protezione e rispetto per la loro dignità
Il tutto, per stessa ammissione del Marocco, con il sostegno economico della Spagna.
La stessa cosa avviene in Mauritania dove, secondo un’indagine di Amnesty International, le autorità mauritane arrestano i migranti dal 2006, e poi li abbandonano al confine con il Mali. Le forze di sicurezza spagnole collaborano con loro nel controllo dell’immigrazione da un decennio, e finanziano parte delle attività di immigrazione irregolare svolte dalla Mauritania.
In particolare, la Spagna mette a disposizione 10 milioni di euro all’anno per la cooperazione di polizia, mentre la le forze dell’ordine lavorano fianco a fianco con i colleghi mauritani. Gli agenti spagnoli forniscono informazioni che consentono alle forze di sicurezza locali di intercettare le imbarcazioni dirette verso le Canarie, o di trattenere le persone per strada, sulla spiaggia o nei rifugi dove attendono l’imbarco.
La Spagna, in merito all’inchiesta, sostiene che avvenga tutto “nel pieno rispetto della protezione dei diritti e delle libertà dei migranti“. Inoltre, sono le autorità mauritane ad essere responsabili di come utilizzano i materiali derivati dai finanziamenti.
Il governo mauritano, inoltre, riconosce le espulsioni “verso i paesi di origine dei migranti“, ma sostiene che sia legale e che rispetti “rigorosamente” le leggi e le convenzioni internazionali.
Non esistono numeri precisi, ma l’inchiesta ha documentato almeno 13 casi avvenuti nella sola Tunisia. E raccolto prove degli stessi avvenimenti in Marocco e in Mauritania.
“Se lasci un migrante due volte nel Sahara, alla terza ti chiederà di riportarlo a casa”: la gestione dei flussi secondo i funzionari UE
L’inchiesta ha raccolto le testimonianze di diversi funzionari dell’Unione Europea – incaricati attuali ed ex, fonti all’interno delle forze di polizia nazionali, e membri di organizzazioni internazionali presenti nei Paesi nord africani – i quali sono risultati totalmente consapevoli di ciò che accade ai migranti.
In particolare, ne è cosciente un consulente UE che ha lavorato a progetti finanziati dal Fondo fiduciario dell’Unione, nell’ambito del quale l’Unione Europea ha dato a Tunisia, Mauritania e Marocco più di 400 milioni di euro per la gestione della migrazione.
Quando l’Unione europea ti dà i soldi per bloccare le frontiere, devi sbarazzarti dei migranti irregolari sul tuo territorio. O, almeno, complicare loro la vita.
Se un immigrato della Guinea è in Marocco e lo porti nel Sahara due volte, la terza volta chiederà il ritorno volontario nel suo Paese
I funzionari, da una parte, hanno espresso preoccupazione per l’escalation contro i migranti attualmente in corso in Nord Africa. Ma hanno negato che i fondi vengano utilizzati per compiere violazioni dei diritti umani.
Dall’altra parte, hanno ammesso il fatto di non poter fornire pieno conto del modo in cui i finanziamenti europei vengono utilizzati dagli altri Paesi. Anche se “tutti i contratti dell’UE hanno clausole sui diritti umani che consentono di adeguare l’attuazione secondo necessità“.
Oltre a queste dichiarazioni, l’inchiesta si è potuta avvalere di documenti interni, tra cui uno dell’agenzia di frontiera dell’UE, Frontex, la quale affermava che il Marocco stava profilando razzialmente e ricollocando con la forza migranti neri. Questo, grazie a forze paramilitari ausiliari finanziate dalla stessa UE.
Altri documenti, risalenti al 2019, hanno dimostrato che i funzionari dell’UE hanno tenuto discussioni interne su alcune pratiche abusive, di cui risultano chiaramente coscienti.
Secondo esperti e accademici, tra cui Marie-Laure Basilien-Gainche, professoressa di diritto all’Università di Lione e specialista in diritti umani e migrazione, l’Unione non è solamente coinvolta. Ma è la prima responsabile di tali abusi e violazioni dei diritti umani.
Il fatto è che i Paesi europei non vogliono sporcarsi le mani. Non vogliono essere ritenuti responsabili delle violazioni dei diritti umani e esternalizzarle ad altri. Credo che, secondo il diritto internazionale, siano davvero responsabili
Migranti abbandonati nel deserto: il viaggio di François
Tra le decine di migliaia di persone che, ogni anno, vengono abbandonate in zone desertiche, ci sono Bella e Idiatou, migranti guineane intercettate mentre cercavano di raggiungere le Canarie. Abbandonate tra Mauritania e Mali, hanno viaggiato scalze nel deserto per quattro giorni, fino a raggiungere un villaggio.
Ma c’è anche lo statunitense Timothy Hucks, residente a Rabat, arrestato senza motivo e abbandonato a 200 km dalla capitale marocchina.
E c’è anche François, abbandonato per ben tre volte.
Originario del Camerun, era partito per la Tunisia nel 2023, sperando di trovare una situazione più sicura e pacifica. Ma le politiche xenofobe e razziste del Presidente Kais Saied hanno costretto François, e tutti i migranti con la pelle più scura, a una nuova fuga per motivi razziali.
E a cercare di raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo.
Dopo due tentativi falliti, François ci prova di nuovo.
Parte dalla città marittima di Sfax, capitale economica della Tunisia. Ma la barca viene intercettata dalla gendarmeria, che si occupa di migrazione per conto del ministero degli Interni. A quel punto, tutti i migranti sulla barca vengono riportati a Sfax, dove sono colpiti e frustati dagli agenti della Guardia Nazionale tunisina.
Questi ultimi, sono uno dei principali beneficiari dei progetti UE in ambito migratorio. E, grazie al Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa (EUTF), e lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale – Europa globale (NDICI-Europa globale), possiedono denaro e soldi per portare a termine le operazioni.
In seguito, iniziano le operazioni di espulsione di oltre 300 migranti. Ma solo di notte, così che tali movimenti non esistano ufficialmente.
Alcuni autobus – a bordo dei quali si trovano cinque agenti armati di pistole e lacrimogeni – vengono scortati da veicoli con il simbolo della gendarmeria tunisina fino a una caserma nell’area del governatorato di Le Kef, in un’area desertica nella parte nord-occidentale della Tunisia vicino al confine con l’Algeria.
Dopo di che, vengono tutti stipati in alcuni pick-up diretti in zone diverse. Tra cui, le cosiddette “discariche di migranti“.
Eravamo venti per pick-up, schiacciati uno contro l’altro sul retro. Forse cinque pick-up in totale. Ci hanno lasciato da qualche parte, a 30-50 km dalla caserma
Una volta scesi, gli agenti ordinano ai prigionieri di camminare verso il confine con l’Algeria.
Ci hanno detto: “Laggiù c’è l’Algeria, seguite la luce”. “Se vi vedono qui, vi sparano”. Abbiamo iniziato a camminare. A un certo punto ci siamo trovati di fronte a colpi di avvertimento da parte algerina
Ai colpi d’avvertimento delle forze di polizia algerine, i migranti scappano indietro. Ma le autorità tunisine li intercettano e li riportano nuovamente vicino all’Algeria perché oltrepassino il confine. Questa volta, però, il gruppo decide di fare ritorno verso la Tunisia.
C’erano due donne incinte nel gruppo e un bambino con un’infezione al tallone. Avevamo sete. Cominciavamo a soffrire di allucinazioni
Dopo un percorso di 40 km, camminando per ben nove giorni, un veicolo riporta François, insieme ad altre 30 persone, a Sfax, città dalla quale era partito.
Solo due mesi dopo, la Guardia Nazionale fa irruzione in casa di François, lo arresta senza motivo, e lo scarica più lontano, nel deserto di Tozeur. Anche questa volta, riesce a fare ritorno a casa.
Però, François e la sua famiglia non possono rimanere in Tunisia. La vita per loro, lì, è troppo pericolosa.
Il mio scopo rimane lo stesso, ma non voglio raggiungerlo in modo clandestino. Voglio arrivare in Europa, in America o in Canada, per garantire un futuro migliore alla mia famiglia
Prova a fuggire una quarta volta attraverso il Mediterraneo.
Ma il processo si ripete allo stesso modo e, scaricato di nuovo nel deserto, François chiede aiuto a un gruppo di persone. Questi, però, sono criminali che lucrano sul business delle migrazioni irregolari. Rapiscono i migranti per chiedere un riscatto.
Prigioniero e torturato, dopo una settimana François riesce a pagare per il suo rilascio.
Ad oggi, si trova ancora bloccato in Tunisia.
Migranti abbandonati nel deserto: come risponde l’Europa?
Nel gennaio 2024, la Commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, ha riferito al Parlamento europeo in merito alle espulsioni di migranti nel deserto.
Ho visto questi report di persone che sono state deportate nel deserto.
Alcuni di questi problemi sono stati risolti, ma non posso dire che questa pratica sia cessata. Quindi questo è, ovviamente, molto preoccupante
Al contempo, Johansson ha negato ogni responsabilità europea.
L’UE non sponsorizza le espulsioni dei migranti e non è a conoscenza di effetti negativi dei finanziamenti per quanto riguarda i diritti fondamentali
In merito all’inchiesta, la Commissione UE ha risposto affermando di essere impegnata nella questione. Ma la responsabilità delle azioni delle forze di polizia è del Paese che le controlla.
L’UE è coinvolta nel migliorare la situazione sul terreno. Ma le autorità nazionali dei Paesi partner sono responsabili delle proprie forze di polizia
Anche se, secondo il ricercatore tedesco sulla migrazione, Gerald Knaus, la Commissione è responsabile della mancanza di linee guida da fornire alle forze dell’ordine straniere.
Se non spieghiamo come immaginiamo il meccanismo che porta a un minor numero di persone a salire sui barconi, e lo lasciamo all’immaginazione di queste forze di sicurezza, ne risulteranno violazioni dei diritti umani
Il governo tunisino, da parte sua, si dichiara in linea con le leggi umanitarie internazionali.
Non ci risparmiamo per dare risposte adeguate e adeguarci alle nostre leggi nazionali e agli obblighi previsti dalle leggi umanitarie internazionali
Non è d’accordo François, che si chiede come mai lui e i suoi conterranei debbano essere trattati come “spazzatura”
L’Europa stessa non vuole fare il lavoro sporco da sola. Perché vede gli africani sub-sahariani come spazzatura? Tra 1.000 anni, tra 10.000 anni, ci sarà ancora qualcuno come me. Qualcuno che insegue i propri sogni, qualcuno lontano da casa, che va da qualche parte