Il flusso migratorio negli ultimi anni ha subito un’incremento notevole e il Mediterraneo rappresenta uno dei maggiori passaggi nella rotta che i migranti percorrono in cerca di salvezza.
Il più delle volte il nostro mare si rivela implacabile noi confronti dei suoi sfortunati navigatori: migliaia di morti giacciono ora sotto la sua superficie, oltre 23.000 sono le vittime del pericoloso viaggio. I dati segnalano che dal 1994, solo nel Canale di Sicilia, sono oltre i 13.000 i migranti deceduti, di cui 3.000 solo nell’ultimo anno (2015).
Con il passare del tempo la situazione sembra aggravarsi sempre più, i numeri di coloro che partono continuano a salire, così come gli “incidenti” in cui molti di loro rimangono coinvolti, rischiando la vita.
Solo pochi giorni fa un altro ingente intervento della Marina Militare ha condotto al salvataggio di oltre 1.700 persone che, con mezzi di fortuna, sono giunti fino al Canale siciliano.
Con l’arrivo della primavera il mare appare più clemente, tendono quindi, in questo periodo, ad aumentare considerevolmente le partenze dalle coste nord-africane. Un altro fattore determinante di questo nuovo incremento è l’accordo tra Bruxelles e Ankara secondo cui tutti i migranti diretti verso la Grecia (o già giunti sulle sue isole) devono ritornare sul territorio turco.
La situazione si fa sempre più critica per gli immigrati che tentano di arrivare in Europa o che cercano di muoversi sul continente. Molti Paesi si stanno avviando verso una chiusura quasi definitiva, tentando di costruire muri e bordare i loro confini con il filo spinato.
Il Brennero è un caso lampante della volontà di chiusura e di opposizione al transito dei migranti, l’Austria infatti vuole introdurre dal primo di giugno ferrei controlli sul confine con l’Italia.
La situazione diventa sempre più calda sul confine italo-austriaco: gli scontri tra i militanti anti-barriere e la polizia tendono ad acuirsi, sfociando in vere e proprie lotte violente.
Nel frattempo, l’Europa continua a temporeggiare sul tema immigrazione senza prendere decisioni definitive, limitandosi a futili accordi privi di alcuna risoluzione concreta per i migliaia di rifugiati.