I frammenti di plastica, ormai, sono letteralmente ovunque. Hanno raggiunto il Mar Artico e le profondità della Fossa della Marianne. Era impensabile che non fossero arrivate anche sui nostri ghiacciai.
Ad affermarlo è uno studio presentato durante la conferenza internazionale dell’European Geosciences di Vienna. I ricercatori, scienziati dell’Università degli Studi di Milano e di Milano Bicocca, hanno scoperto tracce di microplastiche sui ghiacciai alpini. Tra le possibili cause, l’inciviltà dei turisti e i materiali plastici contenuti nelle attrezzature e nell’abbigliamento da outdoor degli escursionisti. I campioni sono stati raccolti nell’estate 2018 sul Ghiacciaio dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio.
Roberto Ambrosini, docente di ecologia dell’Università di Milano e autore dello studio, riassume in poche parole i mesi di ricerca.
“Nonostante l’ampia diffusione della contaminazione da plastica in molte aree del Pianeta, non sono stati finora condotti studi nelle aree di alta montagna. Erano stati fatti solo due studi simili al nostro: uno sul terreno di una valle Svizzera, ma più in bassa quota, dove ancora si coltiva, e uno sui sedimenti sul fondo di un lago sulle montagne della Mongolia. Il Ghiacciaio del Forni è una zona dal forte impatto antropico, se si considera il flusso turistico che la contraddistingue. Nonostante questo, i risultati del campionamento ci hanno stupito: la quantità di plastica trovata, di circa 75 particelle per ogni chilogrammo di sedimento, è comparabile al grado di contaminazione osservato in sedimenti marini e costieri europei. Ci aspettavamo di trovare livelli di contaminazione inferiore”