Almeno mezzo milione di bambini sotto i cinque anni nel Madagascar meridionale sono sull’orlo della malnutrizione acuta. Questo lunedì due agenzie delle Nazioni Unite hanno riportato i dati di una carestia unica nel suo genere perché non è causata da un conflitto. La situazione del Madagascar viene attribuita al cambiamento climatico.
Il numero di bambini acutamente malnutriti è “quadruplicato” dalla precedente valutazione condotta lo scorso ottobre, hanno affermato UNICEF e WFP in una dichiarazione congiunta. Di questo mezzo milione di bambini, 110.000 risultano in condizioni gravi e la loro crescita e sviluppo subiranno “danni irreversibili“.
“Quello che sta succedendo nel sud del Madagascar è straziante”, ha detto il rappresentante del WFP Moumini Ouedraogo. “Non possiamo voltare le spalle a questi bambini la cui vita è in pericolo”.
Quattro anni consecutivi di siccità hanno spazzato via i raccolti e tagliato l’accesso della gente al cibo. Con la stagione magra alle porte (il periodo dell’anno in cui le scorte alimentari si esauriscono) ci si aspetta che la crisi peggiori drasticamente.
Più di 1,14 milioni di persone sono in condizioni di insicurezza alimentare nel sud del Madagascar e il numero di persone in condizioni “catastrofiche” (fase 5 dell’IPC) rischia di raddoppiare a 28.000 entro ottobre.
I continui aumenti dei prezzi degli alimenti di base, uniti a una diminuzione della loro disponibilità, hanno un impatto negativo sulla sicurezza alimentare. Inoltre, le restrizioni COVID-19 stanno ponendo ulteriori sfide che limitano l’accesso della gente al cibo, ai mercati e al lavoro.
“Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per frenare questo aumento catastrofico della fame, ma non possiamo farlo senza risorse finanziarie significative e senza l’adesione dei partner”, ha sottolineato Ouedraogo.
Mezzo milione di bambini malnutriti, la nuova ferita del cambiamento climatico?
Il Madagascar meridionale è l’unico posto al mondo con condizioni simili alla carestia che NON sono causate dal conflitto, ma dal cambiamento climatico. Quattro anni consecutivi di siccità hanno, infatti, spazzato via i raccolti e tagliato l’accesso al cibo. Nel distretto di Ambovombe-Androy, il più colpito, i tassi di malnutrizione acuta globale hanno toccato un allarmante 27%. La crisi è stata aggravata dalle scarse strutture sanitarie e igieniche e dalla mancanza di acqua potabile.
“Bolliamo il cuoio e il fango e li mangiamo: abbiamo troppa fame!”
“I malgasci non hanno contribuito al tragico fenomeno del cambiamento climatico” – ha affermato Lola Castro, direttrice regionale del WFP per l’Africa meridionale. – “Eppure sono loro a pagare il prezzo più alto.”
“Le famiglie vivono da mesi di frutti di cactus rossi crudi, foglie selvatiche e locuste”, ha affermato un funzionario delle Nazioni Unite.
Beasley, direttore del WFP che ha da poco visitato il Madagascar, ha dichiarato:
la situazione è “qualcosa che si vede solo nei film dell’orrore”.
L’Onu valuta che serviranno quasi 80 milioni di dollari per distribuire aiuti alimentari nella prossima stagione di carestia ad ottobre.
Una situazione da film horror, come andrà a finire?
Le sfide per lo sviluppo economico incombevano già da tempo sul Madagascar. I tassi di povertà si aggirano al 71%, l’analfabetismo è al 70% e la situazione politica è ancora incerta.
Il Madagascar deve certamente riprendersi dalle crisi che lo hanno travolto e risollevarsi per il bene della sua popolazione. La domanda, tuttavia, è se sia giusto che un povero paese del terzo mondo paghi il prezzo dell’inquinamento che ha portato ricchezza ai paesi sviluppati.
Drought after drought after drought.
Southern Madagascar is the only place in the world with famine-like conditions that are NOT driven by conflict, but the #ClimateEmergency.
pic.twitter.com/kFsEZIefXR— UN Humanitarian (@UNOCHA) July 26, 2021
Sarebbe un comportamento responsabile offrire gli aiuti necessari a salvare i bambini dalla malnutrizione e ragionare sul cambiamento climatico tenendo in considerazione i costi umani che già stiamo pagando.