Mentre il Sud America sta andando a fuoco, in Pianura padana non si respira. Ormai non si possono più ignorare le questioni ambientali e sembra essere arrivato il momento di mettere la natura al centro. O forse no? Le ultime dichiarazioni internazionali mettono in luce un vivace dibattito.
Colombia: mettere la natura al centro è la priorità
Notizia di questi giorni: la Colombia promette di mettere la natura al centro dei negoziati ambientali globali. Il Paese, infatti, ospiterà il prossimo ottobre la Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (Cop16) e rilancia con vigore l’idea che la natura sia una pietra miliare per la lotta ai cambiamenti climatici.
Secondo Susana Muhamad, Ministra dell’Ambiente della Colombia, che sarà presidente della Cop16, il cuore dell’agenda internazionale sarà proprio la natura.
“Anche se il clima sta influenzando la biodiversità, la natura è una risposta alla crisi climatica. Non è l’unica ma è un pilastro fondamentale. Penso che spesso dividiamo l’agenda ambientale internazionale in molteplici questioni, ma dobbiamo concentrarci. Per esempio, salvare l’Amazzonia è un’azione pratica e tangibile. Creare aree marine protette internazionali è un’altra azione pratica e tangibile, significativa per il clima e la biodiversità”.
Insomma, secondo Muhamad, è necessario mettere la natura al centro dell’agenda internazionale e intraprendere azioni concrete, senza limitarsi a bei discorsi e programmi irrealizzabili. Mettere la natura al centro deve essere la priorità di tutti: i cambiamenti climatici e i problemi ambientali sono sotto gli occhi di ognuno di noi, non possiamo più fare finta di niente.
Regno Unito: Natura al centro? No, grazie!
“Il governo britannico non potrà mai accettare che la natura o Madre Terra abbia dei diritti”
Così un rappresentante del governo britannico durante un dibattito preliminare dell’assemblea sull’ambiente delle Nazioni Unite a Nairobi, che prende il via oggi per concludersi il primo marzo. La Bolivia ha avanzato una bozza di risoluzione nella quale chiede di “vivere bene, in equilibrio e armonia con Madre Terra e fare azioni centrate su Madre Terra”. In poche parole: mettere la natura al centro.
Tuttavia, secondo il delegato britannico:
- La Bolivia ha presentato la bozza all’ultimo momento senza concedere abbastanza tempo a tutti gli altri Paesi partecipanti per esaminarla.
- La bozza non rispetta la diversità di opinioni su come percepire e interagire con la natura.
Dunque, il rifiuto del Regno Unito è netto:
“I diritti possono essere detenuti solo da entità giuridiche con personalità giuridiche. Non accettiamo che i diritti possano essere applicati alla natura […]. Pur riconoscendo che altri lo fanno, per il Regno Unito si tratta di un principio fondamentale dal quale non possiamo discostarci”.
Eppure, come sottolineato dalla Ministra dell’Ambiente colombiana Susana Muhamad, mettere la natura al centro dovrebbe essere prioritario. I cambiamenti climatici a cui assistiamo sempre più spesso devono essere presi in seria considerazione e la natura non è solo qualcosa da preservare ma, al contrario, è anche il primo alleato per contrastare i danni che noi stessi stiamo creando.
La natura al centro del mondo
A partire dal 2012, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato già 14 risoluzioni sul tema dei diritti della natura e sono tanti i giuristi che si occupano della questione. Secondo Cesar Rodriguez-Garavito, della Earth Rights Advocacy Clinic della New York Univrsity:
“La posizione del Regno Unito è paradossale perché riconosce diritti a entità non umane come le aziende, ma li nega agli esseri viventi non umani. Ed è contraddittoria perché, pur riconoscendo retoricamente culture diverse e visioni del mondo indigene, impone comunque la concezione occidentale dei diritti e della legge”.
Mentre per Peter Doan, docente di diritto ambientale alla Queen’s University di Belfast, la posizione britannica è priva di logica e di sostanza e riflette la posizione dei colonialisti europei che:
“hanno imposto i due pilastri del genocidio e dell’ecocidio ai popoli indigeni di tutto il mondo, usando la forza delle armi per trasformare la terra in materia morta, apprezzata solo come risorsa per l’industria e il commercio”.
Parole dure, ma condivisibili. Rimettere la natura al centro si sta rivelando essenziale: collaborazione e non sfruttamento.
E l’Italia sta mettendo la natura al centro?
Il 2024 vede l’Italia alla presidenza del G7 e, dunque, anche dell’evento del G7 sul clima, l’energia e l’ambiente. La posizione tenuta dal governo, tuttavia, resta abbastanza ambigua e fa fatica a prendere quelle decisioni concrete per mettere davvero la natura al centro.
“La sfida al cambiamento climatico è una strada molto impegnativa. Se le sfide del cambiamento climatico e della sicurezza energetica vanno affrontate insieme, è altrettanto importante che l’approccio complessivo persegua una transizione energetica giusta e inclusiva, che affronti anche la povertà energetica e gli ostacoli all’accesso all’energia per tutti”.
Un modo garbato per dire che la transizione energetica è importante e necessaria ma che non si può fare a meno di estrarre e importare gas. In ogni caso, il G7 avrà sede a Torino, tra il 28 e il 30 aprile, e i temi principali sono di primo piano:
- Accelerazione della diffusione delle rinnovabili;
- Progressivo abbandono dei combustibili fossili;
- Ricerca e sviluppo dell’idrogeno e del nucleare di ultima generazione;
- Cattura e stoccaggio del carbonio.
La speranza, ancora una volta, è che dalle parole si passi ai fatti e che quindi si metta la natura al centro una volta per tutte.