E’ già passato più di un anno dall’insediamento del Conte bis e del suo governo a traino giallorosso, che ha rimpiazzato in fretta e furia la componente leghista e il Capitano al Viminale. E’ stato un anno terribile e sconvolgente e nessun partito, forse, si sarebbe augurato di trovarsi in maggioranza in nessun Paese del mondo durante la pandemia. Quando si parla di Partito democratico, però, le dinamiche che riguardano maggioranza e minoranza vengono sovvertite: è una delle poche formazioni politicamente rilevanti che scontenta sia quando è al Governo, sia quando è all’opposizione.
Incredibilmente, dopo le elezioni del 4 marzo 2018, in cui il Partito Democratico aveva riscosso il peggior risultato della sua storia, con il 19% dei voti, oggi i dem sembrano aver recuperato credibilità e consensi agli occhi del Paese. Come hanno fatto? Bella domanda: stando assolutamente immobile, destreggiandosi tra un’opposizione assente e una maggioranza da passacarte.
Una minoranza assente
Nell’anno passato in minoranza, mentre il Paese veniva guidato dal primo governo Conte, in molti hanno scosso la testa di fronte all’assenza di identità del Pd. L’Espresso, in quel periodo, apostrofava il segretario Nicola Zingaretti come “Signor Boh”, proprio per questa sua mancanza di carisma e rinuncia alle armi, anche da opposizione e anche contro Salvini. Se essere alla minoranza, però, permetteva agli elettori di sinistra di spezzare una lancia a favore del Pd, poiché escluso dalle dinamiche governative o comunque capro espiatorio di un Salvini nella sua miglior forma, le cose a settembre del 2019 sono cambiate.
E in maggioranza?
Qui gli elettori hanno iniziato a pretendere che il Pd facesse qualcosa. E invece niente. O, meglio, il Pd ha fatto ancora una volta il gregario, il socio di minoranza, la pianta grassa. A tenere banco c’erano le proposte dei Cinque Stelle e, per il bene del Paese, il Pd non ha fatto una piega su nulla. Ridendo e scherzando, Luigi di Maio ha pure cambiato la Costituzione, qualche giorno fa. Di mezzo, intanto, c’è stata una pandemia, che ha, ancora una volta, prestato il fianco per giustificare il Pd. Che progetti si possono fare durante una pandemia? Giusto, nessuno. Al massimo, firmiamo qualche carta per i soldi che arrivano dall’Europa. Bene, bravo Conte. Zingaretti? Inesistente.
I decreti sicurezza
I decreti sicurezza di Salvini, intanto, sono ancora lì, il primo dal 24 settembre 2018 e il bis dal 14 giugno 2019. Qualcosa sembra smuoversi ora. SI parla infatti della cancellazione delle multe milionarie alle navi ong e di riforma del sistema di accoglienza, ma per ora non c’è ancora nulla di fatto.
Una vera vittoria?
Poi ci sono state le elezioni regionali, finite con un tre a tre tra Lega e Partito democratico. Ancora una volta, Zingaretti non ha vinto, ma almeno ha potuto mettere al riparo dagli attacchi la sua segreteria: se avessero perso Puglia e Toscana, infatti, il Signor Boh e il resto della sua ciurma dem avrebbero dovuto rassegnare le dimissioni dalla direzione del partito. Zingaretti ora si bea di questo risultato, insieme all’amico Dario Franceschini che dà al segretario tutto il merito di questa vittoria. “Ha puntato nella direzione giusta, sia sul referendum che sulle regionali”, commenta Franceschini.
“Minima spesa, massima resa”
L’impressione è però sempre più una: il PD aveva l’occasione di democratizzare i Cinque Stelle, invece è finita con Zingaretti grillinizzato da Di Maio. Come ha fatto? Semplice, non facendo nulla. Una strategia esemplare, secondo l’antico adagio del “minima spesa, massima resa”. Non occorre strapazzarsi più di tanto con questa mania di fare e disfare di renziana memoria. Basta stare lì, in un angolino, fingersi morti e sperare che vada invece tutto bene.
La pagliuzza nell’occhio altrui
E farebbe sorridere, se non facesse incazzare, quando uno Zingaretti si permette di dire “Ci sono partiti che si chiamano Più Europa che per l’Europa non hanno fatto niente”. Bizzarro infatti considerare che ci siano anche formazioni che si chiamano Partito Democratico e per la democrazia non abbiano fatto nulla.
E’ francamente fastidioso questo tono autoincensatorio e vittorioso del Pd che, rispetto al 2015, guadagna seggi sono in Puglia. Naufraga nelle Marche, scende in Veneto, Toscana e in Liguria. In Campania vince, ma con De Luca, che è una vittoria per la persona e non per il simbolo.
Il baratto tra identità e stabilità del Governo
Eppure, sembra che per Zingaretti, secondo alcuni, sia giunto il momento di battere cassa con i Cinque Stelle e avanzare finalmente le proprie pretese di Governo. Pare che sul piatto ci sia la questione Mes, tra le altre. Sempre che, come ha commentato Giovanni Maria Flick, giurista e già ministro durante il governo Prodi, il Pd non decida di rinunciare alla sua identità barattondola con la stabilità del governo, così come ha rinunciato alla salvaguardia della Costituzione.
Elisa Ghidini