Il 7 dicembre su Nature è stato pubblicato uno studio effettuato sui topi presso l’istituto di ricerca biomedica dell’Università di Barcellona da un team di ricercatori capitanato da Salvador Aznar Benitah, che indaga sulla diffusione delle cellule che causano le metastasi tumorali nel corpo umano e su come contrastare il processo.
Un viaggio pericoloso
Non piangeremo certo per lei, ma quando una cellula tumorale si stacca dal tumore primario e comincia a viaggiare per il corpo, si imbarca in un viaggio pericolosissimo, qualsiasi altra cellula del nostro corpo che si perda in questo modo non sopravvive, invece alcune cellule tumorali riescono a mettere casa in un ambiente che può esser sensibilmente diverso da quello in cui sono nate e ricominciare a duplicarsi dando origine a tumori secondari (o metastasi tumorali). Gli scienziati spagnoli hanno scoperto che un ruolo importante nel fornire a queste cellule tutta l’energia di cui hanno bisogno durante questo viaggio ad esempio per adattarsi ai cambi di ambiente e riprogrammare la sintesi delle proteine oltre che iniziare a riprodursi il prima possibile, ce l’hanno i grassi.
Le cellule tumorali raccolgono i grassi dall’ambiente e li usano come carburante
Avete presente il sogno di chi progetta le esplorazioni spaziali? Avere una navicella che sia in grado di trovare il carburante nello spazio stesso durante il viaggio? Le cellule che danno origine alle metastasi tumorali fanno lo stesso, i grassi sono nel nostro organismo, queste cellule passando sono in grado di portarli all’interno in maniera molto efficiente, lo fanno grazie a una molecola chiamata CD36.
Benitah e colleghi hanno prima scoperto che nei topi la metastasi richiedeva alti livelli di CD36, poi hanno verificato che inibendolo si bloccavano le metastasi (ma senza alcun effetto sul tumore primario).
In seguito hanno cominciato a studiare i database pubblici a disposizione dei ricercatori e hanno verificato che in casi di tumori con esito infausto alla vescica, ai polmoni, al seno e in altri tipi di tumori gli esami mostravano alti livelli di CD36.
Prospettive e significato della scoperta
Prima di essere in grado di testare anticorpi specifici che mirino la CD36 affamando le cellule tumorali responsabili delle metastasi interferendo con la loro capacità di prendere energia dai lipidi ci vorranno almeno quattro anni.
Anzi, in questa prima fase, fermo restando l’importanza della ricerca, i ricercatori precisano che si guardano bene dal suggerire una dieta completamente priva di grassi ai malati di cancro (idea che viene definita pericolosa) perché le persone che stanno combattendo un tumore secondo alcuni studi beneficiano di una dieta altamente energetica. Sono le cellule tumorali responsabili delle metastasi che vanno affamate non i malati.
Roberto Todini
Bisogna correre il più possibile. Fare test sulle persone ammalate e salvarne il più possibile. Basta con le speculazioni per le casenove farmaceutiche. Se vogliono guadagnare trovare la cura e dopo magari speculare su quella, ma trovarla