Metano e riscaldamento globale, la sfida: ridurre emissioni

Metano

Le emissioni di gas serra sono la causa principale del cambiamento climatico. Tra i gas che contribuiscono significativamente al riscaldamento globale, il metano occupa un posto di rilievo. Sebbene questo gas sia meno abbondante rispetto alla CO₂, il suo potere di riscaldamento è ben più forte, rendendo la sua gestione e riduzione una priorità nelle politiche ambientali. Manfredi Caltagirone, responsabile dell’Osservatorio sulle emissioni di metano presso l’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), ha recentemente sottolineato l’importanza di un’azione immediata per ridurre le emissioni di questo gas, specialmente nel settore degli idrocarburi, che rappresenta uno dei principali attori in questo ambito.

Il ruolo del gas nell’accelerazione del riscaldamento globale

Il metano (CH₄) è uno dei gas serra più potenti, con un impatto sul riscaldamento globale che è circa 25 volte superiore a quello della CO₂ su un periodo di 100 anni. Sebbene sia presente in quantità inferiori rispetto alla CO₂, la sua concentrazione crescente nell’atmosfera sta contribuendo in maniera sostanziale al riscaldamento del pianeta. Le principali fonti di metano provengono da settori come l’agricoltura (in particolare dall’allevamento di animali), la gestione dei rifiuti, ma soprattutto dall’industria degli idrocarburi. Questa categoria include l’estrazione, il trasporto e la lavorazione di petrolio e gas naturale, settori nei quali le perdite di metano sono particolarmente problematiche.

Manfredi Caltagirone ha evidenziato come il settore degli idrocarburi rappresenti il più alto potenziale di riduzione delle emissioni di metano. In effetti, una parte significativa di queste emissioni è evitabile attraverso il miglioramento delle tecnologie e dei processi di produzione e trasporto. La riduzione del metano, quindi, non solo contribuirebbe a rallentare l’accelerazione del cambiamento climatico, ma potrebbe anche fungere da leva strategica per raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica globali.

La Cop29 e il boicottaggio del metano

Un episodio significativo che ha messo in luce la difficoltà di affrontare concretamente il problema del metano è stato il recente incontro della COP29 tenutosi a Baku, in Azerbaigian. Sebbene la questione delle emissioni di metano fosse uno degli argomenti proposti per il dibattito, il paese ospitante, grande esportatore di combustibili fossili, ha ostacolato l’inclusione del tema nell’agenda ufficiale. Questo boicottaggio è emblematico di un più ampio conflitto di interessi che riguarda molti paesi produttori di gas naturale e petrolio, i quali, pur riconoscendo la necessità di ridurre le emissioni di metano, temono che misure drastiche possano intaccare la loro competitività e il loro modello economico basato sull’energia fossile.

Il fatto che uno dei paesi maggiori esportatori di idrocarburi abbia scelto di non discutere del metano durante un incontro internazionale così importante dimostra quanto possa essere complesso il dibattito globale sulle politiche climatiche. Le economie basate sull’energia fossile si trovano spesso ad affrontare un dilemma tra la necessità di agire per limitare i danni climatici e la protezione degli interessi economici legati all’industria estrattiva. Questo contrasto è una delle ragioni per cui la riduzione delle emissioni di metano è una delle questioni più difficili da affrontare nelle trattative internazionali sul cambiamento climatico.

Le opportunità per la riduzione delle emissioni

Nonostante le difficoltà politiche e industriali, esistono numerose opportunità per ridurre le emissioni di metano. Molti studi e rapporti, incluso quello dell’UNEP, indicano che la maggior parte delle perdite di metano nell’industria degli idrocarburi potrebbero essere evitabili con tecnologie già esistenti. Per esempio, la rilevazione e la riparazione delle perdite nei siti di estrazione e nei gasdotti potrebbe ridurre significativamente le emissioni senza necessità di modificare i processi produttivi fondamentali.



Inoltre, l’adozione di tecnologie di monitoraggio avanzato, come i sensori a infrarossi o l’uso di droni per ispezionare le infrastrutture di trasporto, ha permesso di rilevare perdite di metano in tempo reale, facilitando interventi rapidi ed efficaci. In questo contesto, l’investimento in ricerca e sviluppo rappresenta un’opportunità significativa per migliorare l’efficienza dei processi e ridurre le emissioni. Anche i regolamenti e le politiche ambientali più stringenti a livello internazionale potrebbero giocare un ruolo fondamentale nell’orientare le pratiche industriali verso un modello più sostenibile.

Il valore della collaborazione internazionale

Un altro aspetto importante che emerge dalle riflessioni di Caltagirone è la necessità di una collaborazione internazionale più forte per ridurre le emissioni di metano. La sfida del cambiamento climatico è globale e, per quanto ogni paese possa adottare politiche interne per mitigare le sue emissioni, il problema del metano richiede uno sforzo coordinato. La cooperazione tra i principali paesi produttori e consumatori di idrocarburi è essenziale per assicurarsi che le misure per la riduzione delle emissioni siano implementate in maniera efficace e congiunta.

In particolare, le iniziative multilaterali, come il Global Methane Pledge, che ha visto la partecipazione di numerosi paesi, compresi gli Stati Uniti e l’Unione Europea, si presentano come uno strumento importante per fare progressi su questo fronte. L’adozione di obiettivi chiari e ambiziosi, supportati da finanziamenti e trasferimento di tecnologie, è fondamentale per garantire che la riduzione del metano diventi una priorità globale condivisa.

Vincenzo Ciervo

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