Un giorno di giustizia e progresso per la Repubblica Federale del Messico, la Corte Suprema ha deciso di rimuovere il reato di aborto dal codice penale in quanto: “viola i diritti umani delle donne e delle persone che possono rimanere incinte”. Una decisione storica presa in uno Stato conservatore e ancora profondamente religioso dove il 72% della popolazione si dichiara di fede cattolica.
L’aborto non è più un reato in Messico, la Corte Suprema ha stabilito all’unanimità che le norme statali che sanciscono il divieto di aborto sono incostituzionali e violano i diritti della donne. La decisione arriva il 6 settembre di quest’anno in seguito alla richiesta della Corte allo Stato di Coahuila di rimozione delle sanzioni previste per l’aborto dal suo codice penale (compreso il carcere), perché come si legge nella dichiarazione congiunta rilasciata dai giudici:
”La criminalizzazione dell’aborto costituisce un atto di violenza e discriminazione basata sul genere, poiché perpetua lo stereotipo secondo cui le donne e le persone in grado di rimanere incinte possono esercitare liberamente la propria sessualità solo per procreare e rafforza la ruolo di genere che impone la maternità come destino obbligato”
La sentenza ha rappresentato una grande vittoria per Gire, organizzazione femminista che lotta per assicurare i diritti riproduttivi che nel 2022 aveva presentato un’ingiunzione contro la normativa messicana del 1931 che dichiara illegale la procedura dell’aborto. Rebecca Ramos, direttrice di Gire, si è da subito dichiarata commossa e soddisfatta, perché questa svolta rende possibile il servizio dell’aborto legale e sicuro in alcune istituzioni pubbliche del Paese. Riguardo all’assistenza medica e sociale per la procedura, il giudice della Corte Suprema Arturo Zaldívar si è così espresso:
“In caso di stupro, nessuna ragazza può essere costretta a diventare madre, né dallo Stato, né dai suoi genitori, né dai suoi tutori”
Ieri milioni di donne messicane hanno partecipato a campagne social realizzate per celebrare la depenalizzazione dell’aborto, postando bandiere ed emoji verdi, colore che rimanda al fiorente movimento femminista dell’America Latina. In riferimento alle bandane verdi portate dalle donne che protestano per il diritto all’aborto. Questa scelta storica è il risultato di un lungo percorso intrapreso negli ultimi anni dagli Stati dell’America Latina che stanno adottando la depenalizzazione in una specie di effetto domino. Situazione dovuta alla crescente presenza sempre più pressante delle associazioni e i movimenti per i diritti civili e delle donne nelle grandi città. L’Argentina ha legalizzato l’aborto tre anni fa, nel 2020, preceduta da Uruguay e Guyana. Mentre è dell’anno scorso la notizia dell’adozione dell’aborto in Colombia.
Se l’aborto non è più reato come si adatterà la sanità messicana?
Il servizio sanitario pubblico e tutte le istituzioni sanitarie federali avranno l’obbligo di fornire la procedura a chiunque ne faccia richiesta. La sentenza vieta qualsiasi tipo di penalizzazione verso i dipendenti delle strutture mediche, perché praticano l’aborto. Come illustra la Corte Suprema:
“È incostituzionale anche la norma che impone la sospensione dell’esercizio della professione al personale medico, alle infermiere e alle ostetriche che praticano un aborto o prestano assistenza per la sua esecuzione, poiché genera un effetto discriminatorio che si traduce in una minore disponibilità di professionisti formati disposti a praticarla, e questo ha un impatto diretto sul sistema sanitario e sull’esercizio dei diritti riproduttivi delle donne e delle donne incinte”
Tuttavia, i primi problemi non tardano ad arrivare. Ad oggi solo 12 dei 31 Stati messicani hanno depenalizzato la procedura. Sono rimasti ben 18 gli Stati messicani che continuano a considerare l’aborto un crimine e a perseguirlo. I loro giudici dovranno attenersi alla decisione della Corte Suprema, eppure il percorso per eliminare tutte le sanzioni correlate alla pratica sarà lungo e tortuoso. La legge non sarà automaticamente depenalizzata, le due camere del Congresso messicano devono riunirsi per approvare una norma di attuazione che rimuova la procedura dell’aborto dal codice penale. Difatti, il processo depenalizzazione potrebbe procedere velocemente o potrebbe richiedere un iter di anni. Un caso simile che ha richiesto tempi lunghissimi è stata la depenalizzazione della marijuana nel 2018, ratificata ufficialmente dal congresso nel 2021. Vuoto normativo che aveva lasciato il consumo della sostanza in un zona legale cosiddetta “grigia” per tre anni.
Non si parla solamente di una norma, ma anche di un progresso sociale a cui non tutta la popolazione è pronta. Il Messico è la seconda Nazione cattolica più grande dell’America latina dopo il Brasile, conta circa 130 milioni di abitanti di cui, secondo il recente sondaggio di Statista, il 72% è di fedele cattolica. L’aborto non è più un reato, però rimane un tabù. La Repubblica del Messico resta una Nazione profondamente conservatrice e culturalmente ancorata ai valori tradizionali, ciononostante le lotte delle attiviste femministe stanno rimodellando la percezione dei diritti delle donne.
Un anno fondamentale per le donne messicane
Un cambiamento che avviene proprio quando alle presidenziali, in programma nel 2024, sono candidate due donne. Le due candidate si affronteranno in un Stato all’interno del quale è profondamente radicata l’ineguaglianza di genere. Una donna messicana guadagna in genere il 35% in meno di un suo pari, situazione che si aggrava quando crea una famiglia, infatti una madre riceve il 57% in meno del padre. Il lavoro femminile è ancora incentrato nella sfera domestica e nell’economia informale, assumendo maggiori valori di vulnerabilità e dipendenza economica.
Una delle candidate diventerà la prima premier donna del Messico. Si tratta di una sfida al femminile che può segnare un punto di svolta per il ruolo delle donna nella società civile messicana da sempre segnata dal machismo. Sono candidate molto diverse che esprimono le due facce del Paese. Da un lato l’ex sindaca di Città del Messico, Claudia Sheinbaum, politica di sinistra e pupilla dell’attuale presidente Andrés Manuel López Obrador e dall’altro una veterana della scena politica messicana la conservatrice del Partito di azione nazionale, Xochtil Galvez.
La prima rappresenta la classe borghese illuminata di sinistra, una fisica con un dottorato in ingegneria ambientale attiva sui diritti civili e il sostegno ai poveri, mentre la seconda di origini indigene è cresciuta in una piccola città e ha fatto una lunga scalata sociale, dopo aver lavorato come venditrice di cibo in strada ed essere stata un’imprenditrice nel settore delle nuove tecnologie. Ad accomunarle sono solo il voto favorevole alla depenalizzazione dell’aborto e la lotta contro la povertà, ciò nonostante la loro corsa alle primarie promette un avanzamento del Paese sulle tematiche legate ai diritti civili e delle donne.
Francesca Calzà