Messi e Ronaldo: un’immaginaria finale e un immaginoso paragone

Messi e Ronaldo

Chiuso il sipario su Qatar 2022 e diradata la nebbia dell’ultimo fumogeno per la storica vittoria dell’Argentina, al termine di una straordinaria partita con la Francia, resta ancora il sapore amaro di ciò che avrebbe potuto essere una finale tra Messi e Ronaldo.

Il tabellone per come era strutturato, forse non troppo casualmente, ha dato a tutti la possibilità di fantasticare. Questo prima che l’impensabile si realizzasse: uno stoico Marocco che manda a casa il Portogallo. Nonostante le aspettative tradite, l’ultima partita del mondiale è stata la più avvincente, tra continui capovolgimenti e rimonte che fino all’ultimo secondo hanno lasciato il dubbio su chi la spuntasse. Un match epocale. Ma una finale da film Messi contro Ronaldo cosa sarebbe stata? Probabilmente l’evento più seguito della storia, magneticamente attrattivo anche per chi di calcio non ha mai voluto sapere nulla.

Messi e Ronaldo, Maradona e Pelè

Maradona contro Pelè è sempre stata una sfida ancor più irreale, basata sul confronto tra mondi calcistici diversi, stili e campionati di altro genere. La lotta tra Messi e Ronaldo di questi anni è stata sicuramente più suggestiva, resa tangibile dalla contemporaneità dei rispettivi trionfi.

Per dieci anni poi, questa sfida ha anche assunto le sembianze del “Clásico”, infondendo ad un derby già solenne, una maggiore sacralità.

Messi Vs Ronaldo chi è il migliore? L’eterna disputa

Probabilmente né una finale diretta tra i due, né la vittoria di Messi al mondiale porranno mai fine a questo interrogativo perenne, che per anni ha rappresentato l’apripista, il rompighiaccio perfetto per infiniti convenevoli calcistici, dissolvendosi quasi sempre come un quesito irrisolvibile. La narrazione più frequente era quella che raccontava Messi come un talento puro e Ronaldo come un campione con poco talento che però si è impegnato al massimo per eccellere.

Probabilmente sarà anche vero.

Ciò che invece non sarà e non è mai stato, ma sul quale proviamo a fantasticare, è una contrapposizione tra questi due calciatori su un piano politico e perché no sociale, quindi sicuramente anacronistico e immaginario.

Maradona e Messi entrambi simboli del pueblo unido?

Maradona ha per decenni rappresentato e rappresenta tuttora, l’immagine del pueblo che si ribella al padrone. Il talento cristallino che dileggia quelle che già all’epoca si presentavano come superpotenze, vere multinazionali con miliardi investiti nel calcio. La “Mano de D10s che eleva la popolare Argentina sul tetto del mondo, corbellando l’imperialista e colonialista Inghilterra. Narrazioni e romanticismi di altri tempi, atavici echi ormai cessati.

In un calcio divenuto quasi unicamente circolo di affari, le cui prime avvisaglie già si vedevano si tempi di Diego, tra sponsor, investimenti e ingaggi multimiliardari, questo tipo di narrazione fa forse un po’ sorridere e probabilmente è un’utopia che puzza un po’ di ruggine.

Se si vuole compiere l’errore di paragonare Messi a Maradona, come spesso si è fatto, per la comune provenienza, il tocco sopraffino, o per il mondiale vinto da entrambi, ci si potrebbe spingere ancora più oltre, immaginando le vittorie di Messi ancora oggi come le vittorie del pueblo, incarnato in un uomo di gran lunga più ricco di Diego, il masaniello (milionario) di un leggendario Napoli.

Lo si può immaginare però in questi termini dal tocco fantasy in contrapposizione a Ronaldo in una finale ancora più chimerica, o comunque nella perenne sfida che ha acceso le ultime decadi.

CR7, il superuomo moderno

Ronaldo rappresenta per molti, e da molti è amato proprio per questo, il superuomo moderno, sinossi dei tempi correnti. La sua storia non molto si distacca dall’affarista partito dal garage di casa sua per poi arrivare a costruire un impero prescindendo dai mezzi, giustificato dal fine. Potremmo quindi arrivare a definire il superuomo moderno come un Principe di machiavelliana memoria, post litteram.

Questo è Ronaldo, un uomo capace di superare i suoi limiti fino al parossismo, che gioca per sé, per la SUA gloria, per i SUOI record, che si allena anche dopo le vittorie, spesso mosso dall’infantilismo più efferato. I complessi di inferiorità, le scenate e i piagnistei, che soprattutto negli ultimi mesi, lo hanno contraddistinto, rappresentano al meglio l’uomo che è e che è stato, con tutti i suoi limiti, quelli che mai nessun allenamento potrà mai permettergli di oltrepassare.

Limite e superamento dello stesso, è proprio questa una delle ideologie di base del superuomo moderno. Un concetto profondamente umano che mal si concilia con lo schema dell’eroe contemporaneo, dell’Elon Musk, prima che del CR7 di turno, per intenderci.



Le radici del superuomo moderno

Un’idea capitalista che ha radici ben più abissali nelle profondità del calvinismo puritano, la religione di quei territori dove il neoliberismo è nato secoli prima della sua venuta al mondo. Erano i seguaci di Calvino, infatti, ad alfabetizzarsi per imparare e conoscere i testi sacri, una volta emancipatisi dalla chiesa cattolica, e quindi dal prete come unico esegeta della Bibbia. Ciò che li spingeva a questo, e che li portò a superare intellettualmente ed economicamente i paesi cattolici, era il neonato concetto della predestinazione: l’idea che soltanto alcuni fossero ammessi al Regno dei cieli. Da qui parte la loro emancipazione più completa, da qui l’istinto di prevaricazione, frenato per millenni attraverso la giustizia, trova la propria legittimazione e una nuova linfa, nella religione prima e nel capitalismo poi, rappresentando la culla dell’odierno culto mondiale. La prevaricazione, istinto umano e profano, assume così le fattezze del sacro.

Questa digressione è utile alla descrizione della figura di CR7, un calciatore che non è sicuramente il più forte al mondo, ma che è di certo la rappresentazione più adatta dell’uomo moderno che davanti al limite della propria natura non si ferma, cerca di prevaricare, andare oltre, esattamente come le istanze del profitto, totalmente non curante delle conseguenze e dei mezzi utilizzati.

Piccole grandi aziende

L’idea di dormire il minor tempo possibile, di sfruttare tutte le ore a disposizione in attività “produttive”, ha creato un uomo contemporaneo sempre di fretta, con la smart in doppia fila e le “air pods” costantemente alle orecchie, che non si può fermare mai, come un’acciaieria, come una piccola catena di produzione domiciliare, molto smart e tanto working, servo della sua stessa ricchezza, che lavora per lavorare. Aziende moderne in scala ridotta. Ma ciò non basta perché chi non si adatta è considerato reietto dalla società, nel non seguire le moderne norme del buon vivere, si autoesclude. Piccole aziende in piccoli uomini e piccole donne che tentano la prevaricazione in ogni branca, dalla scuola all’università, passando per il lavoro, fino ad arrivare allo sport. Questo è il libero mercato, questa la competizione, la concorrenza, il conflitto deumanizzante che depersonalizza fino al burnout e alla depressione dilagante.

Altra cosa è il sano conflitto, la sana competizione che aiuta a crescere e che diviene tossica quando una comunità è assente o a mancare è una coscienza di comunità, concetto ormai diradato nelle paludi dell’alienazione imperante.

L’altra parte del binomio

Messi, in questa lotta rappresenta il pueblo moderno, “desunido”. Il talento puro, naturale, umano. L’uomo che supera l’uomo grazie alla sua predisposizione, non all’istinto di prevaricazione. Il seguire le rotte naturali per superare la natura stessa. La semplicità dell’essere uomini e nell’esserlo diventare alieni, elevarsi seguendo il proprio talento, abbandonando le fumanti seduzioni di sogni etero-indotti.

Questo è Messi, o meglio questo avrebbe potuto essere. Nella contrapposizione a Ronaldo si è sempre mostrato cauto, indeciso, talvolta anche superiore, quasi infischiandosene. Questo atteggiamento non può essere esente da critiche. CR7 invece dal canto suo ha sempre parlato, si è sempre fatto sentire, ha sempre rimarcato più volte questa eterna lotta con Leo, forse proprio in virtù di un marchiano complesso d’inferiorità, trapelato dalle infinite dichiarazioni, soprattutto recenti, che hanno alimentato questo combattimento forse anche nelle nostre menti, prescindendo dal quantitativo di palloni d’oro che si sono contesi. E il silenzio di CR7dopo la vittoria di Leo al mondiale è eloquente.

Se Ronaldo è il capitalista più becero che vince e perde a discapito degli altri e sugli altri prevarica, Messi è la sinistra, indecisa, cautelata, che non prende posizione, non per la superiorità che sembra ostentare, ma perché probabilmente è orientata più a destra, o semplicemente in quanto prova a tenere buono tutti, non accontentando nessuno.

Sia Messi che Ronaldo sono capaci di influenzare miliardi di persone, ma nella loro lotta infinita, sia reale che immaginaria, nessuno ha sfruttato l’occasione dell’essere eroi, per diventare simboli, dei simboli diversi dall’immagine che di sé danno al mondo, capaci di orientare le masse che li idolatrano in direzioni meno univoche e omologanti.

Raffaele Maria De Bellis

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