Giunge notizia dell’Università di Lancaster di un interessante studio che tramite nuovi modelli ha calcolato cosa sarebbe successo senza la messa al bando dei CFC (clorofluorocarburi).
La ricerca è stata pubblicata su Nature.
Se come me non siete giovanissimi ricorderete che negli anni ’80 la notizia che certi gas, in particolare i clorofluorocarburi, stessero seriamente minacciando lo strato di ozono, provocò un allarme che una volta tanto non fu sottovalutato da nessuno.
L’ozono è un gas la cui molecola è formata da tre atomi di ossigeno, si tratta di un gas dall’odore pungente fortemente irritante per le mucose, quindi a livello del suolo lo consideriamo un inquinante pericoloso, però nell’alta atmosfera è il nostro principale scudo contro le radiazioni UV provenienti dal Sole, quando i raggi colpiscono la molecola questa si spezza e crea molecole di ossigeno biatomico.
L’idea di perdere il nostro scudo dalle radiazioni ultraviolette spaventò (giustamente) talmente tanto i governi che si arrivò in tempi relativamente brevi al protocollo di Montreal (firmato nel 1987 ed entrato in vigore il primo gennaio 1989) che per tappe successive puntava alla riduzione e alla totale messa al bando dei sette gruppi di gas responsabili del danneggiamento dello strato di ozono:
_ tutti i clorofluorocarburi completamente alogenati (CFC) con fino a 3 atomi di carbonio
_ tutti i clorofluorocarburi parzialmente alogenati (HCFC) con fino a 3 atomi di carbonio
_ tutti i clorofluorocarburi bromurati completamente alogenati (HALON) con fino a 3 atomi di carbonio
_ tutti i clorofluorocarburi parzialmente alogenati (HBFC) con fino a 3 atomi di carbonio.
L’Europa ha accelerato i tempi e tanto i CFC che gli HCFC sono tutti vietati a partire dal 2015.
Lo studio messo a punto dal team guidato dal dr. Paul Young ha rivelato che senza la messa al bando dei CFC (anche se abbiamo visto che quella sigla in realtà non comprende tutti clorofluorocarburi e la usiamo per comodità perché rappresenta il gruppo più diffuso) le conseguenze per la Terra sarebbero state devastanti, per la fine di questo secolo avremmo avuto altri 2,5° C da aggiungere alla temperatura del pianeta. Ma in che modo? direte voi, ci siamo persi, i CFC non sono gas serra, perché la distruzione dello strato di ozono avrebbe dovuto aumentare il surriscaldamento globale? Semplice: come funziona il ciclo dell’anidride carbonica? chi la cattura? Le piante giusto? Come pensate sarebbe stata la salute delle piante con un sostanziale collasso dell’azione protettiva dello strato di ozono a partire dal 2040? Dunque diminuzione della capacità di ricaptazione da parte delle piante è come dire più gas serra nell’atmosfera. Ci sono parecchi studi che mostrano come un aumento degli UV danneggi i tessuti delle piante, dunque gli scienziati non hanno fatto altro che mettere nel loro modello le previsioni fatte in base a questi studi in relazione con quelle che dicono che senza la messa al bando dei CFC già nel 2050 in Europa avremmo lo stesso livello di UV che si registra ai tropici oggi, mentre sui tropici nel 2100 il livello di ozono sarebbe stato inferiore a quello del famoso buco sull’antartico che scatenò l’allarme. Si può davvero parlare di catastrofe evitata.
Roberto Todini