Mentre Jacob Blake veniva crivellato Mark e Patricia McCloskey consacravano Trump

Jacob Blake era solamente intervenuto per sedare una rissa tra due donne.
Era completamente disarmato e di spalle, quando è stato colpito a sangue freddo dalla polizia di Kenosha, nel Wisconsin.
Sette colpi sparati a bruciapelo alla schiena, mentre cercava di rientrare in macchina.
E all’interno dell’automobile c’erano i suoi tre bambini, che hanno visto il padre accasciarsi a terra, crivellato di fronte ai loro occhi.
Così, senza motivo.
Perché era nero, e i due poliziotti bianchi si sono spaventati quando, camminando lentamente, Jacob è rientrato in macchina.
E così, mentre Jacob Blake veniva crivellato di colpi alla schiena dalla polizia del Wisconsin senza alcun motivo (se non vogliamo considerare “un motivo” il colore della sua pelle), alla convention repubblicana per sancire la ricandidatura di Donald Trump salivano sul palco i coniugi Mark e Patricia McCloskey.
I McCloskey sono diventati dei veri e propri idoli dei sostenitori di Donald Trump quando, in risposta a un corteo pacifico del movimento Black Lives Matter che passava di fronte alla loro villetta, sono usciti di casa armati come se dovessero partire per il Vietnam.
Lui con un mitra e lei con una pistola.
“La nostra proprietà era minacciata da marxisti liberal che marciavano urlando: ‘Non ci potete fermare’. Siamo usciti armi in pugno per difenderci. Nostro sacrosanto diritto civile”, hanno dichiarato tranquillamente.
E questo, oltre ad averli resi dei veri e propri “eroi” agli occhi dei sostenitori di Donald Trump, gli è valso il ruolo di ospiti d’onore alla convention.
Ecco, l’America di Trump è questa.
Un paese meno che medioevale: ignorante, aggressivo, spaventato, perennemente ossessionato dalla difesa (armata) dei propri stupidi privilegi.
E questo è quello che la nostra destra sovranista vorrebbe che diventassimo anche noi.
Come quei due mentecatti in foto: con il mitra in mano a difenderci da un corteo pacifico che chiede la parità dei diritti.
In questa foto c’è tutto il miserevole fallimento di quella che si autodefinisce “la più grande democrazia del mondo”.
E c’è anche un grosso, enorme, avvertimento per quello che presto, se non facciamo subito qualcosa, potremmo diventare anche noi.
Emiliano Rubbi
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