Memoria selettiva: la scienza svela perché l’essere umano trova nel passato una condizione di benessere irraggiungibile nel presente.
“Era meglio prima” è una frase che si è posata sulla bocca di tutti almeno una volta. Ciascun individuo conserva nel cuore un ricordo speciale appartenente ad una fase della sua vita ormai passata. C’è di più: la maggior parte della gente ricorda nostalgicamente il proprio passato. Il presente è spesso vissuto con indifferenza o negatività. Ma perché? Psicologicamente parlando, ciò si può ricondurre a una lettura tendenzialmente negativa del proprio vissuto, ma dietro c’è di più. È la scienza a fornirci una risposta.
Memoria selettiva e meccanismi cerebrali
La concezione ideale del passato non fa parte di un atteggiamento disilluso ma ha un fondamento biologico. È il cervello a dirci cosa ricordare e cosa no, attraverso il processo mnesico, che è interamente selettivo. Questo spiega perché non siamo in grado di ricordare episodi del nostro passato che altri ricordano. L’individuo ricorda solo ciò che è significativo, gli eventi insignificanti o traumatici sono intaccati dai meccanismi di rimozione. Insomma: si tratta del modo di lavorare del nostro cervello. Il noto psicologo William James affermò:
Guai a noi se ricordassimo tutto quello che è penetrato nella nostra memoria: saremmo più confusi che se ci dimenticassimo di tutto.
Il ruolo giocato dalla dissonanza cognitiva
Lo psicologo sociale Leon Festinger nel 1957, mise a punto la teoria per cui l’individuo chiamato a scegliere tra due rappresentazioni contrapposte su un tema e legate a stati d’animo estremi, va incontro ad una dispercezione di sé e del mondo. Nel presente si possono verificare stress, squilibri emotivi o crisi. Nella memoria si verificherà un’alterazione del ricordo legato all’evento, modificando lo stesso. Secondo quanto detto, un lontano periodo felice può essere estremizzato portando ad un ricordo quasi utopico e “perfetto”. Viceversa un periodo oscuro può essere ulteriormente incupito o addirittura rimosso se legato a un trauma. Ciò dimostra che la memoria non è oggettiva e che talvolta confrontare passato e presente non fornisce risultati considerevoli.
Elena Marullo