La memoria a breve termine. Un disagio. Parole, incontri, poesie imparate a memoria durante il periodo scolastico, ricordi d’infanzia, testi delle canzoni, quasi tutto dimenticato o divenuto un vano e sfocato ricordo. La cosa che più in assoluto crea il disagio di avere una memoria corta è quando, puntualmente, ti ritrovi con i tuoi amici di vecchia data e, inevitabilmente, si ripercorre il viale dei ricordi. “Ma ti ricordi di quando…”, “Come si chiamava quella tizia che…”, “Ogni volta che ripenso a…” e tu sei lì, con loro, e pensi dentro di te “Ma di cosa diavolo stanno parlando?!”. E per evitare di passare sempre per lo/a smemorato/a di turno, che non si ricorda mai nulla, ecco che ti dipingi sul volto un bel sorriso finto e dici sempre la solita frase “Oddio sì! Cosa mi hai fatto ricordare!”. Poi se ti conoscono bene e capiscono che in realtà stai semplicemente cercando di fregarli e in realtà non ti ricordi assolutamente nulla di quello di cui parlano, allora sei spacciato.
Se la memoria corta è stata sempre vissuta, almeno dalla maggior parte delle persone (me compresa), come un disagio e neanche l’importi di impararti a memoria numeri di cellulare, poesie, testi di canzoni, sono serviti praticamente a nulla, non disperiamoci, perché in realtà è un vantaggio, una risorsa, soprattutto nella società di oggi in cui i termini “frenesia”, “velocità” e “dinamismo” sono all’ordine del giorno.
A dichiararlo uno studio condotto da Edwin Robertson, professore specializzato in neuroscienza dell’Università di Glasgow. La ricerca è stata effettuata presso il Centre for Cognitive Neuroimaging ed è stata pubblicata sulla rivista Current Biology. Dopo anni di ricerca e studi incentrati proprio sul funzionamento del cervello umano e sulle sue capacità di apprendimento, ecco che si è scoperto che coloro i quali possiedono una memoria “instabile”, in realtà, sono persone reattive in grado di affrontare meglio e repentinamente possibili imprevisti rispetto a coloro i quali possiedono una memoria stabile e a lungo termine.
Solo una memoria instabile può passare da un’informazione all’altra con grande velocità e, di conseguenza, garantire un elevato livello di apprendimento. Il cervello resetta tutte le informazioni ritenute non rilevanti e, di conseguenza, ha spazio sufficiente per immagazzinare altre nozioni, sicuramente maggiore rispetto a coloro i quali possiedono una memoria a lungo termine e quindi si ricordano qualsiasi cosa e qualsiasi informazione.
Secondo lo studio, il non trattenere troppo a lungo le informazioni permette di passare agevolmente e velocemente dal campo auditivo a quello motorio, perché si ha la capacità di collegare immediatamente le parole alle azioni, le immagini alle parole, i suoni ai movimenti. E questo rende le persone con memoria corta aperte e sempre pronte ad affrontare nuovi stimoli, nuove e possibili dinamiche e prospettive.
Della classica serie, “quando si fa del proprio difetto una grande virtù”. E se è la scienza a dichiararlo…
Giulia Simeone