Giorgia Meloni nella nuova prospettiva sull’immigrazione in Europa ha portato un vento di cambiamento che solleva molte critiche da parte di chi si è sempre schierato nella difesa dei diritti e della dignità umana. Con il suo insediamento come presidente del Consiglio italiano oltre un anno fa, ha evidenziato il mutamento di rotta che sta interessando l’approccio dell’Unione europea a una delle questioni più complesse e delicate dei nostri tempi: l’immigrazione.
È trascorso più di un anno dall’insediamento di Giorgia Meloni come presidente del Consiglio italiano, e in questo periodo, l’attuale premier ha portato all’attenzione un cambiamento epocale nella prospettiva europea sull’immigrazione. Meloni sostiene che durante il suo mandato siano state apportate profonde modifiche alle politiche europee riguardo a questo tema, spostando l’immigrazione da un problema marginale a un punto focale delle discussioni europee. Questo cambiamento di paradigma si traduce nell’accento posto sulla necessità di “difendere i confini esterni” dell’Unione europea, oltre a decidere chi ha il diritto di varcare tali confini, un’evoluzione significativa rispetto al passato in cui la questione veniva lasciata in gran parte ai trafficanti di esseri umani.
Un elemento chiave nelle posizioni assunte dalle Meloni è il richiamo alle parole di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che anch’essa ha enfatizzato la necessità di proteggere i confini esterni dell’UE e ha sostenuto che spetti all’Europa decidere chi può entrare, anziché delegare questa decisione ai trafficanti. Ciò rafforza l’idea che il cambiamento nella retorica e nell’approccio all’immigrazione sia una realtà europea condivisa, piuttosto che una specificità di un singolo paese.
Meloni ha più volte ribadito, inoltre, che l’Italia ha svolto un ruolo di rilievo in questo mutamento della prospettiva europea sull’immigrazione, quasi come se dovessimo andarne fieri. Ha costantemente proposto l’istituzione di missioni navali europee finalizzate a collaborare con le autorità del Nord Africa al fine di prevenire la partenza dei barconi, valutare chi ha diritto all’asilo in Africa e accogliere in Europa solo coloro che soddisfano tali requisiti, senza però considerare che, una visione di questo tipo, colloca il nostro Paese dalla stessa parte di chi più volte infrange diritti umani e dignità dei migranti. Questo approccio evidenzia un impegno condiviso da parte dell’Europa per gestire l’immigrazione in modo più controllato e razionale, senza però mettere il benessere della persona prima di qualsiasi altra cosa.
Un’altra idea chiave menzionata più volte da Meloni è il “Piano Mattei“, un radicale cambiamento nel rapporto dell’Europa con l’Africa. Questo progetto mira, apparentemente, a passare da un atteggiamento paternalistico a un approccio più paritario nei confronti dell’Africa, promuovendo la cooperazione e il partenariato tra le due regioni anziché una visione unilaterale in cui l’Europa decide in autonomia come affrontare la questione dell’immigrazione.
Il cambiamento nell’approccio europeo all’immigrazione, come sottolineato da Giorgia Meloni, rappresenta un processo in evoluzione. Questa trasformazione è evidente attraverso l’accento posto sulla difesa dei confini esterni dell’UE, la collaborazione con le autorità africane e l’adozione di una prospettiva più paritaria nei confronti dell’Africa. Se implementato con successo, questo cambiamento potrebbe contribuire in modo significativo a plasmare il futuro dell’immigrazione in Europa in un modo più sostenibile e responsabile.