Dopo un primo incontro che aveva svolto circa una settimana fa Giorgia Meloni in Tunisia con il presidente Kaïs Saïed, la presidente del Consiglio è tornata per un secondo incontro accompagnata dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e dal premier olandese Mark Rutte.
Il vertice
Pochi giorni fa si è svolto il secondo incontro in Tunisia della presidente del Consiglio Giorgia Meloni con il presidente tunisino Kaïs Saïed. Si è svolto nuovamente a Tunisi, la capitale del Paese nordafricano, ma questa volta la leader di Fratelli d’Italia è tornata accompagnata dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e con il premier olandese Mark Rutte, con l’obbiettivo di concludere un accordo tra l’Unione Europea e la Tunisia che possa portare, a detta loro, benefici a tutte le parti. C’è da comprendere però quali siano questi benefici.
Da un lato la Tunisia si ritrova in una situazione di difficoltà economiche da diversi anni. Stiamo parlando di un’inflazione al 10%, un tasso di disoccupazione che si aggira attorno al 15% e un debito pubblico che sfiora il 100% del PIL. I timori si concentrano soprattutto sul 2024, anno durante il quale lo Stato potrebbe esaurire le proprie riserve che ammontano a circa 7 miliardi di euro, secondo le stime dell’economista tunisino Aram Belhadj.
Gli interessi dell’UE e del FMI in Tunisia
Per questo motivo da diverso tempo si stanno svolgendo delle trattativa tra il governo tunisino e il Fondo Monetario Internazionale, che si è offerto di fare un prestito a condizioni agevolate da quasi 1,9 miliardi di dollari. In cambio, si era richiesto che venissero privatizzate alcune aziende pubbliche in perdita e che venissero rimossi i sussidi sull’acquisto di certi beni come farina e carburante. Alla luce di ciò, il presidente Saïed ha rifiutato l’offerta, giudicando una manovra politica simile eccessivamente impopolare.
In un Paese in cui uno dei principali problemi è il potere d’acquisto della popolazione sempre più basso, viene naturale chiedersi quale sia l’interesse del FMI di effettuare manovre che con tutta probabilità peggiorerebbero ancor di più la situazione.
Di recente però anche l’Unione Europea, con i rappresentanti Meloni, Von der Leyen e Rutte, ha provato a mettere sul tavolo una propria offerta: anche in questo caso la Tunisia dovrebbe soddisfare delle richieste specifiche in cambio. Gli aiuti finanziari a in questo caso sono sempre a tassi agevolati ma ammontano a 900 milioni (che sarebbero da erogare a rate nei prossimi anni) con due contributi extra a fondo perduto, uno di 150 milioni, il secondo di 100 milioni.
Gli interessi di Giorgia Meloni in Tunisia
Mentre il primo dei due contributi extra sarebbe stato proposto come semplice contributo al bilancio nazionale, il secondo sarebbero, secondo gli accordi, da destinare alle autorità tunisine che si occupano del controllo delle frontiere per impedire le partenze delle imbarcazioni di migranti.
La strategia dell’UE e dell’Italia sarebbe la stessa adottata con i famigerati accordi fatti negli anni passati con la Libia e con la Turchia affinché impediscano con la forza le partenze di migranti e richiedenti asilo. Come però è stato già ampiamente dimostrato, l’efficacia di questi accordi è stata controbilanciata da un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti dei migranti e dei loro diritti fondamentali.
Nel 2023, per via della crisi economica e della campagna razzista del presidente Saïed nei confronti dei migranti subsahariani, la Tunisia è diventata a livello statistico il Paese da cui partono il maggior numero di imbarcazioni con migranti e richiedenti asilo. Qualche giorno fa inoltre, in un negoziato europeo sulla riforma del Regolamento di Dublino il governo italiano ha inserito nella bozza di riforma alcune norme che rendono più agevole rimpatriare i richiedenti asilo nei loro Paesi d’origine dopo un rapido esame della richiesta di asilo.
L’obbiettivo principale, secondo Meloni e sostenitori, sarebbe quello di velocizzare il processo di analisi della richiesta di asilo politico, che secondo le leggi italiane ed europee attualmente richiede molto tempo. Alla luce di questa proposta, ultimamente Meloni ha indicato più volte di voler rafforzare la cooperazione con la Tunisia affinché, accetti più facilmente i rimpatri dei tunisini a cui viene negata la richiesta di asilo in Italia.
La reazione del presidente e dell’opinione pubblica
La proposta, nonostante le dichiarazioni ottimiste dei rappresentanti dell’UE, è stata ampiamente criticata dall’opinione pubblica. Il Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali (FTDES), organizzazione non governativa che si occupa anche di diritti dei migranti, ha fatto un’importante dichiarazione in un’intervista per l’Associated Press, che evidenzia un interessante punto di vista nei confronti delle mire dell’Unione Europea:
L’Europa non considera la Tunisia come un paese che ha bisogno di cooperazione sulla base di valori democratici come i diritti e le libertà, ma soltanto come una frontiera esterna che ha bisogno di maggiori strumenti per contenere la migrazione, con l’obiettivo che nessuno riesca a raggiungere l’Europa.
Un accordo, molto parziale, alla fine del vertice è stato raggiunto. L’Unione Europea dovrà sborsare sin da subito, e senza attendere il Fondo Monetario Internazionale, i 150 milioni di euro a sostegno del bilancio tunisino. Dal canto suo, la Tunisia ha promesso che si impegnerà a contrastare le attività di “traffico di migranti”.
Per quanto riguarda i 900 milioni, l’UE ha fatto un passo indietro: verranno sbloccati e pagati solo quando la Tunisia accetterà le condizioni iniziali del FMI. A tal pro il presidente Saïed non sembra voler collaborare, in quanto il suo commento pubblico è stato:
Le soluzioni non possono avere la forma di diktat e il FMI dovrebbe rivedere le proprie prescrizioni.
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