Giorgia Meloni ha incontrato Netanyahu: stiamo sostenendo l’operato di un governo in procinto di votare leggi da Stato dittatoriale?
Abbiamo completamente perso il pudore e ritrovarlo non sarà più semplice della famosa ricerca di un ago in un pagliaio. La premier Giorgia Meloni ha ricevuto a Palazzo Chigi il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale è stato accolto dal picchetto d’onore che ha eseguito gli inni nazionali di Italia e Israele. Inoltre, sul pennone principale del balcone di palazzo Chigi sventolava la bandiera israeliana accanto a quella italiana e a quella europea.
Sorrisi e strette di mano per un leader politico che, proprio mentre esegue la sua passerella d’onore nel nostro Paese, conta sulle sue dita la nona settimana di sollevazione popolare che coinvolge centinaia di migliaia di israeliani che portano sulla strada la rabbia per la riforma con la quale Netanyahu vorrebbe togliere alla Corte Suprema la facoltà di bocciare provvedimenti governativi approvati dal parlamento. A tal proposito, va ricordato che Israele non ha una costituzione ed è principalmente la stessa Corte Suprema a svolgere il ruolo di contrappeso al potere del governo in carica.
Baci e abbracci per un Primo Ministro che ha sostenuto e approvato un disegno di legge barbaro e disumano che, se diventasse legge a tutti gli effetti, autorizzerà l’esecuzione della pena di morte per i soli prigionieri palestinesi, in quanto, poiché il disegno di legge richiede che il crimine sia commesso con lo scopo di danneggiare lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella sua patria, probabilmente non riguarderebbe i terroristi ebrei che uccidono i palestinesi.
Elogio per il principale responsabile del numero di vittime spaventosamente alto, compresi bambini, causate dalla violenza e dall’estremismo in continua crescita nei territori palestinesi occupati.
Una sorridente Giorgia Meloni ha incontrato Netanyahu, l’uomo a capo del Paese che vanta il record assoluto per numero di violazioni delle risoluzioni dell’ONU. L’uomo che a poche settimane da un terremoto che sta causando sofferenze immani ha permesso il bombardamento dell’aeroporto di Aleppo causando l’ennesima strage ai danni del popolo Siriano.
Nel teatrino che ha messo in scena tutta la miseria della quale il nostro Paese è capace, non è mancata la solita falsa filastrocca che permuta il ruolo dell’aggressore e dell’aggredito. Per mostrare questa abilità, quale migliore occasione della sparatoria nel centro di Tel Aviv nella quale sono rimaste ferite tre persone proprio mentre il primo ministro israeliano arrivava in Italia?
“Sono sconvolta dall’ennesima notizia di violenze contro civili israeliani. L’Italia è al fianco di Israele a fronte dell’attentato terroristico avvenuto ieri a Tel Aviv. Esprimo al Premier Netanyahu la solidarietà mia e del Governo italiano”.
Questo è quanto dichiarato con fermezza dalla nostra premier Giorgia Meloni, seguita immancabilmente dal presidente del Senato Ignazio La Russa, che scrive:
“L’Italia è contro ogni forza che attenti alla libertà, all’esistenza e all’indipendenza di Israele. Diciamo no al terrorismo così come antisemitismo e antisionismo non devono trovare futuro. Al popolo di Israele, ai feriti di Tel Aviv e alle istituzioni vanno i miei pensieri e la mia sincera solidarietà”.
Ovviamente non poteva mancare qualche briciola di opportunismo anche per il leader della Lega Matteo Salvini:
“La mia solidarietà e vicinanza al popolo israeliano per il grave attentato terroristico nel cuore di Tel Aviv, la mia preghiera per i feriti”.
Viene naturale chiedersi perché, pochi giorni fa, da nessuno dei tre ci sia stata la stessa reazione per i sei palestinesi rimasti feriti durante l’attacco di una gang di coloni a Hawara, a sud di Nablus, avvenuto sotto la protezione delle forze di occupazione israeliane. Forse i feriti e i morti Palestinesi non sono uguali agli altri? Può essere che le continue vessazioni che subiscono i palestinesi che vivono nella zona est di Gerusalemme non meritano la stessa attenzione che chi ci governa dedica a Israele?
Ci siamo esplicitamente schierati a sostegno di Israele e della sua politica di apartheid rendendoci complici della violazione dei fondamentali diritti umani e ancor di più del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Abbiamo fatto tutto questo attraverso piccoli gesti, accogliendo con entusiasmo un Primo Ministro sanguinario, o perfino trasferendo l’ambasciata d‘Italia in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo così quest’ultima come capitale ”unita e indivisibile” dello stato d’Israele.
Accusate ingiustamente la firma che vi propone queste poche righe di antisemitismo, ma, anche per chi tacitamente sostiene che la Palestina debba marcire nella sua prigione a cielo aperto, non si può accettare l’accondiscendenza che diventa complicità nell’accettare l’operato del governo Netanyahu in procinto di votare leggi da Stato dittatoriale e tiranno.