Melania Trump ottenne nel 2001 un permesso di soggiorno per gli Stati Uniti molto particolare, conosciuto come il “Visto Einstein“, e solitamente concesso a persone con “straordinarie capacità e con una fama prolungata a livello nazionale e internazionale” nella scienza o nell’arte, nel business o nello sport grazie al programma di élite EB-1.
Ora tutti si domandano: ma quali erano queste straordinarie capacità che hanno fatto ottenere il visto speciale a Melania Trump? D’impatto viene da escludere scienza, arte e sport… Che sia per le sue doti nel business?
Vent’anni fa l’attuale First Lady americana, all’epoca solo Melania Knauss, era una modella slovena in cerca di fortuna a New York: nel 1996 entrò in USA con un visto da turista e in seguito ottenne dei visti di lavoro H1-B, oggi molto difficili da ottenere grazie all’amministrazione del marito.
Poco dopo lo sbarco negli Stati Uniti, nel 1998, la modella ventottenne iniziò a frequentare il magnate Donald Trump, che le aprì le porte del successo permettendole di firmare diversi contratti con le più famose riviste di moda.
Nel 2000 la giovane immigrata fece domanda per il “Visto Einstein”, generalmente ottenuto da vincitori di premi Nobel o da artisti di fama mondiale: a quel tempo però, il maggior successo di Melania Trump erano delle fotografie sexy, come l’annuncio pubblicitario della Camel affisso a Times Square e il servizio fotografico in costume da bagno, in cui la modella stringe un’orca gonfiabile, apparso sulla rivista Sports Illustrated.
Nel marzo del 2001, dopo alcuni mesi di pratiche burocratiche, la futura Melania Trump ha ottenuto il visto esclusivo: secondo The Washington Post, il programma EB-1 è stato concesso a sole 3.000 persone, meno dell’1% del milione di visti rilasciati nel 2001.
Michael Wildes, l’avvocato di Melania Trump, ha difeso la First Lady davanti ai media ma non ha specificato quali capacità eccezionali sarebbero state premiate con il “Visto Einstein”, anzi, ha dichiarato che non renderanno pubblico il documento. Il legale ha solamente affermato:
“La signora Trump era più che qualificata e poteva essere perfettamente scelta.”.
Per Bruce Morrison, ex membro del Congresso e uno dei creatori del programma EB-1, il background professionale di Melania non merita affatto la concessione di tale visto. Sebbene non ci siano esempi concreti, i candidati devono dimostrare la loro eccellenza nelle arti, ampia reputazione nel mondo degli affari o l’ottenimento di un premio di primo livello.
Il permesso di soggiorno di Melania Trump non le ha solo permesso di continuare a costruirsi una vita stabile e lussuosa negli Stati Uniti, ma le ha anche dato la possibilità di sponsorizzare i propri genitori, che riceveranno la cittadinanza americana quest’anno grazie alla “migrazione a catena”, programma per cui un residente negli USA può usare la giustificazione dei legami familiari per far ottenere lo stesso status ai propri parenti.
Per assurdo il programma migratorio di cui ha usufruito la famiglia di Melania Trump è uno dei punti dell’ambito dell’immigrazione su cui il Presidente americano si sta mostrando più intransigente. Donald Trump lo scorso novembre lo ha definito un programma debole e ha postato la sua indignazione incoerente su Twitter:
“La migrazione a catena deve finire ora! Uno entra e porta l’intera famiglia qui, tra cui persone che possono essere veramente malvagie. NON ACCETTABILE!”.
E mentre Einstein deve superare il trauma di sentire accostare la propria genialità a quella (quale?) di Melania Trump, noi italiani tentiamo di consolarci constatando che c’è chi sta peggio di noi.
Fadua Al Fagoush