Meglio il libro o il film? Si tratta della classica domanda, di un dibattito da sempre aperto fra cinefili e amanti dei libri, un quesito che difficilmente troverà risposta, nonostante le innumerevoli argomentazioni dell’una e dell’altra parte.
Per il bibliofilo il libro è uno strumento in grado di astrarre dal mondo, è qualcosa che lo rende partecipe di un universo che crea in stretta collaborazione con l’autore, un luogo dove la sua immaginazione e i suoi sentimenti hanno la possibilità di modellarsi sulle parole stampate. Quando un lettore legge, trova un ordine in se stesso, trova parole che concretizzano i pensieri.
Chi ama il cinema, è affascinato dall’efficacia con cui esso riesce a veicolare bellezza artistica; anche se dietro lo schermo non vi è qualcosa di reale, esso appare più ricco di sostanza di quanto non sia la realtà quotidiana. Recitazione, fotografia, musica, scrittura… il cinema fa proprie quante più arti possibili per rappresentare in un paio d’ore ciò che il regista ritiene essenziale nella vita.
Sono così marcate le differenze fra il piacere e le sensazioni che derivano dalla lettura e quelle che derivano dalla visione di un film?
La questione si complica quando si tratta di film tratti da libri: è così difficile (giustamente) essere all’altezza di un libro, tanto più se si tratta di un capolavoro riconosciuto da tutti.
La trama di un libro sarà sempre più dettagliata e, per i gli appassionati della lettura, quei dettagli non saranno mai secondari; l’essere passivo davanti allo schermo, per il lettore, abituato a sfogliare pagine e a veder crescere la propria curiosità e passione nei giorni, può essere frustrante; la fantasia, il mondo creativo che il bibliofilo aveva realizzato, non corrisponderà mai a quello del regista, o se dovesse somigliarci, l’adattamento cinematografico rischierebbe di scadere a mera copia.
E invece il cinema è energia cinetica, è architettura di idee: incredibile come i giusti movimenti di macchina rendano tutto più vivo e suggestivo, una buona sceneggiatura possa alleggerire la trama, l’interpretazione attoriale doni tridimensionalità ai personaggi. Le musiche potrebbero accompagnare le immagini prendendo per mano le emozioni dello spettatore, la fotografia rendere splendida la realtà come un dipinto.
E se la regola rimane “molto meglio il libro” non si dimentichi l’eccezione: pensiamo a pellicole eccezionali come Psycho, Shining, Il silenzio degli innocenti, Qualcuno volò sul nido del cuculo, C’era una volta in America.
Oltrepassando senza cura le motivazioni superficiali di chi, in realtà, non ama né l’una né l’altra arte è evidente che una risposta assoluta non esista.
Anzi è molto probabile che gli appassionati di una, accantonati i preconcetti, apprezzino anche l’altra, e magari comincino a pensarla come François Truffaut:
Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte.