Meggie, dolce cagnolina, è morta a trent’anni

Il dolore emotivo è uno dei sentimenti più difficile da affrontare. Quando il sorriso sparisce è difficile far finta che tutto va bene, che tutto possa essere di nuovo come prima. Personalmente trovo che una delle perdite più difficili da affrontare sia la perdita del proprio animale. Ho avuto la fine di crescere con due cagnolini morti all’età di 14 anni ciascuno, tuttora ci penso, mi mancano terribilmente ogni giorno, soprattutto il non poterli accarezzare, chiamare, prendermene cura.

www.solocane.it

Purtroppo la vita è così, gli animali, biologicamente vivono meno di noi; ma c’è chi ha la fortuna di vedere crescere un amico a quattro zampe per molti anni, nel caso di Meggie per ben 30!

Meggie era un pastore australiano Kelpie che al compimento del trentesimo anno d’età, purtroppo ha lasciato questo mondo, il suo padrone Brian McLaren , è ancora scosso dalla triste notizia: “passeggiava ancora da sola la scorsa settimana. Andava dalla fattoria all’ufficio, ringhiando ai gatti e ad altre cose, ha avuto un crollo due giorni fa. Sono triste, ma sollevato che se ne sia andata così”.

L’età di Maggie non è stata mai verificata realmente perché Brian ha perso il suo certificato quando il suo cane era un cucciolo. Ma il padrone del Kelpie ha raccontato che suo fratello minore, Liam, aveva quattro anni quando comprarono Maggie. Ora l’uomo ha 34 anni.

La notizia è subito rimbalzata sul web e sui social dove sono piovute le condoglianze. Si tratta di una morte da Guiness che sfata ancora una volta la tradizionale credenza che la comparazione dell’ età tra cane e uomo sia di uno a sette. Se così fosse dovrebbero esistere persone di oltre 200 anni di età, mentre la più longeva di cui si abbia sicura documentazione è Jeanne Calment, francese, morta nel 1997 all’ età di 122 anni e 164 giorni.

Gli animali, come gli anziani, col passare del tempo diventano fragili e l’unica cosa buona che possiamo far per loro è continuare ad amarli con perseveranza.

Fino a quando la vita non presenta loro un conto sproporzionato tra quanto gli possiamo dare e quanto gli possiamo togliere, vivano accanto a noi rendendoci felici e onorati della loro ineffabile compagnia.

 Dovrà essere nostra cura aiutare il nostro migliore amico a fare la scale, sopportare una pipì in più sul pavimento, capire che a 18 anni le artrosi si fanno sentire anche per loro e scema la voglia di andare a scorrazzare nei prati, non sgridarli se inciampano su oggetti nuovi perché la vista gli vien meno, non pretendere che corrano come un tempo. Bisogna soltanto amarli. Punto.

Exit mobile version