L’Emilia-Romagna ha approvato un progetto di legge che consentirà alle persone senza fissa dimora di avvalersi del medico di base. Un provvedimento importantissimo, per garantire a tutte e tutti il diritto alla salute, soprattutto in tempi di pandemia.
È un segnale importante quello che arriva dall’Emilia-Romagna dove il 22 luglio è stato approvato all’unanimità il progetto di legge presentato dal consigliere regionale PD Antonio Mumolo. Grazie a questa legge finalmente anche le persone senza fissa dimora potranno accedere al medico di base e vedere riconosciuto il proprio diritto alla salute. Le persone prive di residenza potranno d’ora in poi iscriversi alle liste Ausl. Avranno così la possibilità di scegliere un medico di base di propria fiducia, prenotare esami e visite specialistiche.
Secondo Mumolo «con questa legge si ripara ad un torto che fino ad oggi è stato fatto a chi è più povero. Si riducono le disuguaglianze e si afferma che il diritto alla salute non è subordinato al censo».
Un principio che la Costituzione garantisce ma che purtroppo, nei fatti, non sempre è tutelato. L’Emilia-Romagna si presenta come apripista di un modello sanitario inclusivo e solidale, nella speranza che anche le altre regioni adottino al più presto misure analoghe.
Durante i primi mesi di pandemia sono spesso state evidenziate le condizioni di difficoltà dei senza tetto. Gli appelli a restare a casa e a rispettare le misure igienico-sanitarie hanno dovuto scontrarsi con la realtà talvolta drammatica di migliaia di persone.
Per effettuare un tampone, ad esempio, è necessaria la prescrizione del medico di base. Senza contare che chi vive in strada può essere esposto a situazioni critiche e di fragilità che possono contribuire allo sviluppo di patologie. Di fatto, l’unica possibilità di curarsi finora era rivolgersi al Pronto Soccorso. La nuova legge regionale dell’Emilia-Romagna faciliterà l’accesso delle persone senza fissa dimora alle cure di base a cui ogni cittadino ha diritto.
Sempre secondo il consigliere regionale Mumolo si tratta di un provvedimento volto anche a rafforzare l’appartenenza dei senza fissa dimora alla cittadinanza. «Avere un medico, per queste persone, significherà sentirsi di nuovo cittadini, significherà sentire che lo stato c’è per i deboli, significherà avere una speranza ed uno stimolo per uscire dalla strada».
Si tratta anche di ridurre lo stigma che grava sui senzatetto, che molto spesso vengono colpevolizzati o percepiti come un peso per la società. Come spesso accade, anche in questo caso i pregiudizi sono smentiti dai dati. Il costo per garantire il medico di base ai senza fissa dimora è inferiore alla spesa dovuta alle domande in eccesso ricevute dal Pronto Soccorso a cui si sono rivolti finora.
Si stima che le persone senza fissa dimora sul territorio italiano siano circa 55.000. In Emilia-Romagna, che è la prima regione ad adottare una legge che ne tutela la salute, i senzatetto sono circa 6.000. Resta ancora molto da fare per garantire a tutti l’accesso alle cure di base, a cominciare da quei cittadini che si trovano in condizione di maggiore fragilità.
Mai come ora il dibattito sulla salute come diritto collettivo appare in tutta la sua urgenza. Diritto che, dalle follie no-vax ai ginecologi obbiettori delle strutture pubbliche, risulta ancora lontano dall’essere raggiunto a livello nazionale.
La legge approvata in Emilia-Romagna è sicuramente un ottimo punto di partenza per stimolare gli attori politici e la società civile ad agire concretamente per garantire a tutte e tutti un diritto fondamentale come quello alla salute. Con questa legge si intende rinsaldare il legame sociale e ribadire ciò che dovrebbe essere un’ovvietà: se un diritto non vale per tutti, non è un diritto, è un privilegio.
Giulia Della Michelina