La medicina professionale arrivò a Roma solamente tardi, ma esisteva da sempre comunque un’arte medica. Per curare i malati o i feriti si usavano principalmente delle erbe, preparate in casa, secondo rimedi tramandati di padre in figlio. Si trattava dunque di una medicina empirica. A questi rimedi si aggiungeva anche un po’ di superstizione e stregoneria. La medicina professionale arrivò a Roma solamente nel III secolo a.C., dal mondo greco-orientale, trasformando e arricchendo gli usi romani.
Se la medicina nell’antica Roma non era una pratica professionale, esisteva comunque un’arte medica. Come affermò Plinio il Vecchio:
Ci sono migliaia di popoli che vivono senza medici, e pur tuttavia senza medicina.
XXIX, 11
Ci si curava basandosi su conoscenze mediche individuali. I rimedi di solito consistevano in foglie, erbe, radici di piante, grassi di animali, o sostanze innocue come il pane, molto usato nella medicina nell’antica Roma. La fabbricazione del rimedio era tutta a rischio e pericolo del paziente a cui veniva somministrata. A questa scientia herbarum si aggiungeva un po’ di stregoneria e di pratiche magiche forse importate dall’Etruria. Per esempio, si mormoravano sul paziente delle strane formule per scacciare via il malanno. C’era una conoscenza imperfetta del corpo umano. Erano diffuse delle credenze, come che la milza fosse la sede del riso,il fegato dell’amore, il cuore dell’intelligenza.
Nell’antica Roma non esistevano farmacie. Esistevano delle botteghe in cui si vendevano unguenti medicati, radici, erbe, aromi. Il venditore di farmaci non era un professionista, ma un ciarlatano, che vendeva i suoi prodotti vantandone gli effetti strabilianti. I Preparava i rimedi a semplice richiesta del cliente, senza il bisogno di una ricetta e senza il controllo di pubblici poteri.
Per secoli, a Roma, la salute pubblica non fu protetta dallo Stato con misure di cautela. Solamente nell’età imperiale lo Stato cominciò ad organizzare e disciplinare l’assistenza medica da parte di uomini esperti e seri nell’interesse della popolazione.
Sulla fine del III secolo a.C. la medicina scientifica fece il suo ingresso a Roma. Arrivarono medici dal mondo greco-orientale. L’esempio venne dalle province orientali dell’impero, dove i magistrati locali già da tempo avevano provveduto alla nomina di medici pubblici con compiti simili ai nostri medici condotto. I medici pubblici si occupavano delle cura delle persone povere e non intralciavano il lavoro dei medici privati. Solamente nel IV secolo d.C. si arrivò tuttavia a una vera organizzazione: in ciascuna delle 14 regiones di Augusto fu istituito un medico col titolo di archiatra. Gli archiatri dovevano curare tutti, e i poveri in maniera gratuita.
I medici erano totalmente liberi di prescrivere le cure. La medicina romana, che si trapianta a Roma dalla Grecia, conservò della medicina greca tutte le caratteristiche principali. Infatti, la libertà tecnica del medico è una grande conquista della medicina greca, di cui noi non cogliamo l’importanza, dandola per scontata. In realtà, l’idea che la medicina non consista in una rigida e meccanica applicazione di norme, ma si basi sull’intelligente e coscienzioso criterio di un uomo è una conquista tarda. Nella medicina egizia, che era estremamente sviluppata, non lasciava il medico libero di scegliere la cura, ma doveva seguire la cura tradizionale obbligatoria.
Per quanto riguarda la preparazione scientifica, partirono molto tardi dei regolari corsi negli auditoria, cioè quelli che noi oggi chiameremmo universitari. Non erano comunque previsti degli esami o delle abilitazioni ufficiali. Per essere medici non era necessario neanche avere la cittadinanza, né lo stato di libertà. Molti medici erano dunque schiavi (come del resto anche gli insegnanti) e lavoravano nelle case signorili. L’uso del medico fisso in casa era più diffuso di quello del medico libero.
Come oggi, i medici si recavano a casa dei pazienti o visitavano in dei locali, le cosiddette medicinae. C’erano sia medici generali che specialisti, ma i secondi prevalevano numericamente sui primi.
Anche nell’antica Roma esisteva la medicina estetica.
Come oggi ogni farmacia è dotata di un reparto cosmetici, anche nell’antichità la medicina naturale si occupava delle debolezze estetiche, sia maschili che femminili.
Per i Romani, un acerrimo nemico da sconfiggere era la calvizie. Cercavano rimedi su rimedi per impedirla.
Giulia Tommasi