Medicina femminile: le figure di Metrodora e Trotula de Ruggiero

Quando nasce la medicina femminile? Chi furono le prime donne medichesse? Ci affidiamo al ricordo di due figure: Metrodora, medica e scrittrice greca, e Trotula de Ruggiero, medica attiva nella Scuola medica salernitana.

La nascita della professione e la figura di Metrodora

Si ipotizza che furono le medichesse greche a esportare a Roma la professione al femminile. Tra il I e il II secolo d.C., il ginecolo Sorano di Efeso sottolineava l’importanza di istruire medichesse specializzate nella pratica ostretica e ginecologica, riconoscendo la necessità che le donne si affidassero senza pudore a tali professioniste. La figura di Metrodora merita un posto di rilievo. Con il suo Sulle malattie delle donne, il più antico volume completo di contributo medico scritto da una donna, possiamo avere una testimonianza dell’attività intellettuale femminile del V-VI secolo a.C. in Grecia. Metrodora era una levatrice, come il suo nome (molto probabilmente uno pseudonimo) vuole significare (“doni dell’utero”). Il suo testo prende in esame le patologie del seno, dello stomaco e le malattie legate a squilibri umorali; il carattere è pratico e il contenuto propone ricette e antidoti organizzati per argomento. Sono presenti anche proposte dedicate all’estetica del seno e al trattameno degli inestetismi causati da gravidanze e allattamento. In più, numerosi sono i riferimenti al concepimento, alla contraccezione e alla cura della sterilità. Numerose sono le intrusioni dell’antica medicina magica pagana. La medicina di Metrodora è certamente intrisa del sapere ippocratico, ma resta ancorata alla cultura pagana. Dopo Metrodora, per leggere un trattato di argomento medico, sarà necessario fare un salto di diversi secoli fino a Trotula de Ruggiero.



La medicina femminile tra legittimazione e clandestinità

Dopo l’anno Mille, in alcune realtà europee viene ufficializzato il ruolo di alcune curatrici, per lo più di estrazione borghese o provenienti da famiglie di medici, o ancora a monache e badesse, permettendo anche ai saperi femminili di uscire dalla clandestinità. Questo atteggiamento finì comunque per relegare nell’ombra tutte quelle figure di bassa estrazione sociale che operavano nelle città, nelle campagne e nei villaggi periferici. Erano medichesse che facevano nascere e morire molti bambini, ma che sapevano anche sciogliere legami amorosi, evitare gravidanze indesiderate, praticare aborti o curare la sterilità. Già con l’avvento del del cristianesimo il rapporto tra medicina e genere femminile era apparso sempre più compromesso. Le donne mediche di bassa estrazione sociale erano accusate di destabilizzare l’ordine naturale e morale. Il loro controllo dei corpi era malvisto dalla Chiesa che guardava con orrore a chi era in grado di intervenire sull’atto generativo delle nuove vite che si formavano nel grembo materno sottraendo a Dio questo potere. L’Inquisizione bruciò sul rogo tutte quelle donne che venivano considerate streghe dal carattere demoniaco. La Chiesa cristiana si rese responsabile di un vero e proprio bagno di sangue.

Trotula de Ruggiero: l’espansione della medicina femminile

Dal XII secolo a Salerno, città colta, aperta e laica, dove intorno al Mille era nata la Scuola medica salernitana, la partecipazione alle lezioni di medicina fu data anche alle donne. Libera dal diretto controllo della Chiesa, Salerno ospitò le donne come studentesse e, in seguito, anche come insegnanti. L’esponente più significativa di questa cerchia di medichesse salernitane fu Trotula de Ruggiero che nel territorio campano raccoglieva, praticava e tramandava la ricca tradizione della medicina popolare svelando una parte della natura delle donne. Alcuni affermano che non c’è ancora nessuna prova storica che Trotula de Ruggiero sia esistita davvero. Certo è che con il titolo di Trotula circolava un compendio di medicina assai noto a partire dal XII secolo di cui farebbe parte il suo Practica secundum Trotam. Secondo Trotula la donna ha una natura “fredda e umida” che genera malattie particolari. L’approccio con le donne è fondato sull’attenzione e la capacità di ascolto. Il metodo è la prevenzione e grande è la sottolineatura dell’igiene. La sua è un’opera sul benessere delle donne. Fu grazie all’esperienza maturata a Salerno che si diffuse una prima apertura all’iniziativa femminile che in seguito ha coinvolto altri centri della penisola. Le donne poterono non solo esercitare l’arte ostestrica, ma iniziare ad abbracciare via via competenze sempre più ampie e aspirare alla carriera di magistrae.

 

Carmen della Porta

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