La denuncia dei medici stranieri esclusi dai concorsi delle regioni
Inutile girarci attorno, la seconda ondata – come del resto la prima – ha evidenziato la grossa carenza di medici e infermieri negli ospedali italiani. Nonostante il lieve calo di occupazione delle terapie intensive nell’ultimo periodo, a preoccupare di più è l’assenza di personale specializzato. Secondo le stime servono almeno 9 mila medici nei reparti di rianimazione e quasi 20 mila infermieri.
L’Asgi contro le regioni: “I concorsi non rispettano il decreto Cura Italia”
A fronte di questa emergenza, gli ultimi bandi per il reclutamento di personale sanitario di molte regioni prevedono, come requisito, la cittadinanza italiana o cittadinanza all’interno dell’UE. Questo comporta di fatto l’estromissione di circa 76.000 medici, infermieri e altro personale sanitario che vivono in Italia con il permesso di soggiorno. L’esclusione ha fatto scoppiare critiche e polemiche da parte dei medici stranieri. L’associazione Asgi è stata la prima a denunciare l’illegittimità di queste limitazioni. Infatti, in deroga alle direttive UE, il decreto Cura Italia di marzo aveva allargato l’esercizio di professioni sanitarie a “tutti i cittadini non appartenenti all’UE” . Eppure molte regioni non hanno rispettato quanto previsto nel decreto chiudendo le porte a migliaia di medici laureati. In questo esercito di medici stranieri, molti restano ad appannaggio di strutture private con contratti precari. Altri, invece, svolgono solo i servizi di base nel pronto soccorso e negli ambulatori degli ospedali.
La media degli infermieri italiani è inferiore a quella dell’UE.
E pensare che durante le prime fasi della pandemia gli ospedali italiani, ad un passo dal collasso, avevano ospitato centinaia di medici e infermieri stranieri provenienti da Cina, Cuba e Albania. In quel caso si trattava di volontari che avevano prestato servizio nei maggiori ospedali per far fronte all’emergenza sanitaria. La disperata caccia ai camici bianchi è l’ennesimo segnale della tragedia che stanno vivendo gli ospedali in questa seconda ondata pandemica. In Italia, medici e infermieri si trovano a dover fronteggiare intere giornate in corsia di rianimazione a contatto con pazienti affetti da Covid-19. Mentre in molti paesi dell’UE, questi problemi sembrano essere superati perché Gli ospedali spesso ricorrono a medici rianimatori e anestesisti stranieri. In questo modo, il numero del personale sanitario per l’emergenza Covid è drasticamente aumentato. Non è un caso che la media italiana degli infermieri per mille abitanti sia 5,8 contro gli 8,5 nel resto dell’Europa.
Piemonte e Umbria ci ripensano: via ai concorsi anche per i medici stranieri
In questi ultimi giorni il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, sembra essere tornato sui suoi passi. Gli ultimi bandi per i concorsi sulla sanità non hanno requisiti di cittadinanza. Anche Perugia ha cambiato idea ed allargherà il concorso ai medici con un regolare permesso di soggiorno. E’ una piccola vittoria per i medici stranieri, ma forse non soddisfacente. Le associazioni dei diritti dei migranti chiedono al Governo di prolungare l’apertura sui posti di lavoro agli stranieri anche dopo il periodo di pandemia affinche “ogni cittadino straniero possa concorrere a un posto di lavoro non solo nel periodo di emergenza”.
Valerio Caccavale