Momento complicato per Fininvest, impegnata su due fronti nel passaggio del Milan in mani cinesi e nella causa intentata contro Vivendi per il mancato rispetto dell’accordo sulla cessione di Mediaset Premium. Due giorni fa Fininvest avrebbe incassato un acconto della terza e ultima caparra che SES dovrebbe pagare entro la fine della settimana, in attesa di un closing programmato al momento il 14 aprile. Nelle ultime ore però, anche la sfida fra i due colossi delle telecomunicazioni sta avendo sviluppi importanti.
Un anno di promesse e reciproche accuse
La battaglia fra Mediaset e il gruppo francese Vivendi si trascina a suon di reciproche accuse dalla scorsa estate. Pomo della discordia la volontà di Vivendi di non voler dar seguito all’acquisizione di Premium, programmato pochi mesi prima.
Mediaset aveva allora avviato l’azione civile per assicurare l’esecuzione del contratto firmato l’8 aprile 2016, che prevedeva la vendita di Premium; uno scambio azionario fra Mediaset e Vivendi pari al 3,5% della quota di entrambi i gruppi ed un eventuale risarcimento di 50 milioni di euro per ogni mese di ritardo nei pagamenti. Vivendi ha sua volta chiesto una domanda ”riconvenzionale” di risarcimento del danno per diffamazione in merito alla campagna mediatica svolta contro il gruppo francese
Secondo Pier Silvio Berlusconi il contrasto con il gruppo francese è stato ”una mazzata”, che ha influito su un anno difficile: ”una cifra precisa non c’è, ma siamo vicini ai 100 milioni di perdita”, ha annunciato il dirigente, per poi aggiungere: “Dalla copertura sulle azioni perché c’era uno scambio di azioni al periodo di interim management di Premium in cui ci hanno fatto comprare e fare accordi su cose che non avremmo fatto fino al rallentamento della politica commerciale. E’ stata una mazzata, ma nel 2017 ci rifaremo“.
La controversa scalata di Vivendi
Alla basa della marcia indietro dei francesi vi sono le informazioni concesse da Mediaset sul valore di Premium, considerate ”ingannevoli” da de Puyfontaine. Nei mesi successivi alla chiusura dell’accordo, Vivendi ha comunque iniziato la scalata nel capitale di Mediaset, acquisendo il 28,8% del capitale del Biscione e il 29,9% dei diritti di voto. In base a queste cifre i francesi sono diventati il secondo azionista della holding guidata da Silvio Berlusconi, dietro a Fininvest.
Mediaset ritiene che la scalata sia stata effettuata violando i patti parasociali sulla cessione di Premium, che, se avvenuta, avrebbe permesso a Vivendi di ottenere il 3,5% del Biscione. Inoltre, ad accordo completato, sarebbero stati vietati altri acquisti su Mediaset nel primo anno dopo il closing e non sarebbe stato possibile superare il 5% del capitale di Cologno Monzese nei due anni successivi. Sollecitata da un esposto di Arcore sul punto, la Procura di Milano ha aperto un‘indagine per aggiotaggio nei confronti del primo azionista Vincent Bolloré e del ceo de Puyfontaine. Sul piatto la presunta speculazione sul titolo di Mediaset; svolta al fine di creare le condizione per farne scendere artificiosamente il valore, per poi acquistarlo sul mercato a prezzo più conveniente.
Questione quote: Agcom si esprimerà
Nella vicenda è entrata in gioco l’Agcom, tenuta a stabilire la legittimità della scalata di Vivendi al Biscione quando quest’ultima contestualmente detiene la quota di maggioranza di Telecom. Sul punto si esprime l’art.43, comma 11 del Testo Unico sui servizi di media audiovisivi e radiofonici (Tusmar), che riguarda le posizioni dominanti nel sistema integrato delle comunicazioni. In base alla norma è vietato un collegamento fra un operatore che abbia più del 40% di quota nel mercato delle comunicazioni elettroniche e un operatore che detenga più del 10% della quota nei media.
Nel 2015, Telecom disponeva del 44,7% del mercato delle telecomunicazioni, mentre Mediaset il 13,3% del sistema integrato delle comunicazioni (Sic). Sul punto è stato ascoltato oggi de Puyfontaine, mentre la settimana prossima saranno ascoltati i manager di Mediaset. Agcom dovrebbe comunque pronunciarsi a breve, come confermato dal commissario Antonio Nicita: ”Rispetteremo le tempistiche: i termini scadono il 21 aprile ed entro quella data saremo pronti a decidere”. La decisione farà giurisprudenza e sulla base di questo potrebbero fondarsi le basi di un nuovo accordo.
Ad ottobre l’udienza civile
La prossima udienza in causa civile sarà rinviata con tutta probabilità al 24 ottobre, un rinvio che non ha colto di sorpresa i vertici Mediaset: ”Non cambia niente, anzi la decisione di ieri ce la aspettavamo alla grandissima e non ci danneggia”, ha commentato Pier Silvio Berlusconi. Alla base del rinvio la necessità di assicurare un lasso di tempo congruo per trovare una mediazione in relazioni alle richieste reciproche di risarcimento danno, provvedimento legalmente obbligatorio. Nonostante il rinvio, difficilmente la mediazione andrà in porto. Molto probabilmente la questione si concluderà in aula, come sottolineato da Pier Silvio Berlusconi.