Il 9 febbraio Mariagrazia Mazzola si trovava a Bari, nel quartiere Libertà per intervistare Don Luigi Ciotti che ha tenuto un incontro nell’auditorium della parrocchia del Redentore. Tema dell’incontro era la lotta contro la criminalità e la mafia e la giornalista, inviata del Tg1, lo ha intervistato proprio sui recenti fatti di cronaca legati alle baby gang. Don Luigi Ciotti è attivo da molti anni sia in prima persona che con la sua associazione Libera nell’educazione dei giovani e nella lotta antimafia. Poco dopo l’incontro, Mariagrazia Mazzola è stata vittima di un’aggressione.
Mariagrazia Mazzola aggredita dalla moglie di un boss
La vicenda è accaduta intorno alle 16:30 del pomeriggio. La giornalista si era recata in via Francesco Petrelli, presso la casa del boss 45enne Lorenzo Caldarola, affiliato al clan Strisciuglio, qui aveva trovato sua moglie, Monica Leara, e le ha chiesto cosa ne pensasse del fenomeno della criminalità giovanile, anche riferendosi ad uno dei suoi figli, Ivan Caldarola, di soli 19 anni. La moglie del boss evidentemente avrà interpretato la domanda come una provocazione e l’ha colpita al volto, mentre era sull’uscio di casa. Lo schiaffo ricevuto dalla giornalista è stato così forte da averla fatta cadere sul marciapiede e facendole sbattere la testa. La Mazzola è stata condotta al pronto soccorso del Policlinico di Bari, dove è stata sottoposta ai dovuti accertamenti e poi è stata interrogata sull’accaduto dal procuratore Giuseppe Volpe. La giornalista ha commentato così il fatto:
“Ho fatto il mio dovere di cronaca, non sono stata insistente, perché sono sempre rispettosa di tutti. La moglie di questo mafioso mi ha aggredita. Viva l’informazione libera: bisogna fare le domande“.
Dal canto suo, la Leara ha smentito il tutto, tramite il suo avvocato: “Non corrisponde assolutamente alla verità storica che la signora Laera ha consumato una aggressione, ovvero ha cercato di intimidire la sconosciuta giornalista“. A discolpa della donna, il legale sottolinea che due giorni prima era venuta a mancare la nonna della sua assistita, dunque, al momento dell’intervista: “la signora Laera cercava, garbatamente, di rappresentare alla giornalista la particolare situazione emotiva del momento e lo stato di prostrazione in cui si trovava a seguito della morte della nonna“.
Non sarebbe stato sferrato alcun colpo, ma si sarebbe trattato di un “involontario movimento del braccio”.
La condanna del gesto
Tutti i colleghi della Mazzola hanno condannato il gesto, il presidente e il direttore generale della Rai, Monica Maggioni e Mario Orfeo, che hanno dichiarato:
“Si tratta di un tentativo di intimidazione dell’informazione del servizio pubblico che non può essere tollerato in alcun modo: la libertà di stampa è uno dei cardini di ogni matura democrazia e il lavoro dei giornalisti è fondamentale in questo senso. Alla collega Mazzola vanno i nostri auguri di pronta guarigione e il sostegno di tutta la Rai“.
Anche le autorità locali si sono schierate con la Mazzola, il sindaco di Bari Antonio Decaro e il governatore Michele Emiliano hanno criticato il gesto: “Quanto accaduto è inaccettabile. Non si può tollerare una violenza di questo tipo nei confronti di una donna e di una professionista impegnata nella ricerca di notizie e approfondimenti“.
La manifestazione contro la mafia
E poi oggi, su invito dell’avvocato della giornalista e delle associazioni per la libertà d’informazione e per la legalità, centinaia di persone si sono radunate in piazza per manifestare contro quanto accaduto a Mariagrazia Mazzola e per gridare che Bari non è in mano ai mafiosi e che i cittadini reagiscono di fronte alle offese. Il sindaco è stato contento della risposta della cittadinanza a questa iniziativa:
“Poi mi fa piacere che oggi ci siano tante persone venute da altri quartieri, qualcuno anche da fuori città, a testimoniare la loro presenza contro il tentativo di un gruppo criminale di cercare di affermare la propria supremazia e influenza su questo quartiere. Questo non sarà concesso. Lo schiaffo dell’altro giorno è uno schiaffo alla città, e non è possibile porgere l’altra guancia. Ci sarà una reazione: quella della comunità c’è già oggi e ci sarà anche la reazione dello Stato“.
Uno schiaffo non fermerà né Mariagrazia Mazzola né gli altri giornalisti che svolgono quotidianamente il loro mestiere e svolgono le loro inchieste senza abbassare la testa di fronte a nessuno. Non si può e non si deve fermare la lotta alla criminalità e bisogna salvaguardare la libertà d’informazione e coloro che diffondono notizie relative a queste realtà. Il silenzio è morte in questi casi: morte dell’informazione e morte della legalità.
Carmen Morello