Fenomenologia del consenso: lo strano caso di Matteo Salvini

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Il caso BuzzFeed imperversa? Niente paura. “Se Matteo Salvini non ne parla allora non è importante”: ecco come il ministro dell’Interno riesce sempre a rinsaldare il consenso attorno alla sua figura, anche a fronte di bufere gigantesche. 

Se vi siete illusi che il caso Buzzfeed esploso ieri possa compromettere anche solo di qualche decimo di punto il consenso di cui gode Matteo Salvini in questo momento in Italia, abbiamo una brutta notizia per voi. Il consenso della Lega continuerà a crescere, inesorabilmente.




“Ma perché? Quello della Russia è un vero e proprio scandalo”, direte voi. E certamente: qui nessuno lo nega. Il punto non è questo. La questione centrale è invece il magistrale utilizzo che Salvini, o chi per lui, sa fare di qualsiasi patata bollente si ritrovi per le mani, giorno dopo giorno.

Ogni giorno Salvini sceglie un argomento a piacere

Partiamo dalle basi: Salvini monopolizza il dibattito. Secondo dati risalenti addirittura a prima delle elezioni europee, il 46% di articoli e servizi riguardanti i principali leader contengono un rifermento a Matteo Salvini. Una notizia su tre contiene però un commento negativo al suo operato, ma questo non fa molta differenza. Il discorso è un altro: basta un tweet, una story, un commento Facebook del nostro super social ministro dell’Interno perché tutte le agenzie ne parlino, perché l’opposizione controbatta, perché la rete riprenda il contenuto in questione, con hashtag ad hoc.  E’ come se ogni giorno lui si presentasse all’esame dell’elettorato con un argomento a piacere: oggi parliamo di Forze dell’Ordine, ieri abbiamo parlato di Saviano, domani spareremo qualcosa contro la magistratura. Ogni giorno Matteo Salvini ha un nemico nuovo: tra questi, i più fortunati riescono a tenerlo impegnato anche per qualche giornata di fila, come ad esempio Carola Rackete e i migranti, ma è un terreno su cui tendenzialmente vince sempre.

Imperversa il caso BuzzFeed? Parliamo di castrazione chimica

Il fatto che scelga lui stesso la materia su cui gli elettori lo giudicheranno, attraverso la lettura dei social, l’ascolto dei telegiornali e dei talk show che poi riprenderanno le sue dichiarazioni, permette di distogliere l’attenzione da altro. Un esempio rapido: ieri sono uscite le tracce audio che fanno riferimento ai finanziamenti illegali che Savoini, assistente di Salvini, avrebbe negoziato con la Russia. Salvini nelle ultime 24 ore ha parlato di: orgoglio per le Forze dell’Ordine (9.03 di mercoledì 10 luglio), una vignetta de La Stampa contro di lui (10.31 del 10 luglio), la difesa dei bambini dai pedofili in spiaggia (11.28), le donne vittima di violenza e la castrazione chimica ( due tweet diversi delle 12.36), i successi di quota 100 (12.43), un extracomunitario sui mezzi pubblici a Milano senza biglietto (13.34), l’arresto di alcuni membri di una cosca mafiosa nel Lazio ( 15.01). E poi ancora: richiedenti asilo, decreto sicurezza, elogi alle forze impegnate nei disastri causati dal maltempo, abbattimento dello stadio di San Siro, un appello per un canile e molto altro.

Quel gran genio di Di Maio

Tematiche sacrosante alcune di queste, ma su Internet imperversava la bufera sul caso Buzzfeed e Salvini non ha rilasciato nessuna dichiarazione in merito. Anzi, ha tentato in modo maldestro di prendere tempo e di spostare l’attenzione su altro. A differenza di quanto ha fatto in modo ancora più maldestro il suo collega Luigi di Maio, che ha invece scatenato la rete con la sua dichiarazione “Meglio i russi dei petrolieri”. Per assurdo, lo scherno e la critica della rete si sono poi concentrati a un certo punto sul malcapitato Di Maio, reo come sempre di un tempismo e di una prontezza da manuale, e Salvini è stato addirittura accantonato.  Insomma: Di Maio, un anno da parafulmine.

Finanziamenti dalla Russia? Nessun problema. Parliamo di animali

I tweet a 360° gradi di Salvini su argomenti di grande coinvolgimento non sono un caso: la lotta alla pedofilia, alla mafia, il supporto alle Forze dell’Ordine e la sensibilità verso tematiche animalistiche coinvolgono tutti e mettono d’accordo chiunque, senza necessità di grandi dibattiti e senza creare divisioni nell’elettorato, proprio nel momento in cui potrebbe esserci una spaccatura del consenso popolare per la questione BuzzFeed. Nel momento in cui emerge qualcosa di spinoso nei confronti della Lega o della sua persona, Salvini sposta l’attenzione e crea consenso su “argomenti facili”.

“Se Salvini non ne parla, allora non esiste”

Questa mossa si traduce poi in un effetto domino sul suo elettorato: una sorta di “se Salvini non ne parla, allora non è importante”. Piano, piano, poi la notizia arriva anche ai telegiornali e allora l’elettore salviniano prende posizione: solitamente l’argomentazione in difesa del paladino dell’italianità è quella relativa al fatto che lui non abbia tempo da perdere con queste cose, proprio perché impegnato su altri fronti. Non a caso: quelli su cui ha twittato tutta la giornata. Questo passaggio rinfranca l’elettore leghista, perché vede nel suo beniamino il politico del fare, che non perde tempo a difendersi da accuse millantate dalla sinistra e da qualche giornale. Anche in questo caso: la delegittimazione di chi fa informazione, portata avanti screditando da sempre i giornalisti, è parte della sua chiara strategia di monopolizzazione dell’informazione. Matteo Salvini che si erge a comunicatore delle cose importanti, mentre gli altri perdono tempo con notiziole da rotocalco. Un po’ insomma come le ha derubricate anche la Presidente del Senato Casellati, affermando che la camera da lei presieduta non ha tempo di discutere di “pettegolezzi giornalistici”.

Ci sono giorni in cui è più difficile: passiamo al contrattacco

Se la questione però è particolarmente spinosa, come nel caso Buzzfeed, allora la strategia di dispersione del consenso non basta: bisogna passare all’azione. Ed è così che questa mattina ci svegliamo con un tweet relativo alle oltre 100 minacce di violenza che ha ricevuto in questi mesi da Ministro: Salvini rincuora i suoi elettori. Posta la foto del proiettile e dice che non ha paura, dando la colpa alle parole della sinistra che convincono certe menti malate.





E qui ancora una volta il nostro eroe ci sorprende con un colpo da maestro: la rete si scatena e prende posizione. Si va da “Povero Salvini minacciato” a “E’ tutta un’invenzione di lui e del suo social megafono Morisi”: poco importa. Anche oggi Matteo Salvini ha deciso l’argomento a piacere con cui allietare la giornata dell’elettorato italiano. Che sia vera o finta la minaccia ricevuta suscita nell’elettore di Salvini la consapevolezza che il suo ministro stia dando fastidio a qualcuno di potente, che sia una persona a cui rinnovare un consenso ancora più forte, perché, insomma, ricevere un proiettile rappresenta una situazione d’emergenza.

Essere una vittima o recitarne la parte




Recitare la parte delle  vittime di un attacco o di una minaccia forte è una tecnica che, partendo da un episodio reale, gonfiato o del tutto inventato, rende sempre in termini di consenso: è solo di qualche mese fa l’attentato ai danni di Jair Bolsonaro, oggi presidente del Brasile, che nel periodo precedente alle elezioni ha subito un accoltellamento che lo ha portato al centro dell’attenzione e ha rinsaldato i consensi attorno alla sua figura. Per tornare a casa nostra avvenne in questo modo con l’attentato (vero o presunto) a Belpietro e con quello a Berlusconi, colpito al volto con una statuetta del Duomo di Milano. Il vittimismo, poi. non è legato solo a un episodio concreto: si pensi a Berlusconi e al suo perenne status di “perseguitato dalle toghe rosse”. L’elevarsi a vittima permette di creare empatia nell’elettorato, costruendo la leggenda del “sacrificio” ed esposizione al pericolo per i propri cittadini e per una causa più alta.

La vita di Salvini è un pendolo che oscilla tra vittima e carnefice

L’oscillazione di Matteo Salvini passa da vittima a carnefice: se non può essere carnefice e fare il bulletto sulla pelle dei migranti, allora si erge a vittima del sistema, della sinistra, della magistratura. Non c’è una via di mezzo, perché il suo elettorato legge solo il codice binario di questi due ruoli che, ogni mattina, sceglie per se stesso. Non c’è approfondimento, non c’è sfumatura in quel che dice: è irrealistico un post in cui chieda prudenza per la valutazione dei fatti, ad esempio relativi al caso BuzzFeed. Questo perché la prudenza è attesa nel dare un giudizio e l’attesa non fa parte del suo modus operandi, quello di chi deve scegliere in fretta se stare dalla parte del carnefice che attacca, o impersonare il ruolo della vittima perseguitata.

Elisa Ghidini

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