La performance elettorale di un partito non può essere giudicata in comune con la performance elettorale della coalizione a cui appartiene.
Il centrodestra ha vinto! Ha cioè agguantato la maggioranza dei seggi in parlamento; il resto ha perso! Si è quindi posizionato nell’area d’opposizione. Ma ciò di certo non significa che da una parte stiano i singoli soddisfatti e dall’altra i singoli insoddisfatti.
Un capogruppo, per reputarsi tronfio e felice, deve aver fatto bene con il proprio gruppo. Deve aver ottenuto un discreto rendimento assoluto e, soprattutto, un discreto rendimento relativo alle previsioni dei sondaggi.
Secondo tale considerazione, al di là delle intese, si possono considerare “mal operati” i compiti dei due partiti politici Lega e Pd.
Le reazioni dei leader: differenze tra Letta e Salvini
Mentre Enrico Letta, leader del Partito Democratico, ha scelto di farsi da parte dopo il cattivo resoconto delle urne, Matteo Salvini, leader della Lega, sembra infischiarsi della giustizia morale.
Nessuno dei due è stato totalmente sincero. Letta passerà il testimone mal volentieri, ma ha fatto finta di ritenere rispettabile il suo operato. Salvini, peggio, non discenderà dal ruolo, né abbasserà le pretese in termini di potere.
La sua è tracotanza dannosa e illegittima, graziata dalla sua posizione: in quanto fondamento della fiducia, Matteo potrebbe togliere un pilastro alla struttura della maggioranza, facendo crollare tutto.
Sarebbe una grandissima incoscienza, improbabile, ma non impossibile.
Oltre gli sbagli, cosa non piace del leghista
Il supremo del carroccio è ora un egoista difficile da badare. Meno tumultuoso di prima, ma sempre troppo convinto delle sue alte spettanze. Fortuna vuole che ad affrontarlo internamente alla coalizione vi sia una leader tosta e inflessibile, rispondente al nome di Giorgia Meloni.
La romana ascolta, si rende vicina. Ma rimane ferrea, quasi dispotica. Per questo, alla fine, nolente, assegnerà al collega il più scarso incarico assegnabile. La presumibile Premier, infatti, sa di dover deturpare l’immagine del compagno, a meno che non accetti il compromesso di varie negatività.
Sarebbe benissimo che Salvini scomparisse dai rilievi perché, oltre ad aver mal fatto nell’esito, è riconosciuto dalla gente attuale come presuntuoso filorusso.
Dichiarazioni ambigue e atti discutibili del passato hanno macchiato la maschera del milanese, restituendola disprezzata dagli italiani (che anche a tal ragione lo hanno votato meno) e, più grave, dai cittadini e dai capi europei.
Salvini, tra aspirazioni e probabili concessioni
Per l’incarico di Ministro degli Interni neanche più si discute, l’ex è fuori quota. Nonostante, carichissimo, fosse nato intenzionato a tornare al Viminale.
Cosa rimane? Al massimo potrebbe fare il Vice Premier in tandem con Guido Crosetto. Tale sarebbe una carica “innocua” e chirurgicamente limitata. Sarebbe poco più di nulla.
Un contentino guadagnato per chi, compiuto il misfatto, è rimasto irriverentemente fermo.
Meno di questo: il semplice parlamentare
Gabriele Nostro