Matteo Salvini a Civitavecchia porta in piazza i suoi contestatori.
Per la seconda volta in pochi mesi il Ministro degli Interni Matteo Salvini è tornato a Civitavecchia per sostenere il candidato sindaco della coalizione di centro destra. Ernesto Tedesco dovrà infatti scontrasi al ballottaggio con il candidato del centro sinistra, Carlo Tarantino.
Una visita che non è stata fatta passare in sordina e che ha visto scendere in piazza numerosi cittadini, con il comune obiettivo di festeggiare la Repubblica e manifestare il proprio dissenso nei confronti del salvinismo.
La manifestazione
Su un balcone la scritta “Non sei il benvenuto” e una piazza colorata, pacifica, armata di megafono e Costituzione Italiana. Si mostrava così Civitavecchia nel pomeriggio di ieri, quando alle 18:00 ha avuto il via la manifestazione contro Salvini mentre in una Piazza limitrofa i sostenitori del leader leghista aspettavano il loro Capitano.
Gli striscioni controllati uno per uno e un ampio schieramento di forze a vigilare e monitorare la manifestazione, mentre la piazza prendeva vita con la lettura dell’Articolo 21 della Costituzione, dedicato alla libertà di pensiero e stampa:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
E se è vero quanto scriveva Cartesio “Penso dunque sono” (Cogito ergo sum) è la possibilità di esprimerlo quel pensiero a renderci uomini liberi. Un diritto questo che non bisogna dare per scontato, in un clima in cui le forze dell’ordine vengono impiegate per andare a staccare gli striscioni dai balconi di abitazioni private.
Una pratica di certo non nuova nel nostro Paese ma alla quale negli ultimi tempi si è fatto ricorso fin troppo spesso. Possibile grazie a una larga interpretazione dell’articolo 72 della legge numero 26 del 1948 che normalizza e punisce “qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione di propaganda elettorale, sia pubblica che privata”.
Quando il dissenso fa paura
Nessuna censura in Piazza a Civitavecchia durante la protesta contro Salvini, nonostante gli interventi al megafono non abbiano seguito sempre le regole del “politicamente corretto”. La solidarietà a Saviano, i porti aperti e la libertà di pensiero sono solo alcuni dei temi toccati nel corso della protesta, che ha visto in piazza numerosi cittadini.
Tutto è filato liscio, almeno fino a quando non si è avvicinata l’ora dell’arrivo del ministro e i cordoni delle forze dell’ordine si sono fatti più cospicui. Insieme a un piccolo gruppo rimasto fino alle 21 abbiamo chiesto agli agenti di poter passare per accogliere, pacificamente, il ministro con uno striscione con scritto “Bello Ciao”. Davanti al rifiuto di far passare l’intero gruppo mi sono fatta avanti, “armata” di una maglietta bianca con le scritte “Art. 21 ‘mo levame pure questa” e “#PortiAperti” accompagnata da una citazione di Sandro Pertini. Come è facile immaginare mi è stato impedito l’accesso alla piazza dove da li a poco sarebbe arrivato Salvini e dove solo dieci minuti prima ero potuta entrare tranquillamente.
Un atto che sarebbe stato lecito se giustificato da motivi di sicurezza e se messo in atto fin da subito, ma che per la tempistica scelta risulta essere l’ennesima conferma che il dissenso fa paura. In mezzo a un vento di conformismo è una parola che spaventa ancora, perché crea confronto e mette in moto l’arma più potente di ognuno di noi, la testa.
Ecco perché ieri sera, in quella piazza, non siamo stati i benvenuti: eravamo armati fino ai denti.
Emanuela Ceccarelli