Matteo Parsani in handbike percorrerà 3000 km nel deserto, dimostrando come tutto sia possibile anche per chi ha delle disabilità.
Lo sport, a qualsiasi età, è la garanzia per una vita sana. Svolgere un po’ di attività fisica fa bene sia alla mente che al corpo. Avete presente il famoso proverbio “Mens sana in corpore sano”? La sua traduzione letterale è abbastanza intuitiva, infatti, significa “mente sana in corpo sano”. Forse non tutti sanno che questa locuzione è del poeta Giovenale, utilizzata nella decima satira. Secondo Giovenale, sono due gli elementi a cui gli uomini dovrebbero aspirare: un corpo sano e una mente sana. Infatti, la scienza ha dimostrato come l’attività fisica possa prevenire alcune malattie della mente come l’Alzheimer. Sono tante le disabilità, come ci ricorda Matteo Parsani che vive con una lesione spinale dal 2017 a causa di un incidente stradale. Al fine di dimostrare come la disabilità non deve essere un limite per nessuno, Matteo Parsani in handbike percorrerà 3000 km.
Non è un gesto folle e non vuole nemmeno essere considerato un supereroe, piuttosto una persona che non ha mai mollato, nonostante le innumerevoli difficoltà dovute alla sua disabilità.
Athar – East to West
Non è da tutti decidere di percorrere ogni giorno 150 km per un mese, raggiungendo il traguardo di 3000 km, soprattutto quando lo si fa in handbike. Un percorso che prevede di attraversare la penisola dell’Arabia saudita, dal Golfo arabico al Mar Rosso. L’handbike è un particolare tipo di velocipede che si aziona tramite delle manovelle mosse dalle braccia. La maggior parte delle handbike sono su tre ruote, e vengono utilizzate da chi ha delle disabilità o delle deformazioni agli arti inferiori. A utilizzarla non è solo Matteo Parsani ma anche l’ex pilota automobilistico Alex Zanardi.
Matteo Parsani ha 42 anni, è insegnante di matematica applicata, il quale è espatriato in Arabia al Kaust, King Abdullah University of Sciences and technology. Nasce così “Athar-East to West”, nome della spedizione che lo vedrà protagonista. Secondo Matteo Parsani, non è solo una sfida personale, ma il suo obiettivo è quello di lasciare un segno positivo, ricordando come la disabilità non deve essere un motivo per mollare e rinunciare alla propria vita. Grazie alla speranza e all’autodeterminazione si può fare veramente tutto, esattamente come fa lui. Non a caso, la stessa parola “Athar” significa appunto “lasciare un segno”.
Questo progetto è stato presentato nel Campus Universitario del Politecnico a Lecco. Un altro obiettivo sarà di trasmettere i risultati direttamente alla Villa Beretta Rehabilitation Research Innovation Institute, al fine di monitorare come la riabilitazione possa essere migliorata grazie all’attività sportiva, soprattutto in chi riporta disabilità come quella di Matteo Parsani.
Franco Molteni, Direttore Clinico del Centro di Riabilitazione Villa Beretta e dell’istituto di ricerca e innovazione a esso collegato, ha confermato che:
«Quella di Matteo Parsani non è soltanto un’impresa umana ma un’occasione per condividere esperienze utili al progresso scientifico».
Un esperimento che ci permetterà di dimostrare come la tecnologia possa aiutare l’uomo.
L’impresa di Matteo Parsani in handbike
La sfida sportiva di Matteo Parsani non ha solo una valenza sociale, ma anche un’importanza scientifica. Non a caso, in questa esperienza indosserà una maglia sensorizzata che sarà in grado di monitorare il battito cardiaco, la frequenza respiratoria, la qualità del sonno e molto altro. Come potrà allora la tecnologia aiutare Matteo Parsani nel raggiungimento di questo obiettivo? Come in ogni esperienza nuova, bisogna fare tanta pratica e così ha fatto Matteo Parsani, il quale ha preso parte a un ambiente virtuale immersivo, un vero e proprio simulatore, in cui si è allenato a 40 gradi, temperatura che incontrerà sicuramente durante il suo percorso.
Alessandra Pedrocchi, professoressa al Dipartimento di Elettronica, Informatica e Bioingegneria del Politecnico di Milano, ha spiegato che:
«Il nostro focus è capire come la tecnologia possa diventare fattore abilitante per l’esercizio e diventare fattore clinico. L’allenamento cambia la salute del muscolo e la salute complessiva del paziente. L’impresa è unire componente tecnologica e biologica in un momento di sport».
Matteo Parsani non indosserà solo la maglietta sensorizzata, ma avrà anche un set di patches, molto simili a delle ventose aderenti, per trasmettere segnali elettrocardiografici. Inoltre, avrà anche dei sensori flessibili al fine di misurare elettroliti e capire il tasso di idratazione durante la sua attività fisica. Banalmente, se il suo corpo richiederà dell’acqua, gli algoritmi lo avvertiranno. Per finire, avrà anche un elmetto sensorizzato alimentato da pannelli solari con un sensore Gps per monitorare la sua posizione.
Le motivazioni della sfida di Matteo Parsani in handbike
Come abbiamo detto, non sarà solo una sfida sportiva, ma un’esperienza che porta con sé un grande messaggio. Inizialmente, il percorso doveva essere di 1200 km, poi sono diventati 3000.
All’inizio, era un’idea tra lui, suo fratello e qualche amico. Grazie al Dottor Molteni, da semplice idea si è trasformata in un vero e proprio obiettivo da raggiungere, quasi un viaggio di speranza guidato da molta determinazione.
Infatti, Matteo Parsani ha confessato che:
«Affronterò questa sfida per dimostrare che anche le persone con disabilità possono fare tutto. Inoltre, tutto quello che indosserò sarà utile nel campo della ricerca e per il mondo della riabilitazione. E raccoglierò fondi per bambini con disabilità».
Queste sono le parole che vorremmo sentire tutti i giorni, perché non si può negare che l’inclusione non sia ancora presente in tutti i campi. Molte volte, la vita ci pone davanti a delle situazioni difficili, ed è proprio in questi momenti che non bisogna mollare, piuttosto porsi dei traguardi che magari prima non avremmo mai immaginato di poter raggiungere.
Athar – East to West è quindi un progetto sportivo, inclusivo e pieno di eccellenze, con uno sguardo rivolto sempre al prossimo, che inizierà il 17 dicembre.