Maternità surrogata: due chiacchiere con Serena Marchi

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Il dibattito sulla maternità surrogata si riaccende. Proviamo a sfatare alcuni miti con l’autrice Serena Marchi.

Si torna a parlare di maternità surrogata, soprattutto dopo le parole di Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia, che in un’intervista rilasciata a La7 ha equiparato la maternità surrogata a un reato più grave della pedofilia.

In Italia, i riflettori si erano già accesi sul tema in seguito a tre eventi. In primis,  la Commissione europea propose di regolarizzare le norme di diritto internazionale privato in materia di filiazione, ma la proposta venne bocciata. Successivamente, il 13 marzo, il Prefetto di Milano chiese al sindaco Giuseppe Sala di interrompere la registrazione dei genitori non biologici nei certificati di nascita dei bambini. A coronare poi questa escalation di misure discriminatorie nei confronti delle famiglie che decidono di affidarsi alla maternità surrogata ci ha pensato l’ultima proposta di Fratelli d’Italia: rendere la maternità surrogata, già illegale in Italia, un reato universale.




L’esperienza di Serena Marchi

Come siamo arrivati a questo punto? Perché tutti sentono il dovere di commentare una scelta personale come quella di ricorrere alla maternità surrogata? Abbiamo provato a rispondere a questi interrogativi insieme a Serena Marchi, autrice e giornalista. Nel 2017, Serena pubblica un libro, edito da Fandango, dal titolo “Mio, tuo, suo, loro. Donne che partoriscono per altri”. All’interno del libro si racconta un viaggio emotivo, oltre che fisico. Il libro raccoglie infatti le esperienze di tante madri surrogate, donne che “prestano” l’utero a chi non può avere figli. Le storie provengono da varie parti del mondo, tra cui: Canada, Inghilterra, Ucraina, Stati Uniti e Italia.

“Come nasce questo libro e qual è il suo intento?”

Ovviamente siamo fortemente contrari laddove ci sia schiavitù e costrizione. Abbiamo deciso di concentrarci sulle donne che decidono di partorire figli per altri. Il focus è stato tutto sulla scelta della donna. Una scelta non casuale, ma consensuale.  Le donne di cui si parla nel libro vivono in paesi dove sono libere di scegliere e prestare il proprio corpo per mille motivi, anche per soldi.

Maternità surrogata: alcune storie

Tutte le storie sono state significative e importanti allo stesso modo per lei che ha conosciuto di persona queste donne, le ha incontrate e le ha guardate negli occhi, astenendosi da ogni forma di commento o giudizio.

Una storia a cui è rimasta particolarmente legata viene direttamente dall’Italia ed è la storia di un dono. La maternità surrogata in Italia è illegale dal 2004, prima di allora non era legiferata. Si trovava quindi in una zona grigia e il reato era ritenuto applicabile nel caso in cui la donna committente avesse denunciato come proprio il figlio partorito dalla madre surrogata.

La storia riguarda una ragazza di 29 anni, Novella, e sua madre Regina che, negli anni Novanta, decise di “fare un dono” alla figlia, alla quale erano stati tolti l’utero e un ovaio dopo aver perso la bambina che portava in grembo. In quell’occasione, i media si scagliarono con scarsa sensibilità su questa storia, chiedendo se la madre della ragazza fosse stata a quel punto la nonna o la mamma del bambino. Su queste cattiverie però sembrò vincere la risposta di Regina che, quando Serena le chiese il perché di questa scelta, rispose con tutta la semplicità del mondo: “cosa non si fa per i figli?”

Un’altra storia che la colpì fu quella di Julia, una donna canadese di Belleville, che dall’essere stata dichiarata sterile, nel momento in cui decise di adottare una bambina, rimase improvvisamente incinta. Promise così che se questa bambina fosse davvero nata dalla sua pancia, si sarebbe messa a disposizione come madre surrogata per altri. In Canada, per la maternità surrogata non è inoltre previsto alcun guadagno, soltanto un rimborso spese.

“E chi lo fa per soldi?”

Per Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia e attuale Vicepresidente della Camera dei deputati, gli omosessuali “spacciano i bambini” all’interno di quello che definisce un vero e proprio “mercato procreativo globalizzato”.

Serena sottolinea come tutte le scelte sono legittime, anche quelle fatte per denaro. Come quella della donna ucraina che incontra a Kiev, nel 2014, che le disse apertamente di usare i soldi guadagnati dalla gravidanza per andarsene dalla campagna, comprare un appartamento e migliorare la propria condizione di vita. Perché dovremmo giudicarla?

“Perché la maternità surrogata spaventa anche le femministe?”

Non è una domanda facile, Serena sorride e già sa che la risposta non piacerà ai più, ma risponde sempre con gentilezza estrema e sottolineando come questo sia il suo punto di vista ed ognuno è libero di non condividerlo.

Forse è proprio questo il punto, il problema degli altri è sempre sapere cosa è bene e male per tutti, soprattutto per le donne. Alla fine, dice Serena: “Ognuna di noi è un mondo a sé stante. Chi sei tu per dire che una donna non può farlo?”.

Sembra stanca di quest’ottica patriarcale dove la donna appare incapace di decidere per se stessa e bisognosa di un difensore perché poverina, non sa bene quello che fa.

Crede che a spaventare così tanto le stesse donne sia la cancellazione del ruolo materno. Nell’ottica della maternità surrogata “sparisce” la madre e con lei rischia di sparire anche la donna, se questa riesce ad immaginare se stessa solo come madre nella sua vita. Il fatto che i bambini possano nascere da un altro corpo “sfregia” il quadro di questa immagine sacra e romanticizzata della mamma. Aggiunge poi:

“Io penso che ci si senta madri davvero quando non si dorme la notte perché il bambino piange o ha la febbre, quando ti sorride per la prima volta, quando ti guarda” .

“E il bambino?”

Chi è contrario alla maternità surrogata spesso concentra il discorso sul bene del bambino che verrà al mondo. Serena Marchi ci spiega come si sia documentata a riguardo e abbia riportato nella parte finale del libro un’analisi psicologica sul concetto di trauma nei bambini.

“I traumi nascono quando i bambini scoprono che i genitori gli anno mentito. Occorre dire sempre la verità”.

Questo problema non si pone, in quanto il 90% dei bambini partoriti da madri surrogate conoscono alla perfezione la loro storia e aggiunge:

“Sicuramente non sono frutto di uno sbaglio. Noi possiamo essere frutto di uno sbaglio, loro sicuramente non sono sbagli, sono fortemente desiderati”.

“Perché queste coppie non adottano?”

“In Italia non si può e non possono neanche i single e poi perché dobbiamo scegliere noi come si diventa genitori? A quel punto dovrebbero adottare anche tutte le altre coppie che non ricorrono alla maternità surrogata, ma a loro non si fa notare questa cosa”.

Giulia Sofia Fabiani

 

 

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