All’università di Kyoto una grande scoperta: è stato inventato un materiale che cattura la CO2 presente nell’aria. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Communications. Si tratta di un polimero di coordinazione poroso (detto carinamente Pcp). Gli studiosi giapponesi hanno sviluppato il Pcp in modo che funzioni come un setaccio e intrappoli nella sua elica le molecole di CO2 riconoscendole per grandezza e forma. Secondo gli studi dell’università di Kyoto questo materiale, di struttura metallico-organica, renderebbe l’anidride carbonica riutilizzabile in vestiti e imballaggi. In pratica si potrebbe riutilizzare la CO2 trasformandola in poliuretano un materiale molto usato ma non esattamente eco sostenibile.
Il problema di partenza
Non è la prima volta che gli scienziati tentano di trovare un modo per riutilizzare la CO2 presente nell’aria. Il problema del riscaldamento globale ci è ormai chiaro, non è più semplicemente un avvertenza lontana che non riguarderà mai noi. Si tratta di qualcosa di reale che sta distruggendo il nostro pianeta. Lo si può notare benissimo dal meteo. Ogni anno si può osservare come le stagioni variano sempre di più. Quante volte avremo sentito dire dai nostri nonni: “Alla nostra epoca ad ottobre si vedeva già la neve”. Mentre noi, in questi giorni, guardando fuori dalla finestra possiamo vedere un sole quasi primaverile. Insomma cercare delle soluzione per salvare la Terra è quindi non solo una cosa giusta da fare ma un dovere nei confronti del nostro pianeta.
Cosa rende questo materiale una soluzione diversa da tante altre?
Il Pcp è un materiale che cattura la CO2 senza dispendio di energia. La sua efficienza è 10 volte maggiore in confronto a quella di qualsiasi altro sistema di riutilizzo dell’anidride carbonica. Inoltre una volta utilizzato non deve essere “gettato nel cestino” creando così altri rifiuti di cui disfarsi. Riesce infatti ad essere usato per almeno 10 cicli di reazione senza intaccare la sua efficienza.
Perché non cominciare ad utilizzarlo subito se è così efficiente?
Nonostante questa scoperta faccia ben sperare per il futuro, il Pcp deve ancora passare il test di utilizzo su larga scala. Se dovesse superare anche questa prova allora potrebbe diventare una valida alternativa per cercare di ammortizzare gli effetti dell’inquinamento nell’attesa che si trovi una soluzione definitiva.
Elena Ferrari