La materia mancante nell’universo è uno dei misteri principali della cosmologia, ci ha portato a teorizzare l’esistenza della materia oscura, cioè materia di cui non conosciamo la natura.
Ma perché siamo convinti che nell’universo debba esserci più materia (molta di più) di quanta ne riusciamo a vedere? La risposta semplice e concisa è: perché siamo convinti di sapere come funziona la gravità.
In basa a quello che conosciamo della gravità l’universo come lo vediamo non potrebbe esistere, le galassie non potrebbero esistere, non c’è abbastanza materia.
Ma poiché le galassie esistono abbiamo ipotizzato che la materia mancante all’appello deve esserci, solo che non la vediamo.
Ora arriva notizia dal CNRS (il CNR francese) di un’osservazione effettuata col VLT (very large telescope) dell’ESO (European Organisation for Astronomical Research in the Southern Hemisphere) che ha portato alla pubblicazione di uno studio su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society secondo cui una parte della materia mancante nell’universo è stata trovata.
Gli scienziati per la prima volta hanno mappato un vento galattico.
Innanzitutto però una premessa, questa scoperta non ha nulla a che fare con la suddetta materia oscura, il punto è che in base alle nostre teorie sulla formazione delle galassie mancano all’appello anche un sacco di barioni (tutte le particelle che compongono la materia comune) almeno l’80%, è parte di questa materia comune che abbiamo capito dove sta.
I venti galattici sono causati da esplosioni stellari, scagliano materia dalle galassie allo spazio intergalattico circostante. Gli scienziati dell’ESO hanno scelto di osservare una giovane galassia chiamata Gal1, il motivo della scelta è un vicino quasar che per gli scienziati ha funzionato come un faro che illumina la via, il loro scopo era osservare la nebulosa che circonda la giovane galassia. Il risultato è stato scoprire che la nebulosa assorbe ed emette magnesio che scambia con la galassia tramite i suddetti venti galattici.
Conoscevamo già questo tipo di nebulose composte di materia normale, l’osservazione conferma che circonderebbero le giovani galassie e che in effetti l’80/90% della materia barionica si troverebbe all’esterno delle galassie, nello spazio intergalattico circostante. Evidente che bisognerà aggiornare i modelli sull’evoluzione galattica.
Roberto Todini